Questo Congresso rappresenta l'occasione più importante e significativa per evidenziare le ragioni politiche della nascita della FLC, rafforzarne la costituzione, definirne la carta d'identità e costruire un punto di vista condiviso, superando la tradizionale suddivisione per ordini di scuola o per amministrazioni, rappresentando in un unico sindacato tutta la filiera della conoscenza, anche come risposta all'organizzazione del lavoro indotta dalle nuove tecnologie e ai cambiamenti in atto nei settori della conoscenza. Una Federazione che rappresenti la nascita di un nuovo soggetto sindacale caratterizzato dalla ricerca di elaborazioni nuove ed originali. Il SNS e lo SNUR concludono oggi la loro storia.
Questo Congresso possiede elementi di complessità e delicatezza, sul versante politico e organizzativo. Per la prima volta dopo i tre precedenti congressi, la Cgil si presenta con un documento unitario e condiviso di tutta l'organizzazione. La scelta rappresenta un investimento politico di assoluto rilievo, testimonia la volontà di portare a sintesi il percorso di impegno e di lotta per contrastare le politiche del Governo e per trasferirlo in un progetto politico alternativo dell'intera Cgil.
La scelta di enunciare il programma della Cgil prima delle elezioni, come ha fatto nei mesi scorsi la FLC elaborando la propria proposta di programma, indica la volontà di sottolineare e affermare l'autonomia programmatica dell'organizzazione, la sua capacità di proporre al Paese e alla politica un modello di società che va oltre la contingenza e le alleanze, in continuità con l'idea e la pratica di autonomia che appartiene alla nostra storia di forza sociale.
I temi del sapere e della conoscenza assumono una rilevanza assoluta, nella strategia disegnata dal documento congressuale confederale, e caricano la FLC di una responsabilità particolare che le impone, nelle scelte dei prossimi mesi, di corrispondere all'investimento politico che la Confederazione dimostra di voler fare.
I Processi di riforma del Sistema Scolastico Italiano, del precedente governo, intesi
come una rivoluzione di tipo organizzativo e culturale, comportavano il cambiamento
di ruoli e rapporti con e tra le istituzioni centrali e periferiche e richiedevano nuovi
strumenti di lettura, intervento, progettualità e ricerca.
Nell'applicazione si sono riscontrati limiti e contraddizioni, puntualmente sfruttate dalla Moratti, e l'aspetto che più ha contribuito a favorire le successive involuzioni è averle consegnato un'autonomia scolastica incompleta soprattutto nelle parti riguardanti la democrazia ed i meccanismi di supporto alle istituzioni scolastiche.
Il 18 Luglio 2001 il Ministro Moratti, in Parlamento, dichiarava:
Quelle dichiarazioni appaiono, oggi, un grande bluff. Rimangono solo gli "interventi rapidi e precisi" in direzione diametralmente opposta a quella allora dichiarata: riforme a costo zero e tagli per la scuola pubblica, disapplicando gli investimenti del governo precedente, concentrati sull'organico e sull'edilizia, sul versante dell'organizzazione del sistema e su quello della qualità dell'offerta formativa della scuola pubblica.
Ma gli effetti più perversi riguardano l'organizzazione del lavoro. L'organico si è notevolmente ridimensionato e, per la prima volta, con il Decreto legge del Settembre 2002, viene introdotta la possibilità della cassa integrazione e del licenziamento degli insegnanti soprannumerari.
Si interviene sul prolungamento dell'orario di lavoro degli insegnanti, sulle regole per le supplenze, sull'accorpamento di classi finali e intermedie, sull'insegnamento della lingua straniera, in realtà contratto, sul blocco dell'organico funzionale che era stato la principale risorsa per la realizzazione dell'autonomia scolastica.
A tutto ciò va aggiunto il taglio vertiginoso del personale ATA che di fatto ha messo in ginocchio la scuola dell'autonomia dal punto di vista gestionale e organizzativo.
Il sostegno all'autonomia scolastica, finanziato dalla legge 440/97 e da circolari ministeriali annuali, si riduce del 45 %. Le voci sull'handicap e sul progetto lingue subiscono rispettivamente tagli del 60% e 55% mentre vengono finanziati i Piani dell'Offerta formativa delle scuola paritarie. Viene tagliato tutto ciò che, fino ad oggi, (handicap, lingua, scuole ospedaliere) era andato incontro alle esigenze delle famiglie e aveva consentito di dare risposte avanzate, anche se parziali, all'integrazione degli immigrati e all'educazione degli adulti. La vittima predestinata è, dunque, la qualità della scuola pubblica, la qualità dell'apprendimento e la possibilità di far funzionare l'autonomia scolastica riconosciuta dalla Costituzione.
La Moratti, continuando la folle corsa della sua personale riforma, anche utilizzando la delega parlamentare per sfuggire ad un confronto reale con il paese e con la scuola, ha creato la situazione in cui versa oggi la scuola, per molti versi, tornata indietro nel tempo.
La scuola dell'infanzia, anche con l'anticipo, rimanda al ruolo dell'assistenza; la gerarchizzazione della funzione docente nella scuola primaria e l'organizzazione della didattica basata sulla prevalenza, la riavvicina sensibilmente alla scuola con il maestro unico; la riduzione dell'orario nella scuola media e l'eliminazione del tempo prolungato non consente un'offerta formativa rispondente alle esigenze dei cittadini. Sono solo alcuni aspetti destrutturanti del ciclo primario del sistema scolastico italiano.
Anche se il decreto della secondaria superiore è attualmente rinviato al 2007/2008, a seguito dell'azione delle Regioni, una sua eventuale attuazione provocherebbe una situazione irrimediabile dal punto di vista:
Tutto ciò pone l'Italia nella condizione di non poter rispettare gli obiettivi che la Conferenza di Lisbona si è posta entro il 2010 e cioè:
A metà del percorso, il governo italiano non ha solo creato le condizioni di ritardo sulla tabella di marcia ma sta dando un'interpretazione distorta della scuola, università e ricerca, rispetto a quella originaria.
Il liberismo come puro spirito, ha generato il DECRETO SULLO STATO GIURIDICO DELLA DOCENZA UNIVERSITARIA che non introduce alcun elemento di riforma e introduce una sorta di "deregulation" perché:
Eppure, negli ultimi 15 anni, i laureati sono passati da 100.000 dei primi anni del '90 a 270.000 di oggi, nonostante il modello organizzativo e finanziario sia rimasto immutato e l'autonomia sia stata ostacolata dalle resistenze centralistiche. Il tutto si è realizzato esclusivamente con l'aumento di carichi di lavoro, impegni, aumento della didattica, modello 3 + 2, ecc.
La precarizzazione della docenza e la messa ad esaurimento dei ricercatori al 2013 determineranno una università più gerarchica e meno equa nei confronti degli studenti ed escluderanno la possibilità di differenziare l'offerta formativa.
Le scarse risorse saranno convogliate sulle università che potranno attivare le lauree magistrali mentre alle altre rimarranno i corsi triennali sostenute dall'attività dei precari che si vogliono istituzionalizzare. Un modello "FAI DA TE" scarsamente regolamentato che nasconde di fatto i veri obiettivi:
La Riforma delle Accademie di belle arti e dei Conservatori di musica approvata nel 1999 (legge n. 508) li definiva come "sedi primarie di alta formazione, di specializzazione e ricerca nel settore artistico e musicale e svolgono correlate attività di produzione. Sono dotate di personalità giuridica e godono di autonomia statutaria, didattica, scientifica, amministrativa, finanziaria e contabile" alle quali si accede "con il possesso di diploma di scuola secondaria di secondo grado, nonché corsi di perfezionamento e di specializzazione".
I Conservatori di musica, già miranti alla formazione quasi esclusivamente tecnica
di strumentisti musicali, sono chiamati ad essere Università, con il compito di
progettare percorsi didattici, di ricerca scientifica, di produzione artistica gestiti in
autonomia da ciascuna sede. Quale istituzione curerà, dunque, la formazione
specialistica strumentale dei musicisti?
Il 18 giugno 2003 è stato emanato il Regolamento per l'autonomia statutaria,
regolamentare e organizzativa delle Istituzioni artistiche e musicali. Il Conservatorio
di Matera ha elaborato un proprio statuto che, a tutt'oggi, non ha ancora avuto
l'approvazione definitiva del Ministero. Il 30 dicembre 2004 il Ministero ha fatto
pervenire rilievi che devono essere modificati o chiariti, e quindi approvati dal C.d.A.
del Conservatorio sentito il parere del Collegio dei docenti.
La definizione dei corsi superiori è stata affidata alle singole Istituzioni e quasi tutte hanno elaborato percorsi formativi di livello superiore attivando corsi diversi e nuovi rispetti ai corsi tradizionali, in via. sperimentale e senza stanziamento di finanziamenti da parte del Ministero. In alcuni casi sono stati avviati già da un biennio ancor prima della approvazione ministeriale. I corsi tradizionali vengono mantenuti in tutti i conservatori, dal momento che nessuna legge ha ancora istituito le scuole medie nonché i licei a indirizzo musicale.
Di fronte a questa situazione drammatica nei diversi settori della conoscenza, l'azione sindacale nei quattro anni intercorsi dall'ultimo congresso è stata sempre orientata ad ostacolare con tutti i mezzi il progetto di ridimensionamento, destrutturazione e privatizzazione dei sistemi della conoscenza.
Diversi fattori che hanno condizionato la CGIL SCUOLA della Provincia di Matera. Va precisato che, fino al congresso 2001, l'assetto politico - organizzativo della CGIL SCUOLA e i risultati raggiunti facevano presupporre che fosse stato raggiunto l'obiettivo di "portarla ad interpretare un ruolo dinamico ed incisivo nei processi che condizionavano il mondo scolastico locale e generale".
Il Congresso 2001 prevedeva di realizzare il rilancio e il consolidamento del modello organizzativo e politico raggiunto, anche attraverso la costruzione di un CLIMA di affiatamento e di fiducia, basato sulle questioni di merito, tralasciando valutazioni e considerazioni di basso livello che molto spesso serpeggiano negli ambienti scolastici e sindacali della provincia di Matera".
Con la regionalizzazione della contrattazione, i limiti del sindacato scuola di Basilicata, che non dialogava da oltre 10 anni, emersero nella loro interezza. A fronte dei problemi, i risultati raggiunti sia sul piano dell'azione politica e del servizio sono documentati:
L'assetto organizzativo della CGIL SCUOLA della Provincia di Matera, oltre che sui comandati, potrà contare su una ragnatela di attivisti e di RSU che la qualificano quotidianamente sui posti di lavoro. Sul piano politico dispone di professionalità settoriali in grado di costruire interventi qualificati sulle diverse tematiche che emergono dal dibattito scolastico. Ciò le ha permesso di supportare brillantemente la costituzione della FLC CGIL, avvenuta il 26 Giugno 2004, che per la provincia di Matera rappresenta un'opportunità onerosa ma affascinante.
Il riconoscimento immediato del potenziale politico della FLC CGIL, la struttura organizzativa abbastanza solida, le necessità territoriali, hanno prodotto interventi tesi ad affrontare le problematiche che da sempre hanno condizionato negativamente il funzionamento del Conservatorio, del Polo Materano dell'Università degli studi di Basilicata, degli asili nido.
Essersi occupati di questi settori della conoscenza, senza tralasciare quelli scolastici, ha significato acquisire il riconoscimento pubblico di soggetto sindacale attento ed incisivo per la risoluzione di paradossi gestionali ed indifferenze politiche.
La vertenza complessa e difficile sul Conservatorio di Musica che la Città di Matera rischiava di perdere è un esempio di azione sindacale giocata con mezzi trasparenti, senza l'intervento dei politici e con il coinvolgimento della maggioranza dei docenti e di tutto il personale.
La vertenza infanzia ha permesso di mettere a nudo commistioni tra soggetti comunali e soggetti privati tesi a costruire condizioni gestionali favorevoli degli asili nido a scapito della collettività e dei lavoratori.
Gli ormai numerosi interventi sul Polo Materano dell'Università di Basilicata tesi a mettere in luce l'apporto potenziale alla sopravvivenza e al rilancio dell'Università di Basilicata.
E' necessario che la FLC CGIL della Provincia di Matera, dopo questo Congresso, faccia un ulteriore sforzo per assicurare un assetto organizzativo e politico più organico e strutturato.
Sul piano strettamente politico diventa fondamentale mettere a fuoco strategie che rilancino i settori della conoscenza regionali: