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Sui primi atti del ministro per l’universita’

Il nuovo Governo è ancora in fase di completamento degli adempimenti necessari all'avvio dell'attività, quali l'attribuzione delle deleghe e la definizione degli organici ministeriali. Registriamo tuttavia con soddisfazione, per quanto concerne l'Università,che anche in questa fase si sono già realizzati atti concreti, oltre che dichiarazioni di intenti del Ministro

Mussi,che vanno nella direzione da noi sostenuta ed auspicata.

Il Ministro ha affermato pubblicamente la sua volontà di realizzare interventi condivisi con l'insieme della comunità universitaria, maturati attraverso un confronto ampio con i soggetti interessati.

Si tratta di una significativa discontinuità con l'azione del precedente Governo, nel quale provvedimenti e azioni erano il frutto di una centralizzazione ministeriale priva di qualsiasi relazione con la comunità universitaria, di una assoluta indisponibilità al dialogo e all'ascolto, di concertazioni sotterranee con singoli segmenti di potere dell'Università.

Se il nuovo metodo di dialogo si realizzerà in concreto avrà la piena condivisione della nostra organizzazione.

Non siamo disponibili, come non lo eravamo in precedenza, a processi decisionali che non portino in chiaro il segno di una partecipazione ampia e condivisa di tutte le componenti interessate al buon funzionamento dell'Università italiana.

I primi atti del nuovo Ministero sono consistiti nel richiamare dalla Corte dei Conti, dove erano in attesa di valutazione, cinque decreti del Ministro Moratti:

  1. l'inaccettabile varo dell'Università privata "Ranieri" di Reggio Calabria, un vero insulto al sistema pubblico;
  2. la determinazione delle nuove classi di laurea, che interveniva sull'offerta formativa come un elefante in una cristalleria, rispetto a cui la maggioranza dei soggetti interessati aveva dichiarato la propria contrarietà;
  3. l'avvio ravvicinato della modifica del 3+2, con l'instaurazione del cosiddetto "percorso ad Y", rispetto al quale la Cgil si era trovata notevolmente isolata nella contrarietà, decreto che faceva invece giustizia sommaria di un dibattito complesso quanto necessario sui correttivi indispensabili al 3+2 stesso. Invece di avviare, come indispensabile, un'ampia verifica sui risultati, sulle carenze e sui correttivi da introdurre, il decreto avvitava le Università in un terzo modello di laurea, tanto discutibile quanto non ponderato;
  4. il decreto sulle linee di programmazione dell'Università per il prossimo triennio;
  5. il decreto per i parametri e criteri per il monitoraggioe la valutazione dei risultati dell'attività universitaria, questi ultimi due varati fuori tempo massimo, il giorno dopo le elezioni di aprile perdute dal centro-destra, e che contengono significativi elementi di sospetto nell'attribuzione delle risorse, in particolare per le Università milanesi.

Registriamo questi primi atti come una significativa volontà di una forte inversione di tendenza.

Al tempo stesso, riteniamo necessario riproporre all'attenzione del nuovo Ministro l'urgenza dell'assunzione di scelte strutturali non rinviabili, nonostante la difficile situazione dei conti pubblici, perchè altrimenti esiziali per il mantenimento di un credibile sistema pubblico di alta formazione, come ipotizzato dal programma della FLC Cgil:

  1. un investimento straordinario nel reclutamento e valorizzazione di risorse umane, che affronti simultaneamente la piaga del precariato e il necessario ricambio generazionale ormai imminente;
  2. la revisione e l'adeguamento del finanziamento pubblico, ormai drammaticamente insufficiente;
  3. la revisione dei sistemi e degli equilibri di governo dell'Università, in chiave di inclusione, di bilanciamento dei poteri, di apertura alle istanze della domanda sociale;
  4. la definizione non rinviabile di un sistema di valutazione attendibile e terzo, che metta le mani nel cuore dei meccanismi selettivi dell'Università, per i finanziamenti, per i progetti, per i concorsi, e che restituisca all'istituzione un'etica forte e condivisa;
  5. l'avvio di una riflessione ampia e collettiva sull'applicazione del 3+2, per restituire a tale scelta efficacia e coerenza;
  6. la cancellazione del provvedimento Moratti e la ridefinizione normativa dello stato giuridico della docenza.

Molti altri sono i provvedimenti che si renderanno necessari.

Ma è a partire da queste urgenze che, a nostro giudizio, può riprendere il circolo virtuoso di un processo riformatore che guarda all'Università come ad una risorsa per il Paese

Roma, 29 maggio 2006

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