A tutti i soci Adi e a tutti gli interessati,
Care tutte, cari tutti,
Come molti di voi sanno, il mondo della ricerca italiana e' da tempo
irrequieto per una situazione generale assai poco favorevole, e per il
disegno di legge delega sullo stato giuridico della docenza
universitaria, che il 31 luglio scorso e' stato approvato nel primo
passaggio alla Camera nella versione emendata
(che trovate sul sito dell'Adi:
www.dottorato.it/gol/postdoc ).
Pur ritenendo necessaria una trasformazione della situazione attuale,
l'Adi si e' detta contraria a questo disegno sin dalla sua prima
formulazione in virtu' di una serie di aspetti.
I piu' critici riguardano la messa ad esaurimento del ruolo di ricercatore a tempo indeterminato e la sua sostituzione con contratti
quinquennali la cui tipologia e' assimilabile a quella dei cosiddetti
Co.Co.Co. (Contratti di Collaborazione Coordinata
e Continuativa), che oltre a non offrire ragionevoli limiti minimi dal
punto di vista della durata, prevedono garanzie minime in termini
assistenziali e previdenziali.
In sintesi, nel documento emendato, che cosa cambia?
- Viene introdotto il titolo professore aggiunto, attribuito previa
valutazione a Ricercatori, Tecnici Laureati, Assistenti.
- Nei concorsi per Prof. Associati e Ordinari, al numero di idonei
viene aggiunta una quota riservata a Ricercatori e Associati con
anzianita' rispettiva di piu' di 10 e 15 anni.
- Rimane l'indistinguibilita' tra tempo pieno e parziale, ma i docenti
hanno l'obbligo di comunicare all'Ateneo le loro attivita' private.
- Ci sono richiami piu' espliciti alla necessita' di valutazione
periodica dei gruppi di ricerca.
- Si mantiene l'abolizione dei Ricercatori a tempo indeternminato,
sostituiti da ricercatori con contratti quadriennali rinnovabili 1
volta, di diritto privato a tempo determinato (quindi non piu'
co.co.co.)
SENZA PERO' abolire le attuali forme di precariato (AdR, etc.)
Ci sono a mio avviso molti punti di preoccupazione e di contrasto con
il pensiero storico dell'Adi, ma alla luce in particolare dell'ultimo
cambiamento menzionato e di alcune perplessita' e persino
rallegramenti
espressi da qualche socio, credo sia molto importante dare
all'associazione alcuni chiarimenti su SE e FINO A CHE PUNTO il ddl
emendato recepisca la nostra richiesta di sostituzione dei cococo con
contratti veri, e sulla conseguente linea politica che l'Adi intende
tenere al riguardo.
Nel disegno di legge si afferma che alle universita' e' consentito "stipulare contratti di diritto privato a tempo determinato".
Se l'interpretazione 'ottimistica' di questa norma fosse fondata cio'
significherebbe la sostituzione nell'arco di pochi anni di tutti gli
attuali Assegni di ricerca, borse postdoc etc. con contratti di
diritto
privato.
Quanto costano mediamente questi contratti piu' di quelli praticati
attualmente?
Diciamo che prevedono, a spanne, una maggiorazione di piu' di un
terzo.
Quante sono i ricercatori e docenti non strutturati con retribuzione
tipologicamente assimilabile ai vecchi Co.Co.Co.?
I dati ufficiali del Ministero (www.miur.it) ci dicono:
32.971 Professori a contratto
8.892 Assegnisti di ricerca (esclusi i dottorandi titolari di Adr)
5.840 Collaboratori per attivita' di ricerca (esclusi i dottorandi
titolari di contratti)
984 Borsisti postdoc
783 Altro (sic!)
Raggiungiamo un totale di 49.470 Co.Co.Co. et similia.
Prendendo come parametro medio approssimato del loro costo i 18.000
euro lordi dei nuovi AdR, diciamo per comodita' di calcolo che
l'adeguamento costerebbe circa 10.000 euro annui per ciascuno.
Fanno poco meno di 500 milioni di euro l'anno, supponendo uno
stipendio netto identico (!!!) a quello degli attuali Assegni di
Ricerca.
Il ddl dice anche che:
"il trattamento economico di tali contratti è determinato da ciascuna
università nei limiti delle compatibilità di bilancio"
Cio' vuol dire che le universita' italiane dovrebbero aumentare
l'esborso di circa 500 milioni di euro.
DOMANDA: Quanti euro destina la legge a copertura di questa rilevante
modifica contrattuale?
RISPOSTA: Zero.
Se ne deduce che, sempre seguendo l'interpretazione ottimistica, le
possibilita' sono due:
a) le universita' (in buona parte con bilanci decisamente in crisi)
sottraggono complessivamente 500 milioni di euro da altri settori
(quali? dove li trovano?) per mantenere lo stesso personale.
b) riducono di piu' di un terzo il personale di ricerca.
Le due ipotesi sono entrambe irrealistiche se c'e' solo una
possibilita' di continuare a usare le forme di contratto attuali. Ed
e' molto piu' probabile che non cambi assolutamente nulla finche' non
sara' nero su bianco che tutte le forme di impiego a tempo determinato
sono
sostituite da veri contratti con garanzie complete.
Per inciso, se tale sostituzione avvenisse realmente, sarebbe
l'ipotesi b) ad avverarsi, ma scoppierebbe il caos, e non dobbiamo
farci illusioni sul fatto che la parte piu' potente dell'Accademia si
fara' scannare prima di accettare la scomparsa dei contratti attuali,
perche' purtroppo - al di la' delle idiosincrasie ideologiche, da un
punto di vista puramente tecnico - questo e' un esempio di conflitto
in cui un soggetto (i rettori, i docenti, i direttori d'istituto)
guadagna un plusvalore intellettuale ed economico dal rapporto fra il
costo specifico di chi fa ricerca di alto livello e il numero delle
unita', dove il risultato deve rimanere costante.
Per questo continuo a ritenere che il disegno di legge emendato sia
una presa in giro che prescinde dal Ministro Moratti, ed e' invece
espressione degli interessi di quella parte dell'Accademia che manda
retoricamente avanti i giovani ricercatori quando si scende in piazza
a chiedere soldi per la ricerca, ma che non ha alcuna intenzione di
rinunciare a un terzo della propria manovalanza intellettuale a basso
costo, ne' a mutare realmente i rapporti di potere all'interno degli
atenei.
Di conseguenza, la linea politica dell'Adi nei prossimi mesi,
conformemente a quanto deliberato dal CdA, si concentera' su alcuni
obiettivi che in parte convergono con un movimento molto vasto, in
parte sono e saranno molto piu' "nostri" meno condivisi, ma non per
questo meno importanti da sostenere:
a) Una posizione di deciso contrasto al ddl Moratti.
b) La sostituzione di tutte le forme di impiego a tempo determinato
nel
sistema U&R con veri contratti muniti di garanzie complete.
c) Una politica di reale programmazione del reclutamento attraverso un
congruo numero di concorsi scaglionati nei prossimi anni.
d) La rivendicazione di una modifica legislativa che estenda anche ai
ricercatori non strutturati l'accesso ai fondi di ricerca.
Su questi temi spero che tutta l'Adi rimanga coesa e che in tutte le
sedi si sviluppino discussioni ed iniziative improntate ad uno spirito
critico e obiettivo, come e' sempre accaduto.
Dobbiamo essere consapevoli che sara' un percorso molto difficile,
perche' su questi temi si esce dalla sfera delle affermazioni ideali
su cui tutti sono d'accordo per confrontarsi su mutamenti che cambino
realmente le condizioni di lavoro e di vita delle persone.
Buon lavoro a tutti.