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Per l'Universita' pubblica, per la dignita' dei ricercatori e dei lettori, contro il DDL Moratti

I ricercatori e i lettori dell'Università di Urbino, assieme ai dottorandi, ai dottori di ricerca, ai professori a contratto e agli assegnisti, guardano con forte preoccupazione al DDL Moratti di riforma dell'Università per i pericoli che esso comporta:

(1) La messa ad esaurimento del ruolo dei ricercatori rischia di mortificare questa fascia di studiosi e docenti, qualora non si aprano per essi adeguate occasioni di progresso nella carriera sulla base dei meriti scientifici e didattici.

Ad Urbino come in tutta Italia, le facoltà possono garantire l'insegnamento solo affidando per lo più gratuitamente i moduli ai ricercatori. Questa prassi ha creato una situazione di oggettivo disagio: da un lato non conferisce al ricercatore quello status giuridico di docente legittimamente atteso e acquisito sul campo, dall'altro paralizza i concorsi per la fascia di associato. Il DDL Moratti non riconosce questa discriminazione ma anzi la aggrava, "legalizzando" il carico di lavoro non retribuito.

(2) Il periodo di precariato previsto per l'accesso dei nuovi studiosi alla carriera rischia di rendere tale accesso difficile o impossibile ove non siano offerte loro, in base a preparazione e capacità, congrue e numericamente sufficienti occasioni di passaggio a ruoli strutturati, anche
in anticipo rispetto ai tempi massimi previsti, e non sia garantito in ogni caso il diritto alla reintegrazione nell'eventuale impiego precedente lasciato per accedere ai contratti a termine. La precarizzazione del rapporto di lavoro è inaccettabile, tanto più che non viene compensata da nessun aumento della retribuzione (lo stipendio di un ricercatore italiano è almeno 5 volte inferiore alla media dei paesi più avanzati).

(3) Il decreto rischia di ripercuotersi in maniera particolarmente ingiusta su numerosi studiosi, giovani e meno giovani, che svolgono già da anni attività di ricerca e attività didattiche di vario tipo, che potrebbero vedersi allontanare ancora di molti anni la prospettiva di un impiego stabile e adeguatamente remunerato, se il passaggio dal sistema di reclutamento attuale a quello futuro non fosse mediato da razionali norme transitorie.

(4) Il decreto non propone una politica chiara sull'apprendimento linguistico e il governo continua a non riconoscere l'importanza strategica dei lettori e dei CEL. La loro attività didattica, che copre oltre il 90% dell'insegnamento universitario delle lingue straniere, non viene neppure nominata nella riforma Moratti e la categoria continua a subire discriminazioni. Invece di valorizzare le risorse umane disponibili, il governo svilisce queste figure professionali negando il ruolo derivante da oltre 20 anni di attività didattica. L'Italia, fanalino di coda dell'Europa linguistica, compromette ulteriormente le sue posizioni nello scenario internazionale.

Il decreto appare inadeguato anche sotto altri aspetti.

Persino i professori associati e ordinari di nuova nomina vengono colpiti dalla "riforma". Ogni avanzamento di carriera avverrà infatti sulla base di un rapporto di lavoro a tempo determinato, rinnovabile dopo una verifica i cui criteri non sono ancora chiari, e si configura quindi come una precarizzazione delle stesse fasce superiori della docenza.

Il DDL abolisce inoltre la distinzione fra tempo pieno e tempo definito (part-time), premiando i docenti meno impegnati nella ricerca e nella didattica universitarie e dediti di preferenza alla libera professione, con forte discriminazione per i loro colleghi.

E' da notare, poi, che un tema strategico come la riforma dell'Università viene affrontato attraverso una delega al Governo che rende impossibile quel dibattito di grande respiro - in Parlamento come nel Paese - che tale causa meriterebbe.

Si vuole imporre, infine, una riforma "a costo zero" che prefigura semmai una progressiva ma costante riduzione delle risorse a disposizione dell'Università, annunciando di fatto la dequalificazione del sistema nazionale universitario a vantaggio di pochi centri di "eccellenza". Invece di promuovere quegli investimenti di cui il sistema formativo nazionale ha bisogno (l'Italia impiega per la ricerca meno dell'1 % del PIL), il DDL rappresenta un duro attacco all'Università pubblica.

È chiaro che tutti questi rischi comportano a loro volta, al di là degli aspetti di iniquità morale e sociale, quello della fuga degli studiosi più capaci e intraprendenti e della conseguente crisi generale dell'Università e della ricerca italiana.

Per queste ragioni, esprimiamo la nostra ferma opposizione al DDL Moratti e invitiamo i colleghi di tutte le fasce a sottoscrivere questo documento, che verrà inoltrato alle istanze competenti in ciascuna Facoltà.

Invitiamo infine ad una mobilitazione generale nella settimana dal 6 all'11 dicembre.

Tale mobilitazione avverrà attraverso la sospensione delle lezioni nelle Facoltà che lo riterranno opportuno e attraverso iniziative alternative (assemblee, lezioni all'aperto ecc.) nelle altre Facoltà.

I lettori e i CEL si asterranno dall'attività didattica nei giorni:

COORDINAMENTO DEI RICERCATORI E DEI LETTORI DELL'UNIVERSITÀ DI URBINO

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