Hai ragione ad essere dubbiosa. Non c’è la risposta esatta ma vi sono diversi aspetti da prendere in considerazione e poi decidere scegliendo la soluzione migliore. Per brevità e anche per la domanda da te proposta mi attengo solo agli aspetti relativi al trattamento economico.
1. Affronterei anzitutto la domanda che ti fai: il delegato risponde al sindacato o ai lavoratori? La domanda forse è mal posta. Non devi scegliere tra sindacato e lavoratori come se il sindacato non volesse difendere gli interessi dei lavoratori. Si tratta piuttosto di valutare la situazione tenendo presente che c’è anche una vertenza in corso. Trovare soluzioni scuola per scuola rafforza o indebolisce la vertenza in atto? Credo che ci debba essere un legame tra la vertenza locale e quella nazionale ed è interesse di tutti che la vertenza nazionale vada a buon fine.
2. Il contratto nazionale deve chiarire in cosa consiste il lavoro del tutor, se ciò comporta un maggior carico di lavoro, come questo deve essere retribuito e con quali e quante risorse. Ma con un compenso che deve essere contrattato nazionalmente, cosa che, come sai, è oggetto della contrattazione in corso.
3. Rispetto al pagamento dal fondo attuale, il contratto nazionale di lavoro non lo prevede, quindi i docenti che dovessero accettare tale incarico (volontariamente o meno), non possono poi accampare alcun diritto in tal senso. Le risorse del fondo dell’istituzione scolastica (FIS) sono risorse vincolate e possono essere utilizzate per retribuire solo quanto previsto all’art. 86 c. 2 del contratto.
4. La scuola (il DS) può pagare autonomamente il tutor? No, perché le attività connesse a tale incarico non rientrano nelle tipologie di attività aggiuntive (d’insegnamento o funzionale) che spetta al collegio deliberare, e che è possibile pagare come previsto all’art. 86 c. 2 lett. b) e c) del contratto, cioè con i compensi orari stabiliti nell’allegato 5. Né si può retribuire come “flessibilità organizzativa e didattica” di cui alla lett. a) sempre dell’art. 86. In ogni caso il compenso non potrebbe che essere forfettario (al pari di quello spettante, ad esempio, alle funzioni strumentali o ai collaboratori del DS) e quindi spetta solo alla contrattazione definirne l’importo.
5. C’è chi sostiene che si può pagare dal fondo sulla base di quanto previsto all’art. 86 c. 2 lett. j). Tale punto prevede la possibilità di pagare ”altre attività” (e non incarichi) deliberate nell’ambito del POF. Quindi solo se decise dal collegio (perché attengono alla didattica) e ratificate dal Consiglio d’Istituto. Non se imposte da “altri”. Poi la lettera j), in ogni caso, si riferisce ad attività aggiuntive per cui le cose sono due: o il tutor è obbligatorio, come sostiene il MIUR o qualche DS e allora non ha nulla a che vedere con le attività aggiuntive di cui alla lettera j) oppure non è obbligatorio e quindi si configura come attività aggiuntiva liberamente decisa dal collegio docenti e liberamente accettata dai docenti. In ogni caso spetta sempre (e solo) alla contrattazione (e non ad altri unilateralmente) definirne l’importo forfetariamente.
6. Infine! Se anche ci fosse il consenso di tutti (quindi anche della RSU) e si decidesse di pagare in modo minimamente dignitoso questa “attività” (che rientra tra gli obblighi di tutti) a 2/3 dei docenti, perché l’altro 1/3 viene arbitrariamente esonerato, la conseguenza è che di fatto non rimarrebbe nulla del fondo attuale per progetti o altro.