Quale sarà il destino delle diverse discipline una volta che il secondo ciclo previsto dalla legge 53 sarà operante? Sempre ammesso e non concesso che lo diventi, dal momento che il decreto per entrare in vigore dovrebbe percorrere l’iter istituzionale entro un 18 ottobre che si avvicina sempre più a passi da gigante e che, una volta approvato, le scuole si troverebbero ancora di fronte ad incertezze tali da rendere poco praticabile un’applicazione a tappeto dal 2006 ( le scuole e il Ministero dovrebbero aver risolto dubbi e contraddizioni nei due mesi che separano il 18 ottobre dalle vacanze di Natale, per procedere alle iscrizioni!).
Ma siccome il Ministero non demorde e anzi pronostica una sperimentazione, non si capisce bene se prima ( come vorrebbe) o dopo il 2006 (unica vera soluzione praticabile, visti gli sconquassi, ma a quel punto però l’avvio dal 2006 sarebbe solo sulla carta), è bene aver chiaro quali conseguenze sul fronte degli organici o, meglio, dell’utilizzazione delle diverse risorse umane e disciplinari l’attuazione, anche sperimentale, del nuovo secondo ciclo comporterà.
La precisazione organici/utilizzazione è d’obbligo perché, come già abbiamo sottolineato, il testo del decreto presenta non poche ambiguità.
Per comprenderci meglio è bene ricapitolare.
Sul fronte degli organici ci eravamo lasciati a metà del percorso di elaborazione del decreto con una previsione di perdita di posti statali oscillante grosso modo tra i 79.000 e i 104.000 posti, comprensivi della perdita derivante da riduzione di orari obbligatori e del passaggio di personale alle regioni a seguito del passaggio dell’istruzione professionale.
Ma a seguito della sconfitta elettorale della maggioranza che sostiene il governo nelle elezioni regionali ed a seguito dell’individuazione degli insegnanti della secondaria superiore come “potere forte” che aveva contribuito a questa sconfitta per paura di perdere il posto, dal mese di aprile ha fatto al sua comparsa nel testo del decreto l’affermazione che tutto l’organico di diritto così come determinato per il 2005-06 sarebbe rimasto consolidato fino al 2010-11, vale a dire fino all’andata a regime del nuovo secondo ciclo.
La cosa in sé non è risolutiva di tutti i problemi per tre motivi:
In ogni caso la notizia è stata in grado di tacitare momentaneamente le paure e in particolare che la riduzione degli organici potesse coincidere con il previsto alto numero di pensionamenti nei prossimi anni.
Tanto più che nel frattempo nel testo del decreto, pur rimanendo in ben 8 articoli su 31 la descrizione del sistema dell’istruzione e della formazione professionale come sistema affidato alle regioni, è sparito qualsiasi riferimento al passaggio di personale e suppellettili alle regioni.
Se non che, “venenum in cauda”, all’ultimo momento nel testo del decreto è stato introdotto un trentunesimo articolo che recita:
“Gli interventi di riconversione del personale docente, eventualmente necessari, anche al fine di trasferimenti in altri comparti della pubblica amministrazione, saranno programmati dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministro per la funzione pubblica.”
A che cosa si riferisce tale articolo?
E’ solo un passo messo lì per raggirare qualche controllo contabile e tranquillizzare Siniscalco? Oppure il riferimento ad altri comparti è da intendersi come un riferimento alle regioni?
Oppure, ancora, la riconversione si riferisce eventuali soprannumerarietà?
Quest’ultimo caso richiama automaticamente quella specie di “cellula dormiente” che è costituita dal famigerato decreto 212 ( quello della messa disposizione con stipendio all’80% e del licenziamento dopo 2 anni) convertito in legge nel 2002 ma mai applicato.
Ma come è possibile che vi sia soprannumerarietà se gli organici di diritto vengono conservati fino al 2010-11?
E’ una norma messa lì preventivamente per quella data?
Oppure, come si è già sentito dire nei corridoi, gli organici saranno conservati solo a certe condizioni?
Quali sono queste condizioni è presto detto: il “campus” di cui si parla in un’altra parte del decreto. Vale a dire quell’ambito in cui, risorse permettendo e con l’intesa con le regioni ( ma, a questo punto, se il personale resta statale….), è possibile attivare corsi professionali.
Se non che il “campus”, altra sorpresa dell’ultimo momento, deve essere autorizzato dal Ministero. Non è, cioè, competenza delle scuole autonome, pur con disponibilità di risorse proprie o della regione.
Se le cose stanno così l’intreccio perdita dei posti-conservazione dell’organico-sperimentazione- autorizzazione è perverso: se sperimento perdo i posti, ma se ottengo l’autorizzazione al campus forse recupero i posti, tuttavia per ottenere l’ autorizzazione al campus devo ingraziarmi il Ministero e sperimentare e quindi perdere i posti.
Come nel caso del famoso nodo gordiano c’è un solo modo per scioglierlo: sapere ciò che realmente ci riserba in secondo ciclo in termini di orari e discipline sicuri. Ed è ciò che cercheremo di fare di seguito.
Licealizzazione: questo nome è tornato più volte nella descrizione delle conseguenze dei cambiamenti introdotti dalla legge 53 per ciò che riguarda al secondaria superiora. E si capisce bene perché: il processo che trasforma il sistema scolastico secondario superiore italiano in due canali, istruzione-formazione professionale e licei, e che quindi non solo abolisce gli storici istituti tecnici ma aliena alle regioni anche il canale professionale, tenendo alle dipendenze del ministero i soli licei, può ben meritare questo nome.
A maggior ragione se poi il modello pedagogico e culturale a cui ci si ispira è quello che mette al centro i saperi astratti e gli apprendimenti teorici, quasi considerando la tecnica e la pratica degli accidenti della storia.
E ancor di più se tutte le volte che il ministero ha cercato di sintetizzare in una parola la caratteristica del liceo non ha saputo che estrarre dal cappello l’atavica discriminante di sempre: il latino, croce e delizia della scuola secondaria tradizionale quando ancora si risolveva in ginnasio e liceo classico, dalla quale sono usciti probabilmente tutti i Soloni che hanno lavorato a cotanta escogitazione.
La licealizzazione, appunto, se da un lato avrebbe dovuto cominciare a turbare i sonni delle generazioni future di alunni, avrebbe però dovuto far dormire sonni tranquilli agli insegnanti delle materie dell’area umanistica, in particolare agli insegnanti di lettere e filosofia che coprono o avrebbero dovuto coprire una parte cospicua degli insegnamenti liceali, così come oggi coprono una parte cospicua del personale docente nel settore secondario superiore (quasi 60.000 su 240.000, da soli quindi circa il 25% dell’intero corpo docente del secondo grado).
Ma, come vedremo, non è così.
Infatti non va dimenticato che l’area umanistica, per maggior precisione quella che raccoglie insieme gli insegnamenti storico-letterari, si articola in più classi di concorso: A050 ( oltre 32.000 docenti di italiano e storia degli istituti artistici, tecnici e professionali), A051 (circa 15.000 docenti di materie letterarie e latino dei licei scientifici, psico-pedagogici e parte dei linguistici) e A052 (circa 5.000 docenti materie letterarie, latino e greco dei licei classici). A queste classi di concorso è utile accostarne altre due: la classe A036 (circa 2.000 docenti di filosofia pedagogia e psicologia nei licei psico-pedagogici e linguistici e in alcuni indirizzi dell’istruzione tecnica e professionale) e la classe A037 ( circa 5.000 docenti di storia e filosofia dei licei). Questi ultimi soprattutto si intrecciano con i docenti di lettere per ciò che riguarda l’insegnamento di storia.
Da questo punto di vista il nuovo decreto prevede due novità di rilievo, che si deducono già dai quadri orari:
1) latino viene esteso a 5 licei su 8:
2) filosofia viene inserita in tutti i licei negli ultimi 3 anni:
E’ evidente dunque che l’inserimento di queste discipline e il loro accorpamento in un unico insegnamento (in alcuni casi persino in un’unica disciplina) cambierà il rapporto tra le diverse classi di concorso. In particolare:
1) italiano verrà assegnata alla classe:
2) storia verrà assegnata alla classe:
Balza immediatamente agli occhi la penalizzazione della classe A050 la quale perde storia in tutti i trienni a favore della A037, vede scomparire del tutto geografia, che aveva nel primo anno del tecnico industriale, e la atipicità con la A051 del vecchio magistrale ( “trasformato” nei licei linguistico e delle scienze umane). Ed infine perde anche le ore di italiano nel biennio iniziale del liceo economico a favore della A051.
Alle condizioni predette è evidente che cambiano tutte le quantità previste ed anche lettere non è più così garantita: o, almeno, non lo è la classe A050 che ne costituisce la gran parte. Ma neppure la A051, la quale se guadagna da un lato, perde latino nelle quinte del liceo scientifico e , anch’essa come la A050, le ore di storia dei trienni terminali a favore dell’A037. Ma persino quest’ultima, che pur guadagna alla grande, è penalizzata nel liceo scientifico dove la cattedra passa dalle tre classi del vecchio ordinamento (a cui si era però già aggiunta per completamento una quarta classe monodisciplinare) ad un numero di classi che può variare da un minimo di 5 (di cui una monodisciplinare),, a un più probabile numero medio di 6 (di cui 3 monodisciplinari) fino ad un numero di 9 classi tutte monodisciplinari. Infine la “espansione” dell’A037 potrebbe pregiudicare anche la condizione della A036 nel liceo delle scienze umane.
In particolare si possono prevedere le seguenti condizioni:
1. A050 (materie letterarie):
2. A051 (materie letterarie e latino):
3. A052 (materie letterarie latino e greco) :
4. A036 (filosofia, psicologia e pedagogia)
5. A037 (filosofia e storia)
Tranne che per i licei linguistico e delle scienze umane (ex socio-psico-pedagogico) che esistevano finora solo in via sperimentale, e per il liceo artistico, in ragione della ormai scarsa diffusione del vecchio ordinamento, non sono state qui prese in considerazione le altre sperimentazioni, nazionali o autonome, dove, per esempio, filosofia era già stata introdotta (prevalentemente riferita alla classe di concorso A036, come nel caso dei licei scientifico-tecnologici).
Allo stesso modo non sono qui presi in considerazione gli orari opzionali obbligatori a scelta dello studente, vista la loro aleatorietà: le discipline in questione si annegano in un generico “Approfondimento delle discipline obbligatorie” a sua volta annegato in un’opzione su tre possibili. Fa eccezione il linguistico che prevede espressamente, ma anche qui uno su tre, l’approfondimento e la continuazione del latino oltre il primo biennio.
Anche il “campus” non può offrire molto in compensazione dal momento che quest’ultimo dovrebbe essere più versato su discipline tecniche e pratiche.
In sintesi si può dire che oltre 12.000 insegnanti di A050, 300 di A052 e da 700 a 1.000 di A036 avranno seri problemi, mentre per quelli di A051 e di A037, se riusciranno a equilibrare tra perdite e guadagni, si tratterà di spostarsi di sede e di avere un numero di classi un po’ maggiore. Sembra comunque escluso che l’espansione delle discipline legate a queste due classi di concorso produca un aumento dei posti: semmai solo una compensazione.
Nonostante tutti, a destra e a sinistra, in questi anni abbiano reso omaggio alle “pensate” di Edgar Morin, che, dichiarando morta la scansione disciplinare enciclopedista fondata dall’Illuminismo, suggerisce, molto saggiamente, di valorizzare i saperi trasversali, l’unica disciplina sicuramente trasversale della tradizione scolastica italiana, la Geografia, non ha mai goduto di grande considerazione.
Entrambe queste cose sono dimostrate dal fatto che essa è stata finora attribuita con una certa casualità a più di una classe di concorso: a Lettere nel caso dei licei tradizionali e degli istituti tecnici industriali, ma solo per i primi due anni (uno solo negli ITI); ad un’apposita classe di Geografia (A039) negli istituti tecnici commerciali, sottintendendone una valenza soprattutto economica, laddove nei licei dovrebbe essere più storico-antropologico-politica (senza dimenticare l’aspetto fisico); ma poteva essere attribuita, sempre nei commerciali e a particolari condizioni, determinate non dallo statuto epistemologico ma dalla formazione delle cattedre, anche a Scienze naturali (A060), con ciò confondendola con quell’altra geografia fisica sconfinante nella geologia che va sotto il nome di Scienze della terra.
Se in tempi di maggiori fortune e di maggiori attenzioni alle nuove aggregazioni disciplinari esisteva questa varietà di scelte, poteva una legge come la 53 trattare meglio questa disciplina?
E’ evidente che no.
E infatti, come abbiamo già visto nell’affrontare l’area storico-letterario-umanistica, eccola scomparire nel liceo tecnologico, rispetto all’istituto tecnico e alla faccia della licealizzazione.
Ma eccola soprattutto scomparire dal liceo economico ( rispetto all’istituto tecnico commerciale) o, meglio, non scomparire del tutto, ma essere attribuita ad un unico insegnamento in un’unica materia di Scienze naturali.
Dunque l’equivoco si ripete e diventa esclusivo. Anzi, per paura che qualcuno possa fraintendere il Ministero sottolinea nelle note ai quadri orari che le Scienze naturali di cui si parla insieme a Geografia sono Chimica, Biologia e Scienze della terra, per un totale di 264 ore in quattro anni, comprensivo di tutte e quattro le discipline.
Le 264 ore di “sola” Geografia nel triennio terminale dell’istituto tecnico commerciale (una cattedra ogni due corsi, salvo completamento), le 330 ore dell’istituto tecnico per il turismo, le 198 del PACLE dove vanno a finire? E le 99 ore degli istituti professionali alberghiero, commerciale e turistico?
E dove vanno a finire i circa 2.700 insegnanti della classe di concorso A039?
Quando in relazione alla legge 53 entriamo nel campo dell’insegnamento delle lingue straniere entriamo un campo complesso. Per tre ragioni.
La prima è una ragione politica: l’incremento della lingue straniere e segnatamente dell’inglese (una delle tre “I”) era uno degli obiettivi conclamati del programma di governo. E quindi lì più che altrove si verificherà se le promesse sono state mantenute o no. Tanto più che rispetto a Berlusconi la Moratti ha alzato la posta puntando non solo all’inglese ma ad almeno due lingue comunitarie.
La seconda è una ragione strutturale: si fa presto a dire lingue straniere, ma le lingue straniere sono molte e diverse e molti e diversi sono gli insegnanti che le insegnano. Finora nelle scuole secondarie superiori italiane si insegnavano inglese, francese, tedesco, spagnolo, russo, serbo-croato, sloveno e albanese (il lettore si accorgerà della mancanza di alcune lingue emergenti come l’arabo, il cinese, il giapponese per non parlare di altre lingue comunitarie a cominciare dal portoghese: altro problema!) con altrettante classi di concorso a cui fanno tuttora riferimento oltre 25.000 insegnanti tra i quali circa 15.000 di inglese, 8.000 di francese e 2.000 di tedesco.
La terza è una ragione di tipo organizzativo che discende direttamente dalla precedente: dati questi numeri chi insegnerà queste lingue?
E qui casca l’asino. E casca anche la “I”: dal momento che tutti gli alunni (tranne quelli del liceo classico che hanno anche le lingue morte) devono studiare almeno due lingue comunitarie il fare spazio alla seconda lingua finisce per sacrificare inevitabilmente la prima. E siccome la prima è già oggi prevalentemente l’inglese ecco che la “I” rischia di precipitare e con essa rischiano di precipitare proprio quei docenti di inglese che potevano sentirsi lusingati da tanto interessamento. La storia è cronaca dei mesi scorsi. Alle proteste degli insegnanti di inglese per il rischio di una inaspettata riduzione ecco la risposta: chi insegna inglese insegnerà anche la seconda lingua comunitaria. Non importa se non è abilitato in questa seconda lingua, la stessa cosa si fa già alle medie e poi... avrà pur fatto qualcosa all’università in qualche altro idioma, perdiana! ( la laurea in lingue prevede effettivamente la conoscenza di almeno due lingue, ma lo stesso non vale per l’abilitazione)
Insomma una lingua e una linguaccia!
Ed ecco allora che per sciogliere ogni dubbio nei licei artistico, musicale-coreutico, delle scienze umane, scientifico e tecnologico la disciplina è unica: 132 ore all’anno, 660 ore in cinque anni di inglese e di seconda lingua comunitaria insegnate dallo stesso docente, abilitato in inglese prevalentemente, si suppone. Da un punto di vista complessivo c’è un incremento del 33,3%, ma in realtà la prima lingua (l’inglese) ha una riduzione media di una percentuale analoga.
Del liceo classico si è già detto. Qui la lingua è solo l’inglese per 330 ore in un quinquennio, che significa un incremento del 25% rispetto all’ordinamento tradizionale, ma un decremento di almeno il 28% rispetto alle tante sperimentazioni Brocca o parziali (di prosecuzione della lingua) esistenti. Quest’ultima cosa vale anche per il liceo scientifico dove c’erano molte sperimentazioni parziali di seconda lingua straniera.
Il punto più critico della situazione si verifica però nel liceo economico: anche qui, come per tutti gli altri licei, si prevede un insegnamento con un’unica materia per entrambe le lingue, e dunque un unico insegnante ed un unico orario di 132 ore annue, pari a 4 ore settimanali e un totale di 660 ore.
Nell’ordinamento attuale dell’istituto tecnico commerciale abbiamo invece una prima e una seconda lingua insegnata da due diversi insegnanti, diversamente abilitati per un totale complessivo di 1.056 ore in cinque anni (495+561). Fa una bella differenza con gli altri licei dove invece la lingua era finora una sola. Ed infatti mentre complessivamente, pur con tutte le approssimazioni del caso, tra inglese e seconda lingua là si va crescendo, qui le ore, oltre ad essere affidate ad un insegnamento più approssimativo, crollano del 37,5%. E non si può pensare che possano servire a compensare questa perdita le eventuali 198 ore di approfondimento in tre anni che vanno scelte tra innumerevoli altre opzioni.
Un ragionamento a parte merita il liceo linguistico, l’unico in cui le diverse lingue siano assegnate a tre insegnanti diversi e diversamente abilitati. Ma qui il confronto va fatto con i tre indirizzi che finora avviavano ad una congrua preparazione su tre lingue:
Complessivamente l’orario di lingue straniere del nuovo liceo linguistico (1716 ore in cinque anni) è più alto di quello Brocca (1518) pari a quello dell’istituto tecnico per il turismo, ma più basso dell’Erica (2013). La situazione diventa molto più complessa se si fa riferimento alle diverse classi di concorso o, meglio, alle diverse lingue straniere, con l’avvertenza che quando si parla di prima lingua nel nuovo liceo si parla di inglese, mentre finora questa poteva essere anche francese o, in qualche caso tedesco, perché era riferita alla lingua straniera fatta nella scuola media.
In ogni caso nel confronto col linguistico Brocca la prima lingua incrementa del 6,6%, la seconda del 17,6% e la terza del 14,3%. Ma se il confronto si fa con l’istituto tecnico per il turismo abbiamo una perdita del 15,8% nella prima lingua e del 4,8% nella seconda ed un incremento del 33,3% nella terza. Stesso trend ma più consistente nel confronto con l’indirizzo per corrispondenti in lingue estere: una perdita del 30,5% nella prima lingua, del 20% nella seconda e un incremento del 23% nella terza.
E’ dunque la terza lingua il volano di incremento. Se si pensa che la prima lingua è ed era prevalentemente inglese, protetta, a questo punto, negli altri licei con l’assegnazione anche della seconda lingua e che l’incremento nel linguistico sarà affidato alla terza (prevalentemente tedesco, spagnolo,russo ecc.), c’è da chiedersi che cosa resterà agli 8.000 insegnanti di francese.
Un po’ più tranquilla invece la situazione per gli insegnanti di conversazione, che affiancheranno per un’ora alla settimana i docenti laureati. Rispetto al linguistico Brocca la quota oraria resta uguale per prima e seconda lingua e aumenta del 66,6% per la terza. Mentre rispetto agli altri due indirizzi è prevedibile una crescita di orario del 25% per prima e seconda lingua, mentre la terza resta uguale.
Dopo aver visto la prima delle tre “I” d’ordinanza, l’inglese, ed aver capito che ce ne è meno di quanto ce ne fosse prima(anche se con la nobile intenzione di fare spazio a una seconda lingua, che , per problemi di cattedra, verrà assai meno nobilmente insegnata dagli stessi insegnanti di inglese), ci avviciniamo ora alla seconda “I”, quella di informatica.
Chi si aspettava che la disciplina, dato il suo carattere trasversale, fosse ben evidenziata in tutte le specializzazioni si sbagliava. Informatica infatti esisterà solo, come disciplina a sé, nel liceo economico e, probabilmente, nel triennio di cinque degli otto indirizzi del liceo tecnologico (dove la sua determinazione è, però, un po’ incerta). In tutti gli altri licei è ridotta a un…. asterisco.
Si! Un asterisco che in fondo ai quadri orari indica che dentro all’insegnamento di matematica vanno contemplati non meglio determinati “elementi di informatica”. Tutto qui!
Fino ad ora informatica era insegnata insieme a matematica prevalentemente negli istituti tecnici dell’indirizzo commerciale e turistico, nei bienni degli istituti tecnici industriali, nei trienni iniziali di tutti gli istituti professionali e nelle sperimentazioni del piano nazionale di informatica presenti soprattutto nei licei e in buona parte delle sperimentazioni Brocca, e insieme a elettronica nell’indirizzo di chimica industriale degli istituti tecnici industriali.
Era disciplina a sé nell’indirizzo informatico degli istituti tecnici industriali ( e della corrispondente sperimentazione ministeriale Abacus) e nei trienni dell’indirizzo per ragionieri programmatori ( e nella corrispondente sperimentazione ministeriale Mercurio): in questi due indirizzi ed in alcuni indirizzi dell’istruzione professionale erano concentrati i circa 2.000 insegnanti della classe di concorso A042.
Il numero di ore di informatica propriamente detta (A042) assomma con la legge 53 a 231 ore in cinque anni nel liceo economico ed eventualmente in un numero di ore oscillante tra le 132 e le 462 in tre anni del liceo tecnologico. In quest’ultimo caso potrebbero essere di più se si realizzano due condizioni:
Ma potrebbero anche essere di meno se di queste “tecnologie informatiche” si accentuano gli aspetti tecnologici, il che potrebbe comportare l’attribuzione della disciplina ad elettronica o ad altri insegnamenti.
Avevamo invece finora 526 ore negli ultimi tre anni dell’indirizzo programmatori e ben 1155 ore negli istituti tecnici dell’indirizzo informatico.
E’ difficile fare una previsione circa l’utilizzo di questi 2.000 insegnanti perché alle ambiguità del testo (soprattutto nei licei tecnologici) si accompagna una difficoltà nel comprendere la ridislocazione dell’utenza potenziale dei ragionieri programmatori che sarà spartita tra licei tecnologici dell’indirizzo informatico e licei economici. In questi ultimi è comunque scontata per un motivo o per l’altro una drastica riduzione dell’insegnamento di informatica A042.
A questi insegnamenti dell’area informatica vanno aggiunti i laboratori e l’insegnamento di trattamento testi.
I primi, interni alle ore di informatica attraverso il meccanismo delle compresenze, assommavano finora a 594 ore di laboratorio di informatica industriale nell’istituto tecnico e a 264 di informatica gestionale nell’indirizzo programmatori. Con la nuova legge non sembrano contemplati nel liceo economico, mentre nell’istituto tecnico potrebbero al massimo pareggiare le ore teoriche.
Sul questo fronte quindi ci si può aspettare solo una riduzione.
Trattamento testi e dati era una disciplina finora insegnata negli istituti tecnici commerciali ( A075) e negli istituti professionali (A076). Derivata dalla trasformazione dei precedenti insegnamenti di dattilografia e stenografia, riguardava il trattamento informatico dei testi scritti e dei dati. Era quindi ormai diventata una disciplina dell’area informatica. Essa scompare completamente: nel liceo economico e negli altri licei non ne troviamo traccia, negli istituti professionali la sua sorte è legata a quella degli istituti stessi.
Complessivamente dunque non si può dire che la politica delle “3 I” abbia portato ad un aumento degli studi informatici, tutt’al più si può parlare di una spolverata di informatica in alcuni licei dove prima non c’era, se non in via sperimentale. Di questa “spolverata” sembrano beneficiarne più gli insegnanti di matematica ( insegnamento a cui informatica viene aggregata) che quelli di informatica. Chi invece ne farà le spese saranno alcune migliaia di insegnanti, a partire da quelli di trattamento testi, spesso in competizione tra loro per ottenere le ore magari di un laboratorio.
Matematica invece potrebbe apparire come la grande beneficiaria di questa riforma, per quanto non ovunque aumenti: nel liceo classico il numero di ore resta lo stesso, nel liceo artistico diminuisce, nel liceo economico aumenta, ma scompare la matematica applicata. Quindi al sua situazione va vista bilanciando le diverse possibilità e, soprattutto, le diverse classi di concorso. Nel caso di matematica le classi di concorso sono 3: A047 ( matematica con oltre 10.000 addetti), A048 (matematica applicata con circa 6.000 addetti) e A049 (matematica e fisica con circa 8.000 addetti). La seconda è da tempo in sofferenza mentre in passato si era registrata una tendenza in alcune sperimentazioni a separare la fisica dalla matematica preferendo la A047 alla A049.
Pur nella incertezza delle attribuzioni (per ora non ci sono accoppiamenti tra insegnamenti classi di concorso) si possono definire le situazioni seguenti:
1. A048 ( matematica applicata)
2. A047 (matematica)
3. A049 ( matematica e fisica)
In realtà l’aumento è dunque solo nel liceo economico per la classe A047 e nel liceo scientifico per la classe A049. Quest’ultima per il resto è in perdita ovunque. Drammatico il destino per la classe A048, a meno che il fatto che nel liceo economico con matematica si preveda anche statistica non voglia dire per la A048 il triennio superiore con una perdita “appena” del 18%. A questo punto però nel liceo economico si registrerebbe una perdita del 40% per la A047.
Solo lievi sono le compensazioni nelle materie opzionali e per lo più riguardanti fisica e quindi solo la classe A049. Dunque anche i benefici per matematica non sono poi così alti, anche se potrebbero essere incrementati dallo spostamento dell’utenza verso i licei scientifici ed economici.
Dopo le due “I” di Inglese e di Informatica è venuta l’ora della terza “I”, quella di Impresa. O, meglio, di ciò che può assomigliarle, dal momento che abbiamo il timore che, quando si parla di impresa il nostro presidente-operaio del consiglio e la nostra ministra-imprenditrice, abbiano in mente più un processo di imposizione di logiche aziendaliste al sistema scolastico che una buona preparazione scolastica finalizzata a buona gestione economica delle aziende e del Paese. E ciò che succederà con l’applicazione del decreto sul secondo ciclo sembra darci ragione.
Ci riferiamo qui evidentemente a due discipline, quelle comunemente denominate Diritto e Economia ( al secolo Discipline giuridiche ed economiche classe A019) e Economia Aziendale ( al secolo Discipline economico-aziendali classe A017).
Diritto e Economia, una volta disciplina limitata ad alcuni indirizzi dell’istituto tecnico e professionale prevalentemente compresi nel ramo commerciale e turistico, era per la verità assurta al ruolo di disciplina di una potenziale area comune con la sua presenza in tutti i bienni iniziale dell’istruzione professionale riformata (1992) e di quella tecnica ( 1994-95), delle sperimentazioni Brocca (linguistici e socio-psico-pedagogici, i più diffusi) e in alcune sperimentazioni parziali dei licei classici e scientifici. Insomma ciò che era cresciuto negli anni novanta era l’idea che le conoscenze giuridico-economiche dovessero essere un fardello indispensabile nella preparazione di base per tutti.
Paradossalmente proprio i fautori dell’Impresa con la I maiuscola e dell’aziendalismo con la A maiuscola non sono stai di quest’avviso. C’è chi dice perché oltre all’Economia c’era anche il Diritto: ma noi non siamo maliziosi.
Fatto sta che oggi questo insegnamento scompare praticamente da tutti gli indirizzi. La ritroviamo solo nel liceo economico per un totale di 429 ore di Diritto in 5 anni, obbligatorie per tutti. Altre ore di Diritto le ritroviamo come obbligatorie nell’area di indirizzo sotto le voci Diritto di impresa e Diritto internazionale comparato e europeo per un totale di 187 ore in tre anni e nell’indirizzo di costruzioni del Liceo tecnologico sotto la voce Legislazione per un totale di 198 ore in tre anni.
Per il resto bisogna affidarsi ai cosiddetti Elementi di Diritto e Economia, disciplina a scelta dello studente tra due o tre o quattro nei licei artistico ad indirizzo audiovisivo, classico,linguistico, scientifico, tecnologico e delle scienze umane.
Questo, delle discipline a scelta dello studente, è il massimo a cui si è arrivati dopo le proteste contro la soppressione della disciplina da tutti gli altri licei e indirizzi. Una compensazione che non copre sicuramente la quantità di insegnanti della classe A019, ammontanti a oltre 7.000 unità nel 1994 ma sicuramente incrementati a partire da quegli anni in cui inizia,appunto, la diffusione della disciplina in tutti bienni sperimentali e di nuovo ordinamento.
Alle ore di Diritto suddette occorre aggiungere 594 ore di Economia obbligatorie per tutti del liceo economico , ma vi sono dubbi che tutte queste ore vadano alla classe A019 e non debbano essere disputate con la classe di concorso A017, la quale altrimenti sarebbe totalmente fuori dalla gamma degli insegnamenti obbligatori per tutti ( sempre limitatamente, beninteso, al liceo economico) e si ritroverebbe relegata nell’area degli insegnamenti di indirizzo e di quelli facoltativi ( assai aleatori questi ultimi) con una consistenza rispettivamente di 374 ore e di 297 negli ultimi tre anni.
Lo stesso dubbio insiste sulle 165 ore di marketing concentrate negli ultimi due anni dell’indirizzo tessile del liceo tecnologico.
Resta comunque il fatto che i docenti della classe A017 che dieci anni fa avevano a disposizione quasi 14.000 cattedre e che oggi contano, se non andiamo errati, circa 7.000 soprannumerari vedono tagliati ancora di più i loro posti.
In altre parole, anche ipotizzando che tutte le ore di Economia obbligatorie per tutti nel liceo economico vadano alla classe A019 avremmo comunque la seguente situazione:
1. A019 (Discipline giuridiche ed economiche)
2. A017 ( Discipline economico-aziendali)
Anche la terza I, dunque non sembra molto implementata da questi cambiamenti: alla fine con la riduzione di entrambe le economie, si realizzerà una terza economia, quella sulle spesa pubblica. Ma questo non sarà certo un affare né per la scuola né per i cittadini.
Le discipline dell’area scientifica ruotano essenzialmente intorno a tre materie: Fisica, Scienze e Chimica. Occorre distinguere perché ognuna di queste tre materie comporta o diverse implicazioni o al suo interno diverse discipline:
Inoltre queste tre materie hanno un’altra particolarità: ancorché non sia rintracciabile nel nuovo testo una precisa nozione di area comune, se non all’interno dei licei con indirizzo, queste materie hanno la caratteristica di appartenere sia a quella che potremmo chiamare l’area degli insegnamenti generali che a quella degli insegnamenti specialistici, per quel che di specialistico è rimasto. E così era anche in passato. Il tutto però in maniera sostanzialmente differente tra le tre materie:
A queste materie andrebbero aggiunte una serie di discipline facenti capo all’area medico-biologica, di cui la più importante è sicuramente anatomia (A040), che raccoglievano alcune centinaia di addetti ma che però sono tutte destinate o alla scomparsa insieme agli indirizzi specialistici in cui si trovano o al destino incerto dei professionali dove sono prevalentemente collocate.
La situazione che si prospetta è la seguente:
1. A012
2. A013
3. A038
4. A049
5. A060
6. A058-A074 e discipline tecniche agrarie in genere
Accanto a queste discipline vi sono i laboratori per i quali non sono definite le quantità.
Si può però dire che:
Complessivamente dunque, nonostante alcune discipline (A038, A049, A060) guadagnino spazio o pareggino la situazione, anche in questo caso siamo di fronte a drastiche riduzioni per alcune migliaia di lavoratori.
Esiste un’altra gamma di discipline che si possono ritrovare sia nell’area degli insegnamenti generali che in quella degli insegnamenti specialistici e di indirizzo: le discipline artistiche.
Esse infatti sono presenti sotto diverse forme e classi di concorso nei nuovi licei così come lo erano nei licei tradizionali, per lo più sotto la denominazione di Storia dell’arte (A061 con quasi 1.500 addetti), in taluni casi accoppiata nel medesimo insegnamento con disegno ( A025 con quasi 3.500 addetti, in parte utilizzati per ragioni storiche anche sulla classe A007, Arte della fotografia e della grafica pubblicitaria, a sua volta con circa 150 addetti dall’incerto destino legato all’incerto destino dell’indirizzo professionale di grafica).
Ma esistono anche numerose discipline artistiche insegnate finora prevalentemente nei licei artistici e negli istituti d’arte, ma anche in qualche indirizzo professionale e tecnico (una per tutte: Disegno tecnico artistico A027): si tratta soprattutto di Discipline geometriche (A018), Discipline Pittoriche (A021) e Discipline Plastiche (A022) ma anche di numerose discipline più specifiche, ivi compresi i 21 laboratori di arte applicata.
Nel primo caso il decreto sul secondo ciclo prevede il mantenimento delle discipline, anzi anche la loro estensione a licei come il tecnologico e l’economico in cui questa non era scontata. E’ questo il frutto di una battaglia svoltasi nell’opinione pubblica all’indomani delle prime bozze di decreto, quando anche artisti italiani di fama mondiale si mobilitarono per dire che era una vergogna che in un paese pieno di opere d’arte come l’Italia l’arte non fosse in qualche modo trasversale a tutti gli indirizzi. In particolare:
Dunque l’introduzione nel liceo economico ed il forte incremento del classico ( e qualche scelta nel tecnologico) potrebbero compensare abbondantemente le perdite nel linguistico e nelle scienze umane. Ma il condizionale è d’obbligo perché nei licei economico, linguistico e delle scienze umane dovranno vedersela con Musica (A031 probabilmente) non si capisce se in alternativa, se in contemporanea o se lo stesso insegnante dovrà insegnare entrambe le discipline (?).
Musica a sua volta oltre che in contemporanea con Arte nei suddetti licei si trova nella seguente situazione:
Sul fronte delle discipline specialistiche dell’istruzione artistica la situazione è ancor più complicata.
In primo luogo l’incerta sorte degli istituti d’arte si accompagna all’incerta sorte delle discipline artistiche specialistiche presenti nei professionali.
In secondo luogo finora siamo di fronte a un numero di discipline specialistiche più alto di quelle che rimarranno dopo l’entrata in vigore del decreto, le quali praticamente si riducono a Discipline geometriche, Discipline pittoriche e Discipline plastiche. Per fare un calcolo conviene perciò prendere l’insieme delle discipline specialistiche.
In terzo luogo abbiamo un situazione diversificata tra l’indirizzo di arti figurative e gli altri due indirizzi del liceo artistico, la quale a sua volta va confrontata con una situazione diversificata determinata dalle numerose sperimentazioni che coprono la rete nazionale dei licei artistici e degli istituti d’arte, delle quali conviene perciò prendere in considerazione solo le più diffuse (Michelangelo e Leonardo).
Ciò detto, la situazione è la seguente:
E queste riduzioni sono già a loro volta “ridotte” dopo le proteste dei licei artistici a seguito delle prime bozze del decreto rese note!
Ma insomma, se chi insegna arte dovrà industriarsi ad insegnare anche musica e chi in due ore alla settimana per mettersi a disegnare non farà neppure in tempo a fare la punta alla matita, l’arte che si produrrà nelle nostre scuole da parte di insegnati e studenti sarà soprattutto l’arte… di arrangiarsi!
Fin dall’emanazione delle prime bozze del decreto sul secondo ciclo era evidente che coloro che per i quali non si metteva proprio bene erano gli insegnanti delle discipline specialistiche. E questo lo abbiamo già visto per le aree delle discipline economico-aziendali e per quelle artistiche. Ma in questo ambito chi entrava particolarmente in sofferenza erano le discipline dell’area tecnica. E quando si parla di area tecnica, in senso lato, si parla della maggioranza delle classi di concorso in cui sono organizzate le discipline della scuola secondaria italiana e di una buona metà dei quasi 250.000 docenti che vi sono inseriti.
Sarebbe inutile elencarle tutte queste classi di concorso, ma basta sapere che si va dai 10 insegnanti a livello nazionale di Costruzioni navali (A015) e di una miriade di piccole classi di concorso con questa consistenza, ai circa 5.000 di Tecnologia , ai 4.000 di Elettrotecnica, ai 3.000 di Elettronica, ai 2.500 di Costruzioni, passando per i 28.000 insegnanti tecnico pratici inquadrati nelle 53 classi di concorso della tabella C.
Il decreto sul secondo ciclo, non solo riduce, ma anche semplifica rispetto a queste numerose discipline nel momento in cui le licealizza oppure le devolve alle regioni attraverso la devoluzione dell’istruzione professionale, dove forse la specificità sarà mantenuta (per poi magari essere riassociata, laddove è stata soppressa, attraverso il “campus”).
Esse inoltre sono quasi tutte concentrate nel liceo tecnologico laddove assumono denominazioni asettiche in grado di indicare obiettivi, forse, ma non contenuti disciplinari: “Gestione di progetto”, “Processi tecnologici; teoria applicazioni impianti”. Definizioni buone per tutte le stagioni e per tutti gli indirizzi, ma vogliamo ben credere che l’abbandono del buon senso non arrivi a suggerire che nella pratica queste definizioni non debbano essere aggettivate in base all’indirizzo.
Per tutte queste ragioni un confronto con la situazione attuale degli istituti tecnici non può che essere di carattere generale: discipline e classi di concorso vengono semplificate e non è semplice associare le nuove definizioni alle vecchie.
Ma in ogni caso l’esito sarà il seguente:
Non si comprende inoltre bene come ed in che misura queste discipline si articoleranno in laboratori, né se questi prevederanno la copresenza: ad un certo punto si era pensato che tutte le ore di indirizzo dovessero svolgersi in laboratorio, con l’implicita presenza dei due insegnanti, teorico e pratico, ma tutto ciò non è suffragato da precise indicazioni. Noi però in questo caso vogliamo essere ottimisti e continuare a pensarlo:
Siamo dunque arrivati al termine di questa carrellata sulle discipline della scuola secondaria superiore e su come queste sono investite dal decreto sul secondo ciclo. Le più importanti le abbiamo viste nei particolari, le altre le abbiamo citate genericamente, ma sono quelle destinate a sparire nella semplificazione licealista progettata dal nostro Ministro o a passare nell’ambito regionale con l’istruzione professionale. Alcune altre è stato giocoforza citarle nell’insieme perché confronti troppo particolareggiati erano impossibili da farsi.
Mancano all’appello ancora due discipline: Religione/Attività alternative ed Educazione Fisica. E non è un caso che manchino: perché sono a questo punto le uniche che non subiranno variazioni di sorta, né quantitative né di collocazione.
Religione/ Attività Alternative è stata così fin dall’inizio forse perché avendo un’ora sola alla settimana non si poteva ritoccarla se non sopprimendola o forse perché…è in grazia di Dio. Sta di fatto che con l’introduzione di tante discipline facoltative o opzionali è un po’ un paradosso che resti obbligatoria l’unica disciplina che da tanti anni non lo è.
Per Educazione Fisica è tutta un’altra storia: doveva essere dimezzata, ma la mobilitazione di questi docenti ha ottenuto, unico caso, non solo un miglioramento rispetto alle prime bozze del decreto, ma in ripristino delle condizioni originarie. Resta un problema: il decreto prevede che un alunno possa far valere come crediti le proprie prestazioni presso una società sportiva esterna alla scuola.
In altre parole che possa evitare di scendere in palestra se ne frequenta una privata per conto suo. Non è una bella cosa e vedremo che conseguenze avrà, a partire da quelle sulla determinazione dell’organico di diritto e di fatto.
Tuttavia quando due settimane fa abbiamo cominciato questa carrellata avevamo messo in guardia che il problema non era quello della perdita immediata di organico, cosa che, pur con qualche ambiguità, sembra scongiurata dalla conservazione dell’organico di diritto del 2005-06 per i cinque anni successivi. Lo diciamo chiaramente anche per evitare di essere rimproverati dal Ministero di spargere allarmismi.
Ma i problemi restano: quando si parte cucendo un vestito stretto all’organizzazione scolastica e poi, di fronte all’impossibilità di reggere le contestazioni della categoria, dell’utenza e dell’opinione pubblica ( tanto più se sancite da sconfitte elettorali), si pensa di dare indietro solo la stoffa tagliata, dicendo magari: “ricucitevela voi, tanto meglio se subito con una sperimentazione”, è evidente che l’abito non riesce bene.
E a una signora elegante come il nostro Ministro questo particolare non può sfuggire.
No! occorre rivoltare l’abito se si vuole andare avanti e partire dal fatto che, date queste risorse, che sono il livello a cui si attesta una scuola in una società come la nostra, occorre riorganizzarle, non tagliarle e poi riaggiungerle, per ottenere il risultato. E occorre lasciare lo spazio perché il corpo all’interno dell’abito possa respirare.
Perchè, anche se il sarto restituisce la stoffa avanzata al cliente, l’abito stretto, alla prima prova, farà sentire tutte le punture degli spilli messi per tenerlo insieme.
Ed è ciò che accadrà con questa sperimentazione, tanto più che essa viene fatta più per anticipare che per provare.