UNIVERSITÀ
(finanziamenti e riduzione stipendi)
(art. 64, 69, 70, 71 )
Per quanto riguarda l’Università, la distanza tra i contenuti della Finanziaria e le dichiarazioni di programma dell’Unione è tale da farci considerare profondamente negativi i suoi contenuti; nonostante la sempre affermata centralità dell’istruzione superiore, essa, insieme con la Ricerca, si presenta in realtà come uno dei settori più penalizzati dalla Legge di bilancio.
In sintesi:
- Il Fondo di Finanziamento Ordinario viene incrementato di 70 milioni di euro, praticamente stabile, a fronte di una situazione economica difficilissima che le Università vivono. Tutti i fondi di ricerca vengono convogliati nel nuovo fondo FIRST (vedasi il capitolo dedicato alla Ricerca).
- Il reclutamento straordinario, necessario a riavviare un’alimentazione virtuosa dell’accesso agli Atenei e a intervenire sul ridimensionamento del precariato, è di dimensioni insufficienti ed incerte, senza contare i molteplici vincoli che la legge introduce sulle assunzioni (vedasi il capitolo dedicato alla Ricerca).
- Nell’ambito dell’intervento sulle retribuzioni dei dipendenti non contrattualizzati (magistrati, Forze Armate e di Polizia) gli scatti di anzianità della docenza universitaria vengono ridotti del 50%. Si salvano, viceversa, i ricercatori e tecnologi degli Enti di Ricerca perché hanno il contratto di lavoro. Ove mai fosse accettabile un rallentamento degli scatti per le fasce ad alta retribuzione, in un’esplicita ottica di finalizzazione al nuovo reclutamento e in chiave solidaristica, per l’Università ridurre gli scatti a chi guadagna 1500 euro al mese è francamente inconcepibile, soprattutto a paragone delle retribuzioni negli altri Paesi. Non ci pare proprio il modo migliore per arginare la “fuga dei cervelli”, soprattutto quelli più giovani.
Queste scelte, a nostro avviso, non lanciano il segnale forte che tutta l’Università italiana si attende dal nuovo Governo, ed anzi trasmettono la convinzione della marginalità del sistema, che viene trattato come un oggetto su cui esercitare risparmi e riduzioni anziché un grande investimento. Sono misure concettualmente sbagliate, oltre che punitive. Va inoltre detto che per ora non siamo in presenza di una precisa agenda di lavoro del Ministero a breve-medio termine, tale da disegnare un quadro di prospettiva nel quale collocare l’insieme degli interventi di rilancio e di investimento per l’Università italiana, esclusa l’annunciata, positiva volontà di intervenire a tempi stretti per riconoscere ai ricercatori lo status di terza fascia docente, modificando la legge Moratti.