Come è noto, a seguito della recente approvazione in Commissione Cultura della Camera del testo del disegno di legge delega sullo stato giuridico dei docenti universitari e di fronte alle voci ricorrenti secondo le quali il provvedimento potrebbe essere emanato in tempi ristretti, numerose Facoltà e Senati Accademici hanno espresso giudizi fortemente critici circa alcuni aspetti sostanziali del provvedimento stesso. In particolare è stata espressa univoca contrarietà ai seguenti punti:
1.. l'articolazione della docenza su due sole fasce, con conseguente soppressione del ruolo dei ricercatori universitari. A questi ultimi viene così negato il riconoscimento di quel ruolo docente che in realtà hanno svolto da anni, consentendo, tra l'altro, l'attuazione del nuovo ordinamento didattico e l'ampliamento e la diversificazione dell'offerta formativa richiesti dal mondo del lavoro;
2.. l'obiettivo di procedere a una drastica riduzione del numero di
docenti in ruolo, prevedendo quale via d'accesso alla carriera
universitaria una lunga fase di precariato dalle prospettive incerte che
allontanerà i giovani migliori, aggravando quella "fuga dei cervelli" che
ha storicamente penalizzato la ricerca italiana;
3.. l'istituzione della figura del "professore aggiunto", che introduce un ruolo docente ad esaurimento in funzione subalterna rispetto alle altre due fasce, con compiti indecifrabili e comunque inadeguati a supplire quelli di fatto svolti dai ricercatori;
4.. l'abolizione della distinzione tra tempo pieno e tempo definito, che, oltre a penalizzare inutilmente i bilanci degli Atenei, rappresenta un'offesa per tutti coloro che hanno dedicato e dedicano il massimo impegno all'esercizio dei compiti istituzionali loro assegnati;
5.. la scarsa rilevanza attribuita all'attività di ricerca come compito istituzionale proprio del docente universitario. Lo svolgimento dell'attività di ricerca rappresenta per ogni docente universitario l'alimento che gli consente di trasmettere un sapere critico. Pertanto, seè vero che l'Università è la sede della formazione superiore critica, è anche vero che l'Università è sede primaria della ricerca.
In questo mese di settembre, le voci relative a un'accelerazione dell'iter parlamentare del disegno di legge delega sullo stato giuridico senza aver dato luogo alla modifica di nessuno dei punti sopramenzionati, hanno determinato azioni di protesta da parte di vari Atenei. I Senati Accademici delle Università di Roma, Padova e Napoli, così come la Facoltà di Scienze dell'Università di Milano-Bicocca e dell'Università di Lecce o la Facoltà di Ingegneria dell'Università della Calabria, associandosi ai documenti ufficiali del Comitato di Presidenza della CRUI del 15.09.2004 e al comunicato del Direttivo del Coordinamento nazionale Ricercatori Universitari del 20.09.2004, hanno dichiarato che se al testo del disegno di legge delega non verranno apportate le modifiche richieste graverà sul Governo la responsabilità di non poter garantire il regolare avvio dell'anno accademico.
Il profondo disagio nel quale versa il mondo accademico per un
provvedimento che, ai fini del contenimento della spesa, impedisce di
fatto l'inserimento di tanti giovani capaci e motivati nell'Università, è
stato approfondito dal blocco delle prese di servizio dei vincitori di
concorso a partire dal 2003. Per quanto concerne il problema delle
deroghe, all'esame di un tavolo tecnico presso i Ministeri dell'Economia,
della Funzione Pubblica e dell'Istruzione, il S.A. dell'Università di
Sassari nell'adunanza del 29 settembre u.s., avendo preso atto della
dichiarata non disponibilità da parte dei professori e dei ricercatori ad
assumere compiti aggiuntivi in relazione alla mancata presa di servizio
dei vincitori di valutazioni comparative bandite dall'Ateneo, ha
deliberato all'unanimità di procrastinare di una settimana l'inizio di
tutti i corsi di laurea, riservandosi di adottare eventuali ulteriori
provvedimenti qualora l'area di applicazione delle deroghe risultasse
troppo penalizzante. Il Ministro del MIUR, in un comunicato stampa del 30
settembre u.s., ha dichiarato che l'attuale Finanziaria non prevede il
blocco delle prese di servizio, confermando il proprio impegno ad ampliare
quanto più possibile l'area di applicazione delle deroghe per l'anno
accademico in corso.
Dopo questa premessa, il Preside apre la discussione.
................................... Non essendoci altri iscritti a parlare, avendo preso atto di quanto emerso nel corso della discussione, il Preside mette ai voti la seguente risoluzione:
"Il Consiglio di Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università degli
Studi di Sassari, nell'adunanza del 8 ottobre 2004, avendo esaminato il
Disegno di Legge Delega relativo allo stato giuridico del personale
docente, ribadisce la propria ferma contrarietà alla soppressione del
ruolo dei ricercatori, all'istituzione della figura del "professore
aggiunto", all'abolizione della distinzione tra tempo pieno e tempo
definito e alla previsione di forme di reclutamento basate su un
precariato lungo e dalle prospettive incerte. Per la Facoltà di Medicina e
Chirurgia, in considerazione della lunga durata del percorso formativo del
medico (corso di laurea specialistica a ciclo unico della durata legale di
sei anni e corso di specializzazione post-laurea della durata legale di
tre-cinque anni), l'introduzione di forme di reclutamento universitario
basate su un lungo precariato costituirà, più che per altre Facoltà
universitarie, un forte deterrente per orientare giovani capaci e motivati
a compiere altre scelte, con conseguente avvio di un processo destinato a
ridurre gravemente la docenza disponibile.
Alla luce di queste considerazioni, ferme restando le prerogative del
Parlamento, la Facoltà chiede l'interruzione formale dell'iter
parlamentare del Disegno di Legge Delega relativo allo stato giuridico dei
docenti universitari, con contestuale attuazione di un più serio e
approfondito confronto di merito con il mondo accademico sui punti che
necessitano di essere profondamente modificati per garantire, attraverso
il reclutamento di giovani capaci e motivati, continuità e sviluppo alla
ricerca e alla docenza universitarie.
Qualora persistesse la volontà di non adottare provvedimenti idonei a
risolvere le gravi difficoltà connesse alle suddette tematiche, la Facoltà
si riserva di assumere le iniziative che riterrà necessarie per
salvaguardare il diritto degli studenti a fruire di un sistema
universitario pubblico altamente formativo e qualificato".
Il Consiglio unanime approva la risoluzione proposta dal Preside,
facendola propria.
Su richiesta del Preside il verbale relativo a questo punto (punto 8) viene letto, approvato e sottoscritto seduta stante.