Il Consiglio di Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli studi di
Palermo condivide il disagio e la preoccupazione manifestati dal comitato
di presidenza della CRUI, nel documento del 15-9-04, e da tanti Senati
accademici e Facoltà di buona parte dell'Università italiana nei confronti
del DDL sullo stato giuridico dei docenti universitari, recentemente
approvato dalla Commissione cultura della Camera, provvedimento per il
quale si prospetta adesso un "iter" accelerato.
Il Consiglio esprime un parere fortemente negativo sul DDL in questione,
per due ragioni diverse, ma fra loro concorrenti. La prima attiene al
metodo con cui tale disegno è stato discusso e approvato; la seconda
attiene invece al contenuto delle disposizioni in esso previste.
La prima ragione dipende dal fatto che l'elaborazione di tale disegno di
legge è avvenuta sin dall'inizio non solo prescindendo da un serio
confronto con le varie componenti del mondo accademico, ma anche non
tenendo in alcun conto le proteste sempre più accese che tale disegno ha
provocato in tutta l'Università italiana, nelle sue più svariate aree
geografiche e disciplinari.
La seconda ragione dipende dai contenuti del provvedimento. Va detto, in
primo luogo, che esso si inserisce in una strategia politica complessiva
che tende di fatto a comprimere le possibilità di sviluppo delle Università
statali, per il fatto di non corrispondere gli aumenti dei finanziamenti
che ad esse spetterebbero. Si guardi, ad esempio, al mancato incremento
della percentuale dei finanziamenti alla ricerca e alla formazione (siamo
agli ultimi posti in Europa), al mancato accreditamento del finanziamento
corrispondente agli adeguamenti stipendiali per il personale docente e non
docente, adeguamenti che così vengono a gravare sui capitoli riguardanti la
ricerca e ladidattica. A ciò si aggiunga la misura del blocco delle
assunzioni che ha ulteriormente peggiorato la situazione, mettendo a
repentaglio il regolare funzionamento di molti corsi di laurea. Infine, a
complicare ulteriormente le cose si inserisce la prospettiva
dell'approvazione del D.M. 509/99, che prevede una ulteriore
riorganizzazione (a "Y") dei corsi di laurea in un contesto in cui si
stanno ancora sperimentando gli effetti di quelli da poco introdotti.
Entrando nel merito del provvedimento, i suoi principali aspetti negativi possono essere così sintetizzati.
1)La messa ad esaurimento della fascia dei ricercatori penalizzerà
fortemente una componente il cui attuale apporto didattico è fondamentale
nell'attuale articolazione dei corsi di laurea.
2)Le nuove forme di reclutamento, prefigurando un precariato troppo lungo,
mal retribuito, e dalle prospettive di carriera molto nebulose,
costituiranno di fatto una disincentivazione per i soggetti più dotati e
preparati, soprattutto se essi non sono economicamente in condizione di
sopportare una lunga attesa.
3) L'abolizione della distinzione fra tempo pieno e tempo definito produrrà
un indebolimento del prioritario impegno scientifico e didattico dei docenti.
Il Consiglio di Facoltà, in sintonia con le prese di posizionedella CRUI e di tanti altri organismi accademici, chiede al Ministro di voler finalmente intraprendere la via del confronto con le varie componenti del mondo accademico al fine di modificare radicalmente tutte quelle parti del provvedimento che risultano inaccettabili e di garantire alle Università statali risorse finanziarie adeguate per realizzare i loro obiettivi didattici e di ricerca.