Il Governo ha presentato al Senato un suo maxi-emendamento alla legge finanziaria e, su questo, ha chiesto ed ottenuto il voto di fiducia.
Sostanzialmente viene ripristinato il testo che era uscito dalla discussione alla Camera e che aveva subito parecchie modifiche nel corso dell’esame delle commissioni del Senato.
Di conseguenza non possiamo che ribadire una forte insoddisfazione che investe sia la scuola che l’Università, la Ricerca e l’AFAM.
Dobbiamo purtroppo rilevare come il Governo si sia dimostrato sordo alle richieste di modifica che si sono levate con forza sia dal mondo sindacale che da quello professionale dei settori della conoscenza.
Questo atteggiamento è per noi maggiormente incomprensibile se teniamo in considerazione il fatto che il gettito fiscale degli ultimi mesi è stato molto consistente e quindi, a nostro avviso, esistevano le condizioni per investire e per abbandonare la logica dei tagli e dei “due tempi”.
Così, le tante parole e promesse di questi ultimi tempi, non hanno trovato che minimi riscontri all’interno del maxi-emendamento.
Apprezziamo ilripensamento sull’abolizione delle graduatorie permanenti, le già note immissioni in ruolo di docenti precari della scuola e l’aver sanato la situazione degli abilitati di strumento musicale.
La previsione di immissione in ruolo di 20.000 ATA è, invece, per noi assolutamente insufficiente, tanto più che permane il taglio degli organici (docenti e ATA) con la revisione dei parametri di costituzione delle classi. Incomprensibile è inoltre la difficoltà ad affrontare la situazione degli ATA e ITP provenienti dagli Enti Locali che continuano a soffrire una situazione di discriminazione.
Se il taglio riguarda la scuola statale, non riguarda invece la scuola privata che vede incrementati i propri finanziamenti.
Cogliamo una grossa fatica ad abbandonare la strada percorsa dal passato governo con le riforme Moratti: vediamo questi segnali sia nelle modalità scelte per l’elevamento dell’obbligo di istruzione, sia nella norma sulla formazione di lingua inglese, sia nella possibilità, anche se nella sola provincia di Bolzano, di adempiere all’obbligo scolastico all’interno della formazione professionale e nell’apprendistato.
Anche nei settori dell’università e della ricerca, le linee generali sono rimaste sostanzialmente le stesse della Camera, con alcune modifiche, sia in senso positivo che negativo.
Valutiamo positivamente l’introduzione del fondo per la stabilizzazione dei precari della Pubblica Amministrazione (tutta), di 5 milioni di euro, incrementabile con risparmi e accantonamenti, il rinnovo dei contratti dei precari della rete di rilevazione Istat per il 2007, come avevamo chiesto, e che interessa 320 lavoratori, e la proroga dei contratti di formazione e lavoro per il 2007, in attesa di conversione a tempo indeterminato (la norma però era più favorevole nel testo precedente).
Per il resto, i tanto sbandierati investimenti sulla ricerca si risolvono in pochi spiccioli in più e nella correzione di norme che invece che aggiungere risorse le avevano sottratte.
Il quadro degli investimenti nelle università è in pratica assolutamente vuoto: resta il taglio della Bersani (così come permane il taglio dovuto al congelamento dei fondi per gli enti di ricerca).
Continua inoltre a non essere affrontato e risolto il problema dell’insegnamento delle lingue nelle università italiane.
Non ci meraviglia la protesta che si è levata in queste ultime ore dal mondo accademico.
Le università italiane si troveranno ad agire in un contesto di grande difficoltà economica ed operativa e, al di là della miopia strategica che questa finanziaria rivela in merito ai settori della conoscenza, siamo fortemente preoccupati sia per le condizioni in cui verrà ad operare il personale, sia per la qualità dell’offerta formativa e quindi dei diritti di studentesse e studenti.
Il voto del Senato porrà termine alla discussione sulla legge Finanziaria ed alla possibilità di modifiche, ma non impedirà alla FLC Cgil di riaprirla, con tutti i mezzi di cui dispone, sui contenuti dei settori della conoscenza.
Roma, 15 dicembre 2006