La prima riguarda il metodo.
Il Consiglio dei Ministri ha approvato un testo che è il frutto di un lungo lavorio in segrete stanze a cui non si è ritenuto di dover far partecipare nessuno dei soggetti a cui il Ministro in persona, dal lontano 13 gennaio 2005, aveva, al contrario, garantito un percorso di confronto continuo (sic!).
I sindacati hanno incontrato il Ministro alcuni mesi fa e una decina di bozze fa.
Nel frattempo la scuola si è mobilitata, centinaia i pronunciamenti contrari dei collegi docenti e le iniziative anche di occupazione delle scuole da parte di docenti, studenti genitori.
Nessuna attenzione a tutto ciò, solo l’ennesima conferma che per il Governo il confronto è un optional.
A parte il ripetersi di altisonanti affermazioni propagandistiche, di cui non vi è alcuna traccia nel testo, emerge che il secondo ciclo sarà costituito da due sistemi ben distinti (sistema liceale e formazione professionale).
Per la formazione professionale poche e generiche indicazioni, per cui ci troveremo di fronte a venti sistemi regionali di formazione professionale differenti fra loro da cui dovrebbe essere possibile, così ci si vuol far credere, passare al sistema dei licei.
Per i licei si tende a rassicurare tutti, nonostante si taglino ore, discipline, laboratori e si confermi il fatto che i licei sono propedeutici e, quindi, non rilasciano diplomi.
Che gli istituti tecnici siano salvi, in quanti licealizzati, rimane un mistero assoluto per chi vuole misurarsi con il testo del Decreto e non con le favole.
Siamo di fronte ad un provvedimento che aumenterà le diseguaglianze fra i giovani e che relegherà la scuola secondaria nel ruolo di chi sanziona, anche culturalmente, le differenze anziché contribuire a superarle com’è stato fino ad ora, pur in mezzo a difficoltà e ritardi, nella migliore tradizione laica e cattolica della nostra scuola.
Con questo provvedimento, i cui contenuti chiaramente non cambieranno in modo sostanziale, il Governo ha deciso di iscrivere nella sua agenda l’apertura di uno scontro durissimo con la FLC CGIL.
Sarà accontentato.
Roma, 27 maggio 2005