SENATO DELLA REPUBBLICA

———– XIV LEGISLATURA ———–

 Commissione  Istruzione (7a)

MARTEDI' 7 MAGGIO 2002
79a Seduta

Presidenza del Presidente
ASCIUTTI

Il senatore D'ANDREA dichiara che il gruppo Margherita – DL – L'Ulivo non si riconosce nello schema tracciato dal professor Bertagna, secondo il quale gli oppositori al progetto governativo si suddividerebbero fra coloro che non ritengono necessaria alcuna riforma della scuola e coloro che considerano intangibile l'ordinamento delineato dall'ex ministro Berlinguer. Infatti, il suo Gruppo si schiera con coloro che riconoscono l'esigenza di una riforma del sistema di istruzione, tant'è che ha sostenuto con convinzione il processo riformatore avviato dall'allora Governo dell'Ulivo, ma nel contempo riconosce che l'impostazione berlingueriana richiede inevitabilmente delle modifiche, soprattutto alla luce della nuova formulazione del Titolo V della Costituzione. Giudica pertanto assai criticabile la decisione del nuovo Esecutivo di bloccare la riforma dei cicli scolastici avviata nel corso della XIII legislatura, non formulando un'adeguata risposta nei confronti dei rilievi eccepiti dalla Corte dei conti in merito agli schemi di regolamento che predisponevano i nuovi curricoli, né elaborando dei provvedimenti alternativi. Non appare infatti corretto dal punto di vista istituzionale non adempiere a quanto previsto da una legge non ancora abrogata, né modificata.     

Egli non pone in causa il diritto di una nuova maggioranza politica di apportare innovazioni a una disciplina normativa introdotta da un Governo precedente, ma per perseguire tale finalità non si deve adottare un metodo che alteri il rapporto tra disposizioni legislative e obblighi amministrativi conseguenti. D'altra parte, di questo tipo di scorrettezza istituzionale si era già avuta una anticipazione all'epoca del primo Governo Berlusconi, che non diede seguito alla delega legislativa in materia di autonomia scolastica. Chiede inoltre chiarimenti al Governo in merito ad alcune anticipazioni giornalistiche che lasciano supporre un intendimento controriformistico dell'Esecutivo anche nel campo degli ordinamenti didattici universitari, in contrasto con le dichiarazioni programmatiche rese dallo stesso Ministro dinanzi alla Commissione.           

Nel disegno di legge n. 1306 del resto non si coglie affatto un'impostazione di ampio respiro e in ogni caso i profili della legge n. 30 del 2000 che pure avrebbero richiesto un intervento riformatore vengono nuovamente disciplinati in senso peggiorativo. Dopo aver rapidamente enumerato i punti maggiormente criticabili del provvedimento, egli ribadisce quindi che sarebbe stato più saggio dare corso alla riforma dei cicli scolastici introdotta nella XIII legislatura per poi correggerla in corso d'opera, risparmiando così incertezze e dubbi a tutti i soggetti interessati al settore scolastico, anche in considerazione del fatto che sembra poco credibile l'introduzione del nuovo sistema sin dal prossimo anno scolastico. Il Governo ha invece preferito investire con una critica globale l'intera riforma delineata dall'allora Governo dell'Ulivo, travolgendo così anche gli aspetti ormai assimilati dal sistema.         

Soffermandosi poi su alcune specifiche disposizioni, egli critica la previsione di un ingresso anticipato nel sistema scolastico, che sarebbe contrario ai ritmi naturali dell'età evolutiva e avrebbe perniciose ricadute anche sui successivi passaggi del percorso formativo.       

Uguale contrarietà manifesta inoltre nei confronti di una scelta eccessivamente precoce fra il sistema dell'istruzione e quello della formazione professionale, che finirebbe per essere prevalentemente determinata dalle condizioni socio-ambientali. Stigmatizza quindi il tentativo di eliminare il principio dell'obbligo scolastico, ricordando le radici storiche in cui esso affonda e ritenendo impraticabile l'equiparazione di tale obbligo con quello connesso alla coscrizione militare, come da taluni sostenuto; l'obbligo scolastico, infatti, deve essere inteso non come un servizio che deve essere reso dal cittadino, bensì come un servizio che lo Stato deve rendere al cittadino.        

Dopo aver complessivamente criticato l'ordinamento scolastico che il progetto governativo intende delineare, in quanto non appare garantita la centralità dell'autonomia delle singole istituzioni scolastiche, l'oratore svolge alcune riflessioni sul percorso legislativo che si intende seguire, condannando il proposito di delegificare materie rientranti nella riserva di legge. Anche la richiesta della delega legislativa del resto appare contrassegnata dalla mancanza di principi e criteri direttivi chiari e puntuali, risultando assolutamente non rispettosa delle competenze statali e regionali e con ciò lasciando emergere profili di incostituzionalità. La scelta di una delega in bianco, inoltre, appare tanto meno comprensibile in considerazione dell'ampia maggioranza parlamentare di cui dispone il Governo.

  

Un'ultima critica egli rivolge poi al modo in cui si tenta di ovviare al problema delle risorse finanziarie necessarie ad avviare la riforma, dal momento che la soluzione proposta in merito non appare seria, né adeguata.  

Egli auspica infine che la legge di riforma del sistema scolastico sia frutto di un effettivo confronto parlamentare, affinché la nuova normativa che verrà licenziata sia la migliore possibile e sia capace di rilanciare la scuola pubblica soddisfacendo le esigenze degli studenti e degli operatori del settore. Al riguardo, e laddove vi sia una reale apertura al confronto nel merito, assicura la disponibilità della propria parte politica ad accelerare l'iter del provvedimento. In caso contrario, il dissenso del suo Gruppo si concretizzerà in una coerente opposizione al progetto governativo.

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