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Primo ciclo: Portfolio. Le faq ministeriali e la modificabilità del documento di valutazione

Il 23 gennaio prossimo incontro per la “scheda di valutazione”

È passato un mese dall’incontro che si è svolto al Ministero in merito alla CM 84 e alle questioni gravitanti attorno al portfolio. L’incontro era stato sollecitato dalle organizzazioni sindacali che hanno in quell’occasione espresso le loro critiche e avanzato proposte; FLC Cgil ha chiesto il ritiro della circolare sulla base di quelle motivazioni che l’hanno poi portata a presentare ricorso al Tar del Lazio.

Dopo quell’incontro è calato il silenzio dell’Amministrazione: nessuna traccia della ventilata circolare di chiarimento e rettifica delle macroscopiche illegittimità della circolare; ignorata la richiesta del suo ritiro avanzata da FLC Cgil.

Ma del resto anche l’on. Aprea, nel corso dell’interpellanza presentata sullo stesso tema alla Camera dei Deputati e trattata nei giorni immediatamente precedenti la pausa natalizia, non aveva fatto altro che eludere i problemi posti dagli interpellanti.

Solo nei giorni scorsi le organizzazioni sindacali sono state invitate ad un nuovo incontro, fissato per il giorno 23 gennaio, in tema di portfolio.

Al limite dello scadere del tempo massimo, o meglio: già fuori tempo massimo, visto che a quella data le scuole avranno già assunto tutte le decisioni loro spettanti.

E che la materia sia stata tutt’altro che chiara e indiscutibile è testimoniato dallo stesso sito del ministero.

La lista dei quesiti rivolti da docenti e dirigenti scolastici, e talvolta anche da genitori, circa la gestione dello strumento “portfolio” e le numerose questioni ad esso annesse, si è allungata a dismisura in queste settimane.

Le faq sono una vera miniera.

Meriterebbero di essere chiosate una ad una. Le prime apparivano come quesiti avanzati dall’Amministrazione stessa, frequentemente tesi a tacitare le critiche che FLC andava esprimendo su questo sito (della serie “è meglio intervenire subito, prima che la contestazione monti”!), ma successivamente la voce delle scuole si è fatta sempre più forte. Le scuole hanno preso sul serio l’occasione offerta.

In alcuni casi i quesiti rivelano la difficoltà di interpretare e di esercitare i nuovi ruoli e le competenze di cui sono titolari le scuole in regime di autonomia; in altri casi rivelano un tale bisogno di interlocuzione e di confronto che il Ministero, anziché compiacersi per i numerosi quesiti avanzati, dovrebbe chiedersi come mai è così massiccia tale richiesta.

Numerose le questioni affrontate: l’applicazione del portfolio nella scuola dell’infanzia, il rapporto con le famiglie, la modificabilità del documento di valutazione, il raccordo con le pratiche precedenti, l’aumento dei carichi di lavoro e il loro riconoscimento …

Le domande evidenziano le difficoltà interpretative che incontra chi la “riforma” la vuole capire, ma evidenziano anche le difficoltà di applicare nel concreto una “riforma” che di “epocale” ha solo l’astrazione e l’ignoranza della reale organizzazione delle scuole, dei loro reali tempi. Una “riforma” che nel confronto con la realtà rivela appieno la sua natura meramente ideologica.

Le risposte sono sintomatiche del faticoso equilibrismo ministeriale tra ciò che si vorrebbe far fare e ciò che è possibile fare; cercano inutilmente di distinguere competenze del Collegio Docenti e competenze delle équipes pedagogiche; si arrampicano in acrobatiche spiegazioni della sostanziale necessità di sostituire la valutazione dei progressi degli alunni nell’apprendimento con quella degli obiettivi formativi rilevati; cercano di veicolare l’intreccio tra obiettivi formativi attesi/ rilevati-obiettivi specifici di apprendimento-piani personalizzati, di spiegare dove e come essi possono/devono trovare allocazione; giungono ad elogiare la “personalizzazione”, riferita però all’intera classe(!!!) e perfino a spiegare che l’insegnamento della religione cattolica è definito obbligatorio opzionale perché è obbligatorio per la scuola e facoltativo per gli alunni!

Ma è sulla modificabilità del documento di valutazione che ci interessa soffermarci.

Appreso innanzitutto che la nuova denominazione di “documento” al posto di “scheda” deriva dalla preoccupazione di non schedare gli alunni (!), dalla lettura delle numerose faq si ricava che anche per il Miur il documento di valutazione, pur definito dalla circolare 84 “obbligatorio e non modificabile”, è in realtà “sostanzialmente vincolante”. Il che significa che può essere modificato, ma deve comprendere alcuni elementi “sostanziali e ineludibili.

La faq 69 li elenca.

Anche noi, che abbiamo sempre sostenuto la necessità di un documento unico, ma che abbiamo contestato (nel metodo e nel merito) quello proposto con la CM 84 e siamo fautori della sua modificazione da parte delle scuole, potremmo essere d’accordo su quell’elenco. Quasi su tutto. Perché non tutto ciò che è lì elencato deriva, come affermato dalla faq, da disposizioni normative.

Esempio: quale norma prescrive che il comportamento debba essere oggetto di valutazione a sé?

Non essendo stati aboliti i programmi per la scuola primaria ed ex-media (e nemmeno gli Orientamenti per quella dell’infanzia), quale norma obbliga ad individuare le discipline dalle Indicazioni Nazionali o a desumere gli indicatori dagli OSA?

Ma le risposte, ancorché date sul sito ufficiale del Miur, non possono dettare norme.

Nemmeno le circolari.

Lo ammette persino il Miur.

Faq 87, punto 2. Si riporta per esteso quanto lì affermato: “Con l’avvio del regime di autonomia (1° settembre 2000) le circolari ministeriali non hanno più il valore di vincolo in materia di gestione e organizzazione, ma sono piuttosto atti di indirizzo per assicurare l’unità del sistema e, come tali, vanno opportunamente considerate. Il vincolo di osservanza da parte delle istituzioni scolastiche deriva non tanto dai contenuti della circolare, quanto piuttosto dai riferimenti normativi in essa inseriti…”

Ma il punto è proprio questo: la circolare 84/05 non affonda su basi normative (si vedano i fondamenti giuridici dei nostri ricorsi) e nel contempo se ne inventa altre!

È questo che, finalmente, si affonterà nel prossimo incontro?

Roma, 20 gennaio 2006

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