Le numerose questioni sollevate dalla CM 84/05 sul Portfolio delle competenze individuali, hanno spinto le organizzazioni sindacali a sollecitare unitariamente un incontro con il Ministro.
Tale incontro si è svolto oggi, con la presenza del dott. P. Capo, il dott. Casentino e il dott. Criscuoli.
Nel merito delle questioni che riguardano la circolare, la FLC CGIL ha sostenuto le seguenti argomentazioni:
Registriamo positivamente il fatto che l’amministrazione abbia raccolto la nostra critica alla scheda “fai da te” introdotta con la CM 85/04, propedeutica alla dissoluzione del valore legale del titolo di studio e in definitiva del sistema scolastico pubblico, reintroducendo un modello per la certificazione degli esiti uguale per tutte le scuole. Ciò consente di garantire la leggibilità e la trasferibilità dei documenti per un loro reale utilizzo quale valida certificazione.
Tuttavia la circolare ministeriale, come strumento normativo per definire linee guida per la valutazione, lascia alquanto dubbiosi. A partire dal fatto che il portfolio, come documento di valutazione, non viene indicato né dalla legge 53/03, né dal D.lgs 59/04, ma solamente dalle Indicazioni Nazionali, e da ciò noi facciamo derivare la non obbligatorietà della sua compilazione, sono le Indicazioni Nazionali stesse ad indicare il percorso legislativo che presiede alla definizione delle condizioni per la sua stesura. Al capitolo specifico sul portfolio le Indicazioni dicono che la parte che riguarda la valutazione va compilata sulla base degli indirizzi generali sulla valutazione degli alunni e il riconoscimento dei crediti e dei debiti formativi secondo le procedure definite dall’art. 8 del DPR 275/99, cioè attraverso decreti che abbiano acquisito il parere del CNPI e delle commissioni parlamentari.
Inoltre a questo atto regolamentare va aggiunto il Regolamento sui livelli essenziali delle prestazioni, che non è mai stato previsto, nello scarso rispetto delle norme che ha da sempre contrassegnato questo percorso di trasformazione della scuola.
La circolare poi fa continui riferimenti alla funzione tutoriale, quando su questa materia, che è di natura contrattuale e di competenza del CCNL, non è mai stata conclusa la trattativa. Si configura dunque una forzatura del MIUR nei confronti di un istituto non utilizzabile, ma anche la retromarcia messa poi in atto con le faq, quando rimanda alle competenze dell’equipe dei docenti la stesura del portfolio, in assenza di definizione contrattuale del tutor, marca un andamento segnato da continue oscillazioni che non aiutano le scuole ad orientarsi. Sul versante poi del lavoro docente, va registrato il fatto che la valutazione degli esiti degli alunni, che è parte della funzione docente, con il portfolio fa registrare un aumento consistente dei carichi di lavoro che non può essere ignorato.
In occasione della compilazione di alcuni modelli di portfolio, nel corso dell’anno scolastico precedete, l’attenzione del Garante per la tutela della Privacy è stata sollecitata a causa dell’inserimento di alcuni dati sensibili relativi all’alunno e alla sua famiglia. A seguito del parere espresso in quell’occasione dall’autorità di Garanzia, gli organi competenti stanno provvedendo alla stesura di un Regolamento che dovrà definire i dati sensibili che le scuole possono raccogliere e le modalità del loro trattamento e della loro conservazione. L’uscita di tale Regolamento potrebbe mettere seriamente in discussione alcune parti del portfolio, mettendo a rischio docenti e Dirigenti Scolastici di dover rispondere penalmente dei dati impropriamente raccolti.
Un dato sensibile è sicuramente quello che riguarda l’orientamento religioso e le scelte educative che le famiglie di conseguenza fanno. La sottoscrizione del Concordato fra Stato e Chiesa Cattolica, stabilisce alcune regole che però non devono e non possono violare il diritto dei non avvalentesi o degli alunni appartenenti ad altre fedi religiose, altrimenti si entrerebbe in collisione con altri principi costituzionali che hanno a che vedere con l’uguaglianza dei cittadini, le pari opportunità e la laicità dello Stato. Siamo cioè in una situazione profondamente diversa da quella descritta dai programmi della scuola elementare precedenti, che prevedevano la religione cattolica come “fondamento e coronamento” di tutta l’attività scolastica, e per questo non riusciva totalmente a sottrarre l’alunno a un generale alone di influenza religiosa. Oggi il diritto di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica, non può in nessun modo prevaricare il diritto degli altri a non avvalersi di tale insegnamento. L’inserimento della religione cattolica fra le materie obbligatorie e nel corpo stesso del documento di valutazione, prevedendo le sole opzioni della religione cattolica e della materia alternativa, mette oggettivamente in difficoltà gli alunni che fanno scelte diverse e vedono le proprie scelte segnate da un’assenza discriminatoria.
La Corte Costituzionale ha più volte affermato che l’insegnamento religioso è per sua natura facoltativo e lo Stato ha soltanto l’obbligo di garantirlo nell’assetto didattico fra le materie facoltative. Inoltre l’art. 309 del T.U. 297/94 prevede che il giudizio sulle attività relative all’insegnamento della religione cattolica, venga dato alle famiglie tramite una speciale nota da consegnare unitamente alla scheda di valutazione, nel rispetto del principio di non discriminazione degli alunni in base all’appartenenza religiosa. E’ cronaca di oggi che i rappresentanti delle comunità ebraiche abbiano chiesto un incontro al Ministro per affrontare queste questioni che mettono in seria difficoltà la comunità.
La FLC ha già predisposto una diffida da notificare al Governo e al Ministro tendente a rivendicare il ritiro di tutti i provvedimenti lesivi della laicità dello Stato e delle norme costituzionali, intende poi esperire la possibilità di un ricorso unitario al TAR su tutte le illegittimità della circolare, in continuità con il ricorso già presentato sui provvedimenti attuativi del d.lgs 59/04, qualora il confronto non dovesse avere esito positivo.
In conclusione, viste le numerose questioni di aperta illegittimità rispetto alle norme attuali e alla possibile violazione della privacy, la FLC CGIL ha sollecitato l’amministrazione a dare risposte urgenti alle scuole che si avviano alla scadenza quadrimestrale, rivendicando il ritiro della CM 84/05 e lasciando transitoriamente in vigore il vecchio strumento della scheda di valutazione, in attesa di definire un percorso più corretto.
L’incontro di oggi ha segnato la riapertura di un confronto con il MIUR che consideriamo positivo anche se non è da solo risolutivo delle questioni legate alle fonti regolamentari o al garante della Privacy o al rispetto dell’art.309 del T.U., di cui rivendichiamo il rispetto.
Roma, 19 dicembre 2005