CAMERA DEI DEPUTATI

 

XIV LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

 
Seduta n. 264 di mercoledì 12 febbraio 2003
 

 

Primo intervento

 

ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, è intervenuto il parere della Commissione bilancio, altrimenti lei non avrebbe permesso la ripresa dei lavori. Ho qui con me la bozza del parere rilasciato dalla Commissione bilancio - credo l'abbia anche lei -, quindi penso che anch'ella, signor Presidente, possa verificare che la Commissione suddetta ha ritenuto il provvedimento privo di copertura e dunque in violazione dell'articolo 81, comma 4 della Costituzione. Tant'è vero che, ai sensi del nostro regolamento, la Commissione bilancio ha proposto una serie di condizioni - che, evidentemente, per l'Assemblea valgono come emendamenti -, con le quali si provvede ad una corretta copertura.
Signor Presidente, lei comprenderà che, a questo punto, permangono le condizioni che hanno portato questa mattina alla sospensione dell'esame del provvedimento, perché noi non sappiamo se la Commissione di merito farà propri questi emendamenti. Infatti, potrebbe anche verificarsi il caso che la Commissione di merito non li faccia propri e quindi l'Assemblea si troverebbe a non poterli esaminare.
Vorrei, signor Presidente, che lei valutasse l'opportunità di concedere 5 minuti - il che mi parrebbe una cosa abbastanza scontata, ma non si sa mai -, cioé un po' di tempo alla Commissione di merito per poter valutare il parere della Commissione bilancio.

 

Secondo intervento

 

ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà (Commenti). Onorevoli colleghi, quando un collega chiede di parlare il Presidente deve dare la parola!

 

ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, precedentemente lei mi ha dato una risposta. Una parte di essa era sicuramente giusta e da parte mia accoglibile, con pieno rispetto, come sempre. Con riferimento ad un'altra parte della medesima risposta, invece, se mi consente, signor Presidente, le chiederei una riflessione perché la sua decisione può creare un precedente e paradossalmente può danneggiare la maggioranza facendo perdere del tempo al prosieguo dell'iter dei lavori.

PRESIDENTE. Do atto del suo spirito collaborativo.

ANTONIO BOCCIA. Siccome si tratta di una questione di principio, io ben volentieri collaboro.
Presidente, il collega Innocenti ha richiesto il parere della Commissione per una questione di merito e ciò è condivisibile. Vorrei pregarla, Presidente, ad adiuvandum di quanto sostenuto dal collega Innocenti, di leggere insieme a me il comma 4-bis dell'articolo 86 del regolamento che recita: «Quando un progetto di legge contenga disposizioni su cui la Commissione bilancio abbia espresso parere contrario o parere favorevole condizionatamente a modificazioni specificamente formulate» - ed è il nostro caso - «, e la Commissione che ha svolto l'esame in sede referente non vi si sia adeguata, si intendono presentate [...]».
Le proposte della Commissione bilancio, dunque, si intendono presentate solo e soltanto quando la Commissione competente non ha inteso adeguarsi. Ora, Presidente - mi consenta - qui c'è un risvolto. Perché io le ho chiesto di sapere se la Commissione competente intenda o meno adeguarsi?
Perché se la Commissione competente si adegua e fa propri questi emendamenti, ovviamente nella forma regolamentare e cioè presentandone di analoghi, si apre il termine per poter presentare dei subemendamenti e la norma, avendo io in qualche modo partecipato alla sua stesura, è stata scritta così proprio per dare la possibilità di subemendare; altrimenti, poiché è previsto che gli emendamenti non sono subemendabili, si toglierebbe a ciascun deputato il diritto di subemendare questi emendamenti.
Signor Presidente, è, quindi, importante che la Commissione di merito dica se vuole o meno accogliere questi emendamenti in modo tale che poi sulla decisione presa dalla Commissione di merito si possa dare il tempo per presentare i subemendamenti.
Signor Presidente, se ciò non lo si fa adesso e lo si fa in occasione dell'articolo 7, io, una volta giunti ad esaminare tale articolo, le chiederò di concedere il tempo per presentare i subemendamenti. Pertanto, e dico ciò anche nell'interesse della maggioranza, sarebbe il caso che tempestivamente la Commissione di merito si pronunziasse dicendo se intenda o meno adeguarsi alla condizione posta dalla Commissione bilancio. Perché ciò avvenga, occorre che la Commissione si riunisca.

 

 

CAMERA DEI DEPUTATI

 

Stenografico Aula in corso di seduta

 
Seduta n. 265 di giovedì 13 febbraio 2003

 

ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Prego, onorevole Boccia, con la nota sintesi.

 

ANTONIO BOCCIA. Grazie Presidente, anche per il «nota». Desidero molto serenamente in primo luogo ringraziare il ministro Moratti. Secondo una consuetudine alla quale ci siamo abituati, ahimè, il Governo quasi mai è presente in aula e quindi (una volta che c'è) desidero dare atto al ministro di essere stata qui in aula tutta la mattinata e di aver ascoltato le nostre posizioni ed anche di essere intervenuta, perché anche questo non accade frequentemente. Mi auguro quindi che possa essere un esempio per tutto il Governo. Non posso dire altrettanto bene del ministro per i contenuti del rapporto con l'opposizione. In effetti il ministro Moratti si è limitata a suggerire a qualche collega di presentare un ordine del giorno e che poi il Governo si sarebbe impegnato a tenerne conto.
Signor ministro, trattandosi di un disegno di legge delega è evidente che il senso istituzionale della delega è proprio quello di dare un indirizzo legislativo al Governo per porre in essere delle norme. Quindi la differenza tra ordine del giorno e legge di delega è francamente molto sottile. Pertanto il ministro meglio avrebbe fatto, se aveva l'intenzione di accettare gli ordini del giorno, di far ricomprendere gli emendamenti che abbiamo presentato direttamente nella norma di delega. Lei invece, signor ministro, non l'ha fatto - questo vorrei dirlo a lei e anche al collega Vito, che è noto come provocatore e che quindi va preso anche un po' «con le pinze» - perché questo provvedimento che lei e che la maggioranza ci state facendo approvare è di per sé un ordine del giorno! Noi stiamo approvando un ordine del giorno, cioè stiamo facendo un atto che non ha alcun effetto giuridico. Stiamo infatti stabilendo di fare un ordine del giorno condizionato a successive leggi con le quali si prevederanno gli oneri necessari per realizzare la riforma e quindi solo allora potranno essere approvati i decreti delegati. Quindi si capisce perché lei insiste nel chiederci di ritirare gli emendamenti e di trasfonderne il contenuto in ordini del giorno, perché tanto il provvedimento al nostro esame è per intero solo e soltanto un ordine del giorno.
Da questo punto di vista si spiega ancora di più perché la nostra opposizione è dura e un tantino ostruzionistica. Noi, Presidente, abbiamo cominciato col sottoporre all'attenzione dell'Assemblea due questioni pregiudiziali di costituzionalità (e ieri mattina una questione sospensiva), perché quello era un modo serio per l'opposizione non solo per dissentire totalmente dai contenuti - come egregiamente hanno fatto i colleghi Colasio, Rusconi, Bimbi, Carra, Squeglia già in sede di discussione sulle linee generali -, ma anche per sollevare una questione di metodo, di procedure e di rispetto della Costituzione e della legge n. 468. Abbiamo cioè evidenziato come non vi fossero le condizioni di procedibilità di questo provvedimento. Ecco perché noi abbiamo ora un atteggiamento molto forte.
Capisco le provocazioni del collega Vito, dato che stamattina ha dovuto accusare un colpo, pur avendo cento voti di vantaggio rispetto all'opposizione e quindi pur avendo i numeri in stragrande quantità per andare avanti. Presidente, dato che vedo una riunione di maggioranza attorno al ministro, se è per accogliere qualche nostra osservazione, io ben volentieri mi fermo.

 

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, l'onorevole Boccia ha ragione; sta parlando (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

 

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Non avete problemi, vero?

 

ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, se c'è una volontà di accogliere qualche nostro emendamento per trasformare «l'ordine del giorno» in un legge, io mi fermo ben volentieri e dichiaro anche la disponibilità del nostro gruppo ad andare avanti.
Il problema è che non arrivano segnali di questo genere.
Presidente, capisco il collega Vito che, nonostante una grande maggioranza, ha subìto una battuta d'arresto non riuscendo a garantire il numero legale e si sa che ciò per un capogruppo non è un punto di grande prestigio.
Presidente, il ministro è ancora distratto!

 

PRESIDENTE. Onorevole Adornato, torni al suo banco, in qualità di presidente della Commissione dia il buon esempio!
Prego, onorevole Boccia, anche se il tempo a sua disposizione sarebbe terminato!

 

ANTONIO BOCCIA. Presidente, le chiedo ancora un attimo, in quanto si è aperta una questione...

 

PRESIDENTE. Ora bisognerebbe chiuderla!

 

ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, se lei è dell'opinione di chiudere la questione, io termino il mio intervento, in quanto ciò è quello che vogliamo!

 

PRESIDENTE. Il termine «chiusura» si riferiva al tempo a disposizione per l'illustrazione, poi può darsi che sia prodromico anche di altre iniziative.

 

ANTONIO BOCCIA. Allora, Presidente, siccome comincio a conoscerla, penso vi sia un'intesa in questo senso.

 

PRESIDENTE. No, c'è una sua legittima aspettativa, non mia!

 

ANTONIO BOCCIA. Presidente, non è nemmeno giusto - anzi, ritengo sia un tantino provocatorio - che un autorevole capogruppo della maggioranza, della Casa delle libertà, scarichi le sue difficoltà sul fatto che l'opposizione non ha una posizione unitaria (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
Noi abbiamo presentato questioni pregiudiziali, abbiamo presentato emendamenti, nonostante ci trovassimo di fronte ad un «ordine del giorno» che non è una riforma, ma una legge di delega anticostituzionale, abbiamo tenuto un comportamento unitario, siamo uniti anche in questa battaglia, dunque venirci a dire che non siamo uniti è veramente una fortissima provocazione.
Guardi, penso che il collega Vito lo abbia fatto apposta per farcene andare, perché forse non condivide questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)

^ Top ^