Il 21 febbraio prossimo inizierà la discussione in aula, alla Camera, del ddl Moratti di riforma dello stato giuridico della docenza universitaria.
Il Comitato direttivo nazionale della FLC-CGIL ribadisce il giudizio assolutamente negativo che su tale ddl abbiamo già più volte espresso nel corso dell’anno passato: si tratta di un ddl inemendabile e che deve essere ritirato. Attraverso di esso il Governo esplicita la propria volontà di ridurre ad un ruolo marginale e subalterno l’insegnamento universitario, accentuando ed istituzionalizzando la già gravissima situazione di precarietà nel settore della docenza universitaria, a cui invece occorrerebbe mettere urgentemente rimedio con un piano straordinario per l’assunzione di almeno 20000 giovani ricercatori e docenti, anche alla luce della necessità di fare fronte al futuro pensionamento del 40% degli attuali docenti e ricercatori.
Un’università con meno docenti e ricercatori, basata sul lavoro di un esercito di precari sottopagati, non corrisponde all’esigenza del Paese di garantire a tutte e a tutti gli strumenti per esercitare una cittadinanza consapevole e affrontare i problemi del sistema produttivo, sociale e dei servizi in termini di qualità. L’attuale proposta del governo è invece coerente con l’idea di società che esso pervicacemente ha proposto in questi anni: il lavoro non è un valore, ma un costo da abbattere, la formazione non è un diritto, ma un lusso per chi se lo può pagare.
Per il Governo un’università che produca nuovi saperi, che sappia coltivare l’apprendimento critico, che contribuisca in maniera essenziale all’innovazione del tessuto sociale e produttivo del Paese è un costo non necessario. Per noi è un’esigenza irrinunciabile.
Per il Governo vale semmai la logica inversa: l’università deve puramente riprodurre le conoscenze esistenti, già cristallizzate nella pratica professionale esterna, ed infatti si abolisce la distinzione tra rapporto a tempo pieno e rapporto a tempo definito, sfavorendo quei docenti e ricercatori che dedicano tutto il loro impegno al servizio pubblico e soprattutto deve ridurre i costi, anche al prezzo di esternalizzare o di privatizzare interi settori ricorrendo anche alla costituzione di Fondazioni. Tipico esempio al riguardo è quello dell’insegnamento delle lingue straniere, che si tende ad espellere dalle università in favore di soggetti privati tramite la messa ad esaurimento, nei fatti, di lettori e collaboratori ed esperti linguistici, anziché valorizzarne, come andrebbe fatto, la funzione di insegnamento, riconoscendone i diritti.
Il CD della FLC chiede alle Conferenze dei Rettori di non subire il blocco delle procedure concorsuali che il ministro vorrebbe imporre in modo arbitrario e di procedere all’espletamento dei concorsi già banditi.
Per queste ragioni la FLC CGIL ha indetto un fitto calendario di mobilitazioni ed iniziative a partire dall’inizio della prossima settimana, insieme ad un ampio fronte di forze sindacali, associazioni della docenza universitaria, dei precari e degli studenti, che culminerà in questa prima fase con lo sciopero generale di docenti, ricercatori, lettori e CEL del prossimo 2 marzo.
Il CD della FLC impegna l’intera organizzazione a dare il massimo sostegno e visibilità alle mobilitazioni programmate e dà mandato alla Segreteria Nazionale a definire le modalità con cui essa dovrà proseguire alla luce dell’evoluzione del dibattito parlamentare.
Roma, 18 febbraio 2005