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Il decreto legge che introduce la possibilità di fare donazioni alle scuole usufruendo di benefici fiscali, produce riduzioni ai finanziamenti statali alla scuola

Il frutto avvelenato delle donazioni

Il decreto legge che introduce la possibilità di fare donazioni alle scuole usufruendo di agevolazioni fiscali, su cui si sono sprecati i toni trionfalistici del ministro Fioroni, continua a riservare sorprese.
Il beneficio così benignamente accordato alle scuole, verrà pagato dalla scuola stessa con una riduzione delle disponibilità finanziarie ad essa destinate.

In ordine, le agevolazioni fiscali hanno un costo in termini di minore introito per le casse dello Stato: cioè la borsa a cui si attinge è sempre la stessa ed è dunque evidente che ogni prelievo produce un bisogno di cassa da un’altra parte se si vuol mantenere inalterata la capacità di spesa dello Stato.
E’ così che, una diminuzione di gettito fiscale prodotta da agevolazioni fiscali concesse a chi fa grazioso dono alle scuole di una somma, non può essere pagata dallo Stato soprattutto dopo il salasso imposto dall’ultima finanziaria per rimettere in ordine i conti dello Stato.

Dunque il Decreto sulle liberalizzazioni da poco emanato, calcola l’onere derivante dalle agevolazioni fiscali in 55 milioni per l’anno 2008 e in 31 milioni per l’anno 2009. A tale onere si provvede così:

  • Per l’anno 2008 con la riduzione della somma corrispondente, cioè 55 milioni, dalla contabilità speciale dello Stato prevista dalla legge n. 16/02 per il Ministero della pubblica istruzione. Somma che viene versata nelle casse dello stato.
  • Per l’anno 2009 con la riduzione della spesa prevista dalla finanziaria 2007, 220 milioni di euro, per gli investimenti nella scuola. Ricordiamo infatti che la scuola statale paga un obolo considerevole a questa finanziaria, consistente in 1. 400 milioni di risparmi. Riceve, come investimento, la somma di 220 milioni da destinare a: innalzamento dell’obbligo scolastico, abbattimento barriere architettoniche e adeguamento delle strutture vigenti alle disposizioni in tema di sicurezza, apertura delle scuole al pomeriggio, parziale gratuità dei libri di testo per gli studenti del biennio scuola superiore, sezioni primavera, IFTS, educazione degli adulti, innovazione tecnologica. Cioè tutte le riforme che dovrebbero essere lì a dimostrare l’investimento nella scuola pubblica e che ora subiscono riduzioni finanziarie in nome della nuova priorità.

Inoltre, mentre le agevolazioni fiscali per le donazioni sono concesse anche alle scuole paritarie, è solo la scuola statale a pagarne gli oneri, anche per la scuola paritaria.
Infatti non è prevista alcuna riduzione dei finanziamenti concessi alle scuole paritarie.
Gli effetti di queste novità sono dunque quelle di avviare e favorire flussi di finanziamenti privati verso la scuola pubblica, sovvenzionati con un ritiro dello stato dalle sue responsabilità. Cosa che non gioverà certamente al diritto universale all’istruzione tutelato dalla Costituzione e il fondo perequativo assume sempre più il ruolo della foglia di fico.
Una cosa è certa, non saranno certamente né le scuole dell’infanzia, né le scuole elementari o medie, né i licei ad attrarre grandi flussi finanziari, è evidente che al centro dell’attenzione ci sono i poli tecnico professionali, con tutte le criticità e i dubbi che anche questo aspetto della vicenda mette in luce.

Roma, 29 gennaio 2007

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