“Il sapere e l’istruzione non sono un lusso”. Contratto, organici funzionali, fine del precariato ed investimenti per la scuola pubblica i maggiori temi che i Sindacati confederali porteranno il prossimo 26 settembre all’incontro con il Presidente Prodi.
Il 26 settembre i sindacati scuola Cgil, Cisl, Uil incontreranno il Presidente del Consiglio Prodi: lo hanno annunciato questa mattina a Roma i segretari generali dei tre sindacati, Panini, Scrima e Di Menna in una conferenza stampa. A Prodi i sindacati parleranno di rinnovo di contratto, di precariato, di investimenti.
L’incontro con i giornalisti è stato convocato per presentare un dossier ricco di dati e di confronti sulla situazione della scuola italiana dopo cinque anni di governo Berlusconi. Elaborando dati del Miur e dell’Ocse, è stata rappresentata la situazione in termini di personale, classi, alunni, retribuzioni. E quello che viene fuori non giustifica la posizione dell’attuale governo che, in preparazione della finanziaria 2007, guarda alla scuola ancora una volta in termini di tagli.
“Respingiamo la cultura delle forbici”, ha detto Panini, perché “il sapere non è un lusso”. “Siamo orgogliosi di lavorare nella scuola pubblica”, ha aggiunto, "perché essa è il luogo dove si diventa cittadini, è il luogo del dialogo e dell’incontro".
Particolarmente duri sono stati i tre segretari sulla ventilata ipotesi di taglio ai docenti di sostegno.
Scrima ha parlato di cinismo mai visto, Panini ha ricordato le sentenze dei Tribunali sul diritto inalienabile del bambino diversamente abile di essere accolto a scuola, un diritto da garantire a prescindere dalle disponibilità finanziarie.
La nostra scuola, pur tra mille problemi, vanta alcune importanti virtù: la presenza anche nei più lontani paesini di montagna, l’inserimento dei portatori di handicap, il tempo pieno. Anche per questo non si può dire che abbiamo più docenti che altrove. Il 10% dei nostri insegnanti (circa 80mila) sono di sostegno, in altri paesi questa figura non esiste o non è calcolata nel computo del personale docente. Il problema non riguarda solo gli insegnanti, anche la gestione e l’amministrazione della scuola sono messe in difficoltà. “Un Ata su quattro è precario”, ha ricordato Di Menna.
Anche sulle retribuzioni, quindi sul prossimo contratto, i sindacati hanno parlato chiaro. Abbiamo gli stipendi più bassi d’Europa, i nostri insegnanti si aspettano non solo un adeguamento dello stipendio, ma anche un risarcimento. E invece si sente parlare di blocco dell’anzianità. “Se si blocca l’anzianità – spiega Di Menna – si riducono di fatto gli stipendi. Ma cosa vuoi ridurre a un insegnante di scuola media che guadagna 1.300 euro al mese?”
I sindacati hanno respinto le “solite” banalizzazioni sulla pubblica amministrazione che è “lo strumento per l’esercizio dei diritto, ha detto Scrima, il luogo dei servizi alla persona e alla comunità (scuola, ospedali, polizia)”.
In riferimento alla prossima finanziaria i sindacati aspettano dunque al varco il governo. “Siamo per il rigore e la lotta agli sprechi” hanno ripetuto, ma la scuola ha già dato. “Ci hanno detto che questa non sarà la finanziaria dei due tempi, spiega Panini, ma se non si investe sui saperi e sulla conoscenza non si investe nello sviluppo”.
La sfida è perciò sulla qualità delle scelte e anche sulla coerenza con i programmi presentati agli elettori.
I sindacati vogliono discutere e ragionare con il governo, ma, se la risposta sarà tagliare, non esiteranno a scendere in piazza. “I dati che presentiamo non ammettono tagli, dovrebbero invece far riflettere su un cambio di prospettiva” ha concluso Panini.
Roma, 8 settembre 2006