L'Assemblea della Facoltà di Medicina e Chirurgia del 27 ottobre,
convocata dal Preside della Facoltà, ha ribadito una sostanziale critica
al contenuto del ddl Moratti sul Riordino della docenza universitaria, da
parte di tutte le componenti della docenza universitaria (Professori di
ruolo e Ricercatori).
In particolare, l'Assemblea ritiene che non ci siano le condizioni
economiche per cambiare lo stato giuridico ne è previsto dal ddl la
copertura finanziaria che dovrebbe supportare la Legge. Si otterrebbe
quindi una illusoria modernizzazione della Università che aggraverebbe
invece la situazione della didattica, che per quanto riguarda la nostra
Università è già attualmente sottodimensionata, e della ricerca,
soprattutto per le Università del Mezzogiorno d'Italia che verrebbero
ulteriormente penalizzate a causa delle serie difficoltà ad ottenere i
finanziamenti dal settore privato.
Si contesta fortemente la previsione di un lungo precariato che investe
non solo, e soprattutto, i soggetti che si affacciano al mondo
universitario ma, anche, quanti già lavorando nell'Università accedono a
posizioni superiori di carriera; la progressione nella carriera è
interrotta di fatto da un nuovo precariato, slegato del tutto dalla
maturità e capacità individuali, ma legato a problemi essenzialmente
economici (disponibilità di fondi).
L'assemblea inoltre ribadisce il no alla messa ad esaurimento del ruolo
dei ricercatori, che porterebbe alla demotivazione di oltre 20.000 docenti
(38% del corpo docente) e quindi al crollo della didattica dovuto al fatto
che, ad esempio, per la Facoltà di Medicina, ogni ricercatore copre in
media quattro insegnamenti ufficiali, tutti a titolo gratuito.
A causa dei ritardi accumulati sin dal 1980, nel bandire le tornate
concorsuali, che hanno bloccato di fatto la possibilità della progressione
di carriera, l'Assemblea chiede che nei previsti concorsi al livello
superiore sia riservata la possibilità per Professori Associati e
Ricercatori di ottenere un giudizio di idoneità ad una percentuale ben
superiore a quello prevista dal ddl, di almeno il 50% dei posti messi a
concorso.
L'Assemblea esprime una forte perplessità nella disparità di accesso e
progressione nella carriera fra quanti si sottopongono al normale iter
concorsuale, e quanti vengono invece chiamati dall'esterno dell'Università
senza alcun meccanismo selettivo di valutazione.