SENATO DELLA REPUBBLICA


—————— XIV LEGISLATURA ——————

348a SEDUTA PUBBLICA

 

Seduta antimeridiana

del 5 marzo 2003
 

D'ANDREA (Mar-DL-U). Signor Presidente, signora Ministro, signora Sottosegretario, colleghi, torna all'esame del Senato, per le modifiche introdotte dalla Camera all'articolo 7, il disegno di legge delega sull'istruzione.

L'articolo 7 era stato caratterizzato da un iter molto tormentato già in sede di prima lettura al Senato: su di esso, nel corso del nostro primo esame, avevamo a lungo concentrato la nostra attenzione, come è stato ricordato dalla senatrice Soliani; era stato oggetto di diverse modifiche e rifiniture rispetto al testo inizialmente proposto dal Governo, fino a prevedere una sorta di gabbia contabile e procedurale.

Rifiniture e modifiche rivelatesi insufficienti, secondo la valutazione della Camera, per superare il rischio di violazione dell'articolo 81 della Costituzione. Le ulteriori modifiche non sono di secondaria importanza, contrariamente a quello che si vorrebbe far credere, e sono tuttavia ancora insufficienti, come hanno detto i senatori Giaretta e Ripamonti presentando le pregiudiziali discusse in apertura della seduta, non solo dal punto di vista della legittimità costituzionale ma anche sotto altri profili.

L'articolo 7, nella versione al nostro esame, nega più di quanto affermi; pone limiti, senza indicare vie di uscita; per superare la palese mancata copertura finanziaria è costretto a prescrivere una relazione tecnica per ciascun decreto legislativo di attuazione, incluso il piano programmatico di interventi, che rappresenta il motore finanziario e attuativo della riforma proposta. Si spinge poi a prescrivere una legge di spesa preventiva rispetto a ogni nuovo impegno finanziario, negando così ogni certezza al suo disegno attuativo, ivi compresa la possibilità di trasferire a regime la sperimentazione dell'anticipo graduale dell'età scolare.

Siamo quindi di fronte ad una situazione paradossale. Delle due l'una: o le disposizioni contenute negli articoli 1 e 4 sono acqua fresca e non comportano nuovi oneri, oppure si prevede che possano avere un reale contenuto innovativo, pur attraverso un percorso che non abbiamo condiviso e non condividiamo, diretto a rendere possibili azioni positive finalizzate al potenziamento del sistema nazionale di istruzione, dell'offerta formativa, del sostegno all'integrazione, delle più articolate opzioni messe a disposizione dei nostri giovani, del sostegno a capaci e meritevoli, perché si possa conseguire l'obiettivo di assicurare - cito testualmente ciò che avete previsto all'articolo 2, comma 1, lettera c) del provvedimento in esame - "a tutti il diritto all'istruzione e alla formazione per almeno dodici anni o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica entro il diciottesimo anno di età". Cosa che realizzerebbe, secondo voi, addirittura più compiutamente la previsione dell'obbligo scolastico di cui all'articolo 34 della Costituzione e dell'obbligo formativo di cui all'articolo 68 della legge n. 144 del 1999.

Se fosse così, se l'obiettivo fosse realmente questo, dobbiamo domandarci: con quali risorse potrà essere sostenuto tale sforzo? Con i tagli alle spese previsti dalle due finanziarie succedutesi, che stanno scardinando la tenuta del sistema pubblico di istruzione, con effetti disastrosi sulle prospettive occupazionali e di rinnovamento del corpo docente, e con l'annunciata chiusura di presidi scolastici nei territori che più ne avrebbero bisogno, proprio perché investiti da processi di depauperamento e di mancato incremento demografico?

Forse con i risparmi rinvenienti dall’abrogazione delle leggi n. 9 del 1999 e n. 30 del 2000, che produrrà l’eccellente risultato evocato dalla senatrice Soliani e su cui tornerò tra poco? Anche la nuova legge di spesa, prescritta in maniera condizionante dall’articolo 7, comma 8, con quali risorse potrà essere alimentata? E se non ve ne saranno, pensate davvero che sia possibile prolungare all’infinito questo stato di apnea che avete imposto alla scuola italiana, rifiutandovi di adempiere, come era vostro dovere, a leggi approvate dal Parlamento e vigenti tuttora? Risulterà, ahimè!, allora ancora più evidente l’atto di irresponsabilità che avete compiuto, al di fuori di ogni considerazione dell’interesse della Nazione, solo per assecondare un’esigenza di carattere elettorale e propagandistico.

Quello odierno, colleghi della maggioranza, è dunque tutt’altro che un adempimento meramente burocratico e formale. Onorevole Ministro, non vorrei dispiacerle, ma non si illuda: purtroppo per lei e per la scuola italiana oggi il Parlamento non le sta dando via libera per la fase attuativa; piuttosto, la sta prendendo in ostaggio. Senza impegni precisi del suo collega Ministro dell’economia, senza impegni formali del Governo di cui fa parte, a cui non sarà possibile adempiere con l'ennesima conferenza stampa o con ulteriori annunci propagandistici, come magari vi preparate a fare: solo parole. E senza impegni precisi della sua maggioranza parlamentare. Presidente Asciutti: nemmeno uno straccio di ordine del giorno! Eppure, ne avete presentati tantissimi e il Governo li ha accolti quasi tutti, anche quando erano tra loro contraddittori, svilendone il significato. Lo stesso ordine del giorno Valditara sembra diventato ormai un fossile, un reperto archeologico; non ne viene riproposta una versione aggiornata, forse per evitare di sfiorare il ridicolo.

Non ripeterò in questa sede le nostre valutazioni negative di metodo e di merito. Le hanno già richiamate la senatrice Soliani, il senatore Tessitore, il senatore Cortiana e la senatrice Acciarini; quelle che ci hanno indotto a votare contro il provvedimento già in prima lettura e che, oggi, ci rafforzano nell’atteggiamento contrario in questo definitivo passaggio parlamentare. Noi siamo convinti che il disegno di legge violi la Costituzione, per l’ampiezza e l’indeterminatezza della delega, perché non tiene conto delle modifiche introdotte al Titolo V della Parte seconda, pur prendendole a pretesto per abrogare la legge n. 30, perché non assicura la copertura finanziaria necessaria, ai sensi dell’articolo 81. Abbiamo sollevato le pregiudiziali affinché ne resti memoria nel procedimento preparatorio.

L’onorevole relatore, che ci ha dato atto dell’atteggiamento responsabile dell’opposizione, ci ha invitato a non far mancare il nostro contributo in sede di definizione dei decreti delegati. Non mancheremo di farlo, senatore Asciutti, cercando di passare attraverso le maglie al tempo stesso troppo strette e troppo larghe, di questa legge delega, per limitare i danni, per difendere, ai limiti del possibile, le grandi conquiste di cinquant’anni di scuola democratica, per neutralizzare il più possibile i rischi di involuzione della politica scolastica, per utilizzare il più possibile qualsiasi strumento di rafforzamento e di ammodernamento del sistema pubblico di istruzione. Faremo il nostro dovere, fino in fondo, per tener fede al mandato ricevuto dagli elettori; ma non ci facciamo illusioni, nonostante inviti e dichiarazioni di apertura, perché l’esperienza vissuta da aprile a oggi è stata molto deludente: sorrisi e cortesie formali, per la verità, non sono mancati, ma maggioranza e Governo si sono sottratti a un confronto vero.

Gli emendamenti accolti si contano sulla punta delle dita; e non solo i nostri, per la verità, di esponenti dell'opposizione, ma anche quelli della maggioranza, se si fa eccezione per qualche rara incursione dei colleghi Asciutti e Valditara: una blindatura a prova di bomba per un iter molto strano.

Alcuni colleghi della maggioranza non erano e non sono entusiasti di questo disegno di legge delega che pure oggi sono tenuti ad approvare forse per liberarsene. Di fronte ai dissensi emersi in Consiglio dei ministri, cari colleghi, vi avevano promesso di correggerli in Commissione al Senato; lì vi hanno promesso che avrebbero rimediato in Aula; in Aula vi hanno detto che, in realtà, la vera riforma si sarebbe fatta alla Camera; alla Camera i lavori sono stati organizzati attraverso la procedura d'urgenza, puntando ad approvare tutto così come era, con ricorso ampio agli ordini del giorno e promettendo ancora una volta che quel che contava sarebbe stato affrontato in sede in definizione dei decreti delegati.

Non illudetevi neanche voi! Nel modello di Governo si sta seguendo non c'è spazio per la partecipazione di associazioni professionali o di organizzazioni sindacali, che unanimi si lamentano di questo, del metodo e del merito delle scelte; non c'è spazio per un vero confronto politico parlamentare. A stento si ascoltato i cenacoli ristretti, quelli favorevoli, che appartengono alla corte o che sgomitano per entrarvi. Non si dà luogo ad un confronto aperto, franco, leale con il Parlamento e con il Paese.

Ad oggi dunque delle azioni positive vagheggiate non resta nulla: altro che grande disegno riformatore all'altezza dei tempi! Quel che produce i suoi effetti disastrosi è per ora solo l'espressa e sommaria immediata abrogazione delle leggi n. 9 del 1999 e n. 30 del 2000. La spinta alla controriforma, colleghi della maggioranza, vi ha preso troppo la mano. Con l'entrata in vigore di questa legge non avrete cancellato solo l'architettura dei cicli voluta dall'Ulivo o l'elevazione dell'obbligo scolastico a 15 anni, che a torto continuate a considerare un obiettivo antidiluviano.

Ho già avuto modo in Commissione di rileggere i testi delle leggi che vengono abrogate, lo hanno già ricordato i colleghi Soliani e Cortiana. Io invito tutti a farlo: vi accorgerete che, come è stato ricordato, con l'abrogazione della legge n. 9 sull'obbligo scolastico cessa la garanzia del diritto a frequentare le iniziative formative volte al conseguimento di una qualifica professionale per coloro che non riescono a raggiungere un titolo di studio, scompaiono le misure attive sull'ultimo anno dell'obbligo volte a contrastare il fenomeno della dispersione scolastica, si perde il credito formativo per chi non consegue il diploma o una qualifica, si minano le basi giuridiche del Fondo per l'offerta formativa, almeno per la parte relativa alle attività di sperimentazione da parte delle istituzioni scolastiche autonome nonché del fondo per il sostegno all'handicap, almeno per la parte relativa all'integrazione oltre il livello dell'obbligo; ma anche del raccordo con l'articolo 68 della legge n. 144 del 1999. E l'abrogazione della legge n. 30 ha a sua volta conseguenze devastanti. L'unica per tutte che intendo ricordare riguarda le implicazioni che essa avrà, in rapporto con la summenzionata legge n. 144 del 1999, sulla deroga riconosciuta alle Province autonome di Trento e Bolzano per la disciplina dell'obbligo scolastico; ed infine il venir meno della possibilità di individuare, in deroga alla normativa vigente, con provvedimento del Ministro, i titoli universitari e curriculari di accesso alle professioni, e così via.

Potrei andare avanti ancora con queste preoccupazioni, signora Ministro; mi rendo conto che forse è monotono, e lei considererà monotono, questo mio ossessivo richiamo a queste questioni. Ma vorrei tanto essere smentito, con argomentazioni, se ve ne sono, che possano neutralizzare le nostre preoccupazioni, o con fatti, se avrete l'umiltà di rimediare all'errore compiuto.

Diversamente, danni immediati andranno ad aggiungersi a quelli prevedibili e successivi che la vostra "riforma" provocherà e vi sarete resi responsabili solo di un cumulo di macerie, perseguite con l'ostinazione cieca e la chiusura pregiudiziale che non accompagnano mai le idee forti, ma solo le meschine convenienze o le ragioni inconfessabili. Spero tanto di essere smentito al più presto. (Applausi dai Gruppi Mar-DL-U, DS-U e della senatrice Manieri e del senatore Cortiana. Congratulazioni).

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