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MOZIONE APPROVATA DAL CONSIGLIO DELLA FACOLTA' DI LINGUE DELL'UNIVERSITA' DI bologna

Il Disegno di Legge Delega governativo sull'Università, proposto dal Ministro Moratti e approvato dal Consiglio dei Ministri il 16 gennaio 2004, costituisce un attacco gravissimo all'autonomia universitaria e alla ricerca. La linea del governo in materia è chiarissima: l'obiettivo è lo smantellamento del sistema di istruzione pubblica, come dimostrano i recenti decreti sulla scuola  nonché lo schema di Decreto Legge del Ministro sulle modifiche alla legge 509/1999, licenziato dalla Commissione VII del Senato e dalla Commissione VII della Camera.

In particolare riferimento a quest'ultimo, si segnala:

  1. la totale assenza di trasparenza e di discussione nelle sedi deputate, procedimento inaudito e autoritario che non intendiamo legittimare in alcun modo;
  2. la mancanza di un'adeguata e attenta riflessione sull'esperienza del primo ciclo di laureee triennali ;
  3. il percorso definito a "Y", rigida biforcazione in percorsi "culturali" e percorsi "professionalizzanti" ripropone una logica di discriminazione sociale, che non può in alcun modo essere tollerata nel luogo per eccellenza di elaborazione e diffusione del sapere.

Per quanto riguarda il Disegno di Legge Delega si sottolinea che lo strumento della legge delega è particolarmente inopportuno, poiché scavalca il dibattito parlamentare, fondamentale in un paese democratico e civile, e attribuisce al Ministro il potere decisionale in una materia estremamente delicata e complessa. Nell'assenza totale di un serio confronto con il mondo universitario italiano e le sue componenti e nonostante il DDL sia stato contestato con decisione da più parti, il Ministro non accenna né a modificarlo, né tantomeno a ritirarlo, come sarebbe auspicabile.

Il Consiglio di Facoltà esprime perciò un deciso dissenso, in particolare in merito a:

  1. la cancellazione del ruolo di ricercatore che finge di  ignorare l'attività didattica che i ricercatori  svolgono da anni, e gratuitamente, all'interno delle rispettive facoltà, costituendo di fatto una terza fascia docente;
  2. l'istituzionalizzazione del precariato;
  3. l'abolizione della distinzione tra tempo pieno e tempo definito;
  4. l'assenza totale della voce "ricerca";
  5. in assenza della volontà politica di destinare risorse economiche alle Università, la decisione di aumentare in maniera spropositata le ore di didattica, compromettendone inevitabilmente la qualità (non c'è didattica di qualità senza ricerca, e non c'è ricerca di qualità a costo zero e con ritmi da lavori forzati o da super-liceo);
  6. l'estensione da 3 a 6 anni della conferma dei professori associati e ordinari, sotto la denominazione di "incarichi a tempo determinato", conferma tra l'altro sottoposta al giudizio delle facoltà e non della comunità scientifica di appartenenza, procedura, va da sé, gravemente lesiva della libertà accademica.

Si segnala infine che delle tanto sbandierate immissioni in ruolo degli idonei vincitori di concorso non c'è traccia, come ricorda la CRUI in un recente comunicato stampa (3 giugno 2004).

Il Consiglio di Facoltà è concorde sulla considerazione che non ci si può lasciar cogliere impreparati. Ecco perché diventa urgente pensare a tutta una serie di azioni di protesta e di lotta che potrebbero essere condivise dalle altre Facoltà dell'Ateneo di Bologna e da altri Atenei italiani.

A questo scopo oggi la Facoltà si trasferisce presso il Senato Accademico per presentare le seguenti richieste:

  1. che i Presidi si facciano portatori presso le proprie Facoltà della protesta in corso e del dibattito che sta interessando i vari Atenei italiani;
  2. che il Rettore si faccia portatore presso la CRUI della richiesta di una giornata di mobilitazione universitaria nazionale con sospensione delle attività didattiche.
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