Fra i motivi alla base della recessione vi è la restrizione della finanza pubblica. Si può stimare che nel 2005 i consumi collettivi registreranno una variazione nulla, a fronte dell’incremento dello 0.7 per cento 2004.
Per gli investimenti pubblici si scenderebbe dall’incremento reale del 3.3 p.c. del 2004 ad un aumento dello 0.9.
Un ulteriore impulso depressivo deriverebbe dal mancato rinnovo dei contratti pubblici. In questo caso, il reddito disponibile delle famiglie segnerebbe, rispetto al 2004, un minore incremento di 3 decimi di punto.
Ad esso corrisponderebbe una minore crescita dei consumi delle famiglie di circa 0.15 punti.
Nel complesso, l’impatto della restrizione di finanza pubblica può essere commisurata, nel caso di mancato rinnovo dei contratti pubblici, a 3-4 decimi di punto di minore crescita rispetto al 2004.
Senza i rinnovi dei contratti del pubblico impiego la crescita del Pil nel 2005 sarà pari a 0.
Siamo di fronte al fallimento della strategia di politica economica del governo. Da una parte, l’avere nascosto per lungo tempo il vero disavanzo attraverso misure straordinarie costringe oggi a cumulare in un solo anno una correzione che sarebbe stata meglio tollerata se distribuita su un arco di tempo più vasto.
Dall’altra parte la strategia di riduzione delle imposte non sta premiando e l’impulso restrittivo dei tagli di spesa sopravanza l’impatto espansivo delle minori imposte.
Emerge tra l’altro dai dati come questa riduzione di imposte verrebbe surrettiziamente finanziata dal Governo proprio attraverso il mancato rinnovo dei contratti del pubblico impiego.