Due pesi e due misure:
i docenti di religione in ruolo, gli altri precari
nei guai
Comunicato
stampa di Enrico Panini
Oggi la Camera dei Deputati ha
approvato definitivamente una legge che immette in ruolo, primo
caso nella storia italiana, personale che insegna una materia
facoltativa (religione cattolica) e che ha potuto lavorare solo
grazie all’idoneità attribuita discrezionalmente dal vescovo sulla
base di regole che non sono quelle definite dalla nostra
Repubblica ma da un altro Stato.
Il Governo ha scelto di stravolgere le regole che governano il
mercato del lavoro nella scuola, ha abdicato alle proprie
responsabilità in particolare per quanto riguarda la non
discriminazione in materia di assunzione, ha dimostrato che i
problemi di spesa che impedirebbero (a detta del MIUR) le
immissioni in ruolo agiscono discrezionalmente in quanto valgono
solo per i soliti noti, i precari dello stato!
La legge appena approvata è iniqua e destinata a modificare
rapidamente la stessa platea dei docenti in servizio grazie alle
tante possibilità previste nell’articolato, dopo che un insegnante
di religione sarà immesso in ruolo.
La Cgil Scuola intende difendere tutti i lavoratori, ma si oppone
con fermezza allo stravolgimento delle regole e alla riduzione
della dimensione laica della nostra scuola.
Contemporaneamente, per gli altri
precari della scuola, cioè quelli che hanno insegnato materie
obbligatorie e che sono stati nominati supplenti in rigoroso
ordine di graduatoria, neanche uno straccio di immissione in
ruolo, nonostante siano disponibili decine di migliaia di posti
vacanti.
Inoltre, il caos è alle porte
considerato che il TAR Lazio ha dato torto, e non poteva essere
diversamente, su una serie di ricorsi, per l’ennesima volta, al
MIUR.
Da quando due anni fa, il Governo ha debuttato unificando, per
avvantaggiare le scuole private, le ultime fasce delle graduatorie
permanenti ed ha equiparato i punteggi per il servizio fra scuola
pubblica e scuola privata è successo di tutto.
Decine di ricorsi al TAR persi dal Ministero, scelte
contraddittorie assunte di volta in volta a distanza di pochi
mesi, graduatorie fatte e disfatte più volte per esclusiva
responsabilità politica.
Sono riusciti a buttare nel caos tutto e a fare “litigare” tutti
contro tutti.
Un altro esempio di irresponsabilità che colpisce duramente i
diritti dei lavoratori più deboli (i precari) e le loro
aspettative, che introduce incertezza e paralisi nelle operazioni
di avvio dell’anno scolastico, che sancisce definitivamente la
condanna della saccenteria e del pressappochismo.
Peccato che a pagare queste scelte siano sempre e solo coloro che
a scuola lavorano e coloro che la scuola la frequentano.
Roma, 15 luglio 2003 |