Carissime colleghe e cari colleghi,
nei pochi mesi che precedono la convocazione delle elezioni politiche si giocherà sulla scuola uno scontro dall’esito del quale dipenderà anche il grado di libertà della nostra società.
Non uso le parole a caso, non ne avrei il coraggio.
Entro il 17 ottobre il Ministro Moratti intende far approvare il Decreto legislativo sulla secondaria superiore. Se ciò avvenisse si determinerà la separazione in due canali incomunicanti della nostra scuola (licei e istituti professionali) e la distruzione dell’istruzione tecnica.
Dal Decreto uscirebbe una scuola culturalmente più povera. Una scuola così realizza un modello preciso di società; ecco perché siamo di fronte, prima che ad una riforma scolastica, ad una riforma sociale. La canalizzazione a tredici anni, la sanzione di percorsi diversificati, incideranno profondamente sulla democrazia sostanziale che consiste nella capacità per donne e uomini di poter governare il proprio destino per l’intero arco della vita.
Il Ministro agisce all’interno di uno scontro istituzionale che non ha precedenti nella storia repubblicana:con le Regioni, che hanno chiesto il ritiro del Decreto, e con la stragrande parte del mondo scolastico.
Nei prossimi mesi il Ministro cercherà di attuare in tutti i modi una (contro)riforma che non è riuscita ad affermarsi nonostante il dispendio di propaganda e di esortazioni.
Già ora il tempo pieno, il tempo prolungato, la programmazione didattica sono sottoposti a limitazioni consistenti o messi in discussione dalle scelte del Governo, anche se queste sono state contrastate da un movimento che ha loro impedito di affermarsi compiutamente.
Ora, mediante un’azione costante, si tenterà di tutto per condizionare le scelte attuali e quelle future nel nostro Paese, mentre la Finanziaria per il 2006 con tutta probabilità continuerà nella riduzione delle risorse.
Il Ministro, sempre più chiuso nella sua torre d’avorio, ha continuato a promettere grande ascolto ma in realtà vuole imporre tempi rapidissimi all’approvazione.
Dal punto di vista politico il fallimento di chi aveva promesso grandi riforme agli italiani nel corso della legislatura attuale è evidente. Ma malgrado ciò gli effetti di questi atteggiamenti sconsiderati rischiano di essere drammatici.
Avvertiamo in molti, anzi moltissimi, la giusta considerazione che lo strumento che ognuno ha, in quanto cittadino, è l’espressione del proprio voto e che questo potrà determinare (e noi siamo fra quelli che lo sperano) la fine di questo Governo.
Sarebbe però sbagliato che questa considerazione comportasse una sottovalutazione, come lavoratori, sulla necessità di contrastare qui ed ora, nel merito, scelte che se realizzate renderebbero più debole la nostra democrazia.
E’ sufficiente, infatti, una rapida occhiata ai calendari per farci comprendere che votare ad aprile significa che il nuovo Governo entrerà in funzione soltanto nei mesi estivi. Ma a quel punto molti atti amministrativi avranno già esplicato i loro disastrosi effetti.
Insomma, il nostro futuro si scrive qui ed ora non in un altro tempo.
Ecco perché la FLC è in campo con tutte le sue forze per tenere alta l’esperienza migliore della nostra scuola contro provvedimenti che hanno un impatto gravissimo.
Contemporaneamente vogliamo dedicare la nostra attenzione alla fatica sovente vissuta come priva di senso, alla quale ognuno è costretto da scelte sbagliate e miopi.
Una fatica che merita rispetto ma che ci genera anche indignazione proprio perché priva di senso.
Ci riferiamo agli effetti prodotti dalla riduzione delle risorse economiche per cui è sempre più difficile far quadrare tutto, ai drammatici tagli degli organici che condizionano ogni programmazione didattica, al lavoro sempre più gravoso e misconosciuto degli uffici e dei servizi, cui si richiede di farsi carico di ogni necessità e carenza, e anche di una burocratizzazione che è cresciuta a dismisura mentre se ne proclamava la fine.
C’è una fatica dell’insegnare, ma anche del dirigere e dell’amministrare, che deriva da una società molto cambiata. Ciò è inevitabile, e ogni sforzo va rivolto a sostenere chi la affronta quotidianamente.
Ma c’è anche una fatica che deriva da una diffusa “prepotenza” che si scarica sulle scuole.
E questo è inaccettabile!
Per questa ragione impedire che vengano approvate norme sbagliate e voler affrontare le questioni che stanno a monte di questa fatica priva di senso, per noi, fanno parte dello stesso impegno.
Buon anno scolastico
Enrico Panini
Roma, 1 settembre 2005