Ieri 18 nov si è svolta un'assemblea di Ateneo indetta dai ricercatori
dell'Università Politecnica delle Marche volta ad informare gli attuali e
futuri utenti dell'università delle ricadute nefaste che provocherebbe il
DDL Moratti in caso di approvazione. L'assemblea ha avuto un notevole
successo sia sotto il profilo dell'alta affluenza che dell'interesse
suscitato dall'argomento e dalla seguente discussione.
Con una sola astensione è stato approvato il documento in calce ed
inoltre i ricercatori si sono impegnati ad illustrare il DDL ed i suoi
effetti durante le lezioni, seminari, corsi, etc. L'invito è stato esteso
ai Professori di I e II fascia.
Dall'inizio dell'anno la CRUI, il CUN, i Senati accademici delle
università statali, numerosissime Facoltà, le Conferenze dei Presidi di
Facoltà, le assemblee dei docenti delle singole Università, le assemblee
degli studenti hanno costantemente e a più riprese dichiarato la propria
opposizione al DDL Moratti (C4735) chiedendone il ritiro. Sono state
elaborate proposte riformatrici dell'Università, della ricerca e
dell'alta formazione, che sono state offerte al Governo e a tutte le
forze politiche. Inoltre, le stesse organizzazioni hanno offerto la
propria disponibilità a un confronto costruttivo.
Il Ministro Moratti si è distinta per una completa chiusura e per un comportamento politico di grave scorrettezza poichè, contemporaneamente all'attivazione di tavoli tecnici per la modifica del progetto di legge sulla riforma dello stato giuridico, ha invitato il Parlamento ad accelerare l'iter per l'approvazione del ddl, senza introdurre alcuna significativa modifica.
Contrariamente a quanto proposto dal DDL Moratti l'Università pubblica deve essere il perno essenziale del sistema dell'alta formazione e della ricerca con accesso alla formazione superiore garantito a tutte le fasce della società; per queste ragioni al sistema universitario devono essere garantite le risorse adeguate e necessarie che, al contrario vengono costantemente e progressivamente ridotte.
Al docente universitario devono essere date garanzie per il suo lavoro e per le sue prospettive. La stabilità della figura del docente universitario - annullata dal ddl - è una condizione necessaria per sostenere la qualità della didattica e della ricerca e dunque non è accettabile la precarizzazione della docenza. Al contrario occorre individuare forme di tutela lavorativa per gli attuali precari.
La distinzione fra tempo pieno e tempo definito (part-time) non deve
essere abolita!!
Il DDL Moratti abolisce, anziché riformare, la disciplina del tempo
pieno/tempo definito, premiando così i docenti meno impegnati nella
ricerca e nella didattica universitarie.
I Ricercatori Universitari svolgono da molti anni una funzione essenziale nel sistema formativo e di ricerca dell'Università, pertanto non è proponibile la messa ad esaurimento del ruolo. Un riconoscimento all'apporto indispensabile fornito in questi anni per il regolare svolgimento dei corsi, sarebbe piuttosto l'istituzione a regime di una terza fascia docente, opportunamente configurata sotto il profilo delle funzioni e delle responsabilità.
Infine, la credibilità della "riforma" è ulteriormente erosa dalla totale
assenza di copertura finanziaria forse come conseguenza dell'assunto che
le riforme in Italia si fanno "a costo zero",
oppure della volontà di imputare i costi della riforma agli atenei che,
come tutti sanno, sono ormai vicini al collasso.
La motivazione politica e sociale di questa protesta è rivolta alla salvaguardia di un sistema formativo finalizzato alla costruzione di una società della conoscenza piuttosto che del solo profitto.