La Finanziaria per il 2005 colpisce duramente scuola, università e ricerca.
Innanzitutto delle più volte sbandierate risorse aggiuntive non c’è traccia.
Per l’università e la ricerca non vi sono risorse credibili e la situazione di prostrazione di questi due comparti, che registrano crescenti problemi che ne mettono in discussione anche la minuta gestione quotidiana, è destinata ad aggravarsi.
Non un investimento serio per i rinnovi contrattuali.
Per quanto riguarda gli organici siamo alle solite alchimie condite da riduzioni mascherate.
Per l’Università la deroga al blocco delle assunzioni non risolve nessuno dei problemi strutturali di questo settore dove ormai l’attività è garantita da personale precario.
Per scuola, università e ricerca non si stabilizzano le decine di migliaia di posti oggi occupati da personale precario e non si avvia un serio piano di immissioni in ruolo.
Per la scuola addirittura si ignora l’obbligo a prevedere almeno 100.000 nomine in ruolo disposte da una Legge del giugno scorso.
Infine, sorprende che, in epoca di decentramento e di autonomia, la Finanziaria disponga con puntigliosità centralizzatrice le norme sui libri di testo nella scuola salvo poi scoprire che, con gli stessi commi, si rendono strutturali le attuali Indicazioni nazionali dei Piani di studio assunte senza alcun passaggio in Parlamento e definite dallo stesso Ministero come non obbligatorie.
A novembre arriverà, come è stato in tutti questi anni, la Finanziaria vera. E la situazione non potrà che aggravarsi.