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Primi segnali nel percorso di stabilizzazione dei lavoratori precari di Università e Ricerca previsto dalla Finanziaria. C’è ancora tanto da fare e con urgenza. Restano irrisolte necessità e priorità dei nostri comparti. Memorandum specifico, DPEF e Finanziaria 2008 i prossimi appuntamenti per segnare un’inversione di tendenza.

Precariato Universita' e Ricerca, valutazione, analisi e commento della Direttiva n. 7 del 30 aprile 2007 relativa ai percorsi di stabilizzazione previsti dalla Finanziaria 2007

E’ stata emanata nei giorni scorsi la direttiva applicativa di buona parte delle norme della legge Finanziaria sulla stabilizzazione dei lavoratori precari delle pubbliche amministrazioni.
La nostra valutazione politica

La direttiva si muove entro gli ambiti e gli spazi della Finanziaria per il 2007.

Come è noto, la FLC Cgil giudicò i commi relativi al precariato ricerca ed università del tutto insufficienti ed inadeguati a risolvere i problemi che da anni affliggono quanti lavorano in questi comparti.
Unitariamente proclamammo lo sciopero dei due comparti ed organizzammo la manifestazione nazionale del 17 novembre scorso. Al centro di quello sciopero Cgil, Cisl e Uil posero i temi della lotta alla precarietà.

Il problema del precariato va risolto, come sostenuto nel Memorandum sul pubblico impiego (che sancisce l’impegno alla “scomparsa” della precarizzazione entro la legislatura) richiamato nella premessa della stessa direttiva, sottoscritto nel gennaio scorso, che in tal senso impegna il Governo, ma per tale scopo occorrono ben altri interventi.

Rivendichiamo comunque una forte coerenza da parte del Governo tra quanto previsto nelle norme e nelle intese ed i comportamenti concreti.

L’idea che l’autonomia delle istituzioni venga sottoposta a vincoli burocratici plurimi, sia di controllo esterno di bilancio sia di autorizzazione ministeriale, come nel caso della modifica delle dotazioni organiche degli enti di ricerca, è oggettivamente opposta al concetto di autonomia.
A fronte di una situazione segnata da queste criticità iniziali, sulla direttiva si è aperto un confronto con le OO.SS. confederali e di categoria che ha determinato modifiche sostanziali rispetto alla prima Bozza proposta dal Dipartimento della Funzione pubblica.

In particolare come FLC Cgil, pur nella convinzione che si trattasse di un primo, parziale passo verso la soluzione del problema del precariato nei nostri comparti, abbiamo presentato le nostre richieste con l’intento di costruire soluzioni per tutte le diverse tipologie di rapporti di lavoro con le quali sono stati e sono assunti i tantissimi precari nei nostri comparti.

Grazie a questa nostra battaglia la direttiva contiene chiarimenti importanti, che richiamiamo puntualmente nel commento analitico che segue, fra i quali segnaliamo:

* l’estensione all’Università;
* la definizione di percorsi relativi al personale contrattualizzato, ivi compreso i lettori di madre lingua inizialmente esclusi.

Giudichiamo questi risultati importanti seppur parziali.

E’, invece, per noi negativo il fatto che, per quanto riguarda le tipologie di rapporto di lavoro diverse dal Tempo Determinato, sia per l’Università che per gli enti di ricerca, il Governo abbia voluto rinviare la soluzione a momenti ed atti successivi.

Giudichiamo questa scelta un errore, alla luce del fatto che, come da noi sostenuto nel corso del confronto, assegni di ricerca e collaborazioni in questi anni sono stati utilizzati a piene mani nei nostri comparti, in sostituzione palese di rapporti di lavoro subordinato e spesso è stata la casualità ed il calcolo delle convenienze economiche a determinare la scelta a favore dell’uno piuttosto che degli altri.
In questo senso il merito e le professionalità sono in egual misura presenti nelle diverse tipologie di rapporto di lavoro attivate e per questo abbiamo insistentemente proposto, nell’emanare la direttiva, di tenere in considerazione tutto il mondo dei precari.
E’ una battaglia che continueremo a sostenere con forza, rispetto alle prossime scadenze di programmazione economica e finanziaria, con iniziative di mobilitazione che unitariamente nei prossimi giorni decideremo, a partire dal nostro sostegno alla manifestazione dell’11 maggio prossimo perché ci vogliono altre intenzionalità e risorse per far sparire la piaga del precariato nei nostri comparti .

Il Governo, in questa circostanza, ha scelto purtroppo un’altra strada, essa stessa irta di difficoltà e contraddizioni, vista la necessità di destinare comunque risorse aggiuntive e su fondi ordinari per dare seguito a quanto previsto dalla Finanziaria e da questa direttiva.
In questo senso diventa indispensabile, per l’Università, superare il vincolo del 90% per le spese del personale, che rischia di vanificare qualunque opportunità di stabilizzazione.
Questo nodo va sciolto all’interno di specifici interventi normativi: o si incrementano le risorse o si eliminano i vincoli all’autonomia di spesa.

Anche per queste ragioni, chiediamo, se necessario con vere e proprie vertenze, che da subito nelle singole amministrazioni, si aprano i tavoli di confronto sindacale, come del resto previsto dalla stessa direttiva, affinché si creino le condizioni per la realizzazione delle stabilizzazioni consentite da questa direttiva che, seppure parziali, costituiscono un risultato apprezzabile che non va disperso.

Infine, per quanto ci riguarda sul versante del riconoscimento dei diritti sindacali ai lavoratori precari, siamo impegnati, in sede ARAN, ad estendere a questi lavoratori i diritti elettorali, in presenza di rapporti di lavoro di durata almeno annuale, in occasione del rinnovo delle RSU nei comparti dell’Università e della Ricerca.

E’, infatti, anche questo un modo per garantire i diritti a tutti i lavoratori precari, a prescindere dalla tipologia contrattuale con la quale sono stati assunti, smascherando la finzione dietro cui si nascondono le collaborazioni, che nella stragrande maggioranza dei casi sono sostitutive di veri e propri rapporti di lavoro subordinato.

Analisi dettagliata del testo della direttiva

Roma, 9 maggio 2007

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