di Luciano Liscio Segretario regionale
Lunedì 15 novembre, i lavoratori della Scuola, docenti, educatori, dirigenti e personale ATA, incroceranno le braccia.
È prevista un’adesione di massa allo sciopero.
Lunedì mattina scuole chiuse in Basilicata e in tutt'Italia.
Lo Sciopero generale della Scuola, è il momento culminante della maxi mobilitazione indetta da Sindacati della Scuola Cgil, Cisl e Uil l’11 ottobre 2004.
In Basilicata la Scuola ha scioperato per un’ora il 20 ottobre e tutti i lavoratori il 29 hanno svolto solo le attività obbligatorie nel rispetto dei regolamenti.
I Sindacati della Scuola Cgil, Cisl e Uil di Matera e di Potenza hanno tenuto circa quaranta assemblee del personale che lavora nelle istituzioni scolastiche della regione.
Il contratto, un piano di investimenti, una scuola pubblica di qualità. Sono questi i punti essenziali sui quali Flc Cgil, Cisl e Uil Scuola hanno deciso di unirsi per uno sciopero nazionale che lunedì porterà un corteo da piazza Bocca della Verità a piazza Navona.
Alla prevista manifestazione nazionale, parteciperanno quattrocento lavoratori lucani che giungeranno a Roma con una decina di pullman in partenza dai più grossi centri della Basilicata.
Tanti i motivi della polemica, che, comunque, pongono al centro la richiesta di una svolta nelle politiche scolastiche del governo perché quelle attuali perseguono il tentativo di smantellare la Scuola Pubblica.
La controriforma Moratti, il mancato rinnovo della parte economica di un contratto scaduto nel dicembre scorso, ma anche la finanziaria altamente penalizzante per il comparto, il disegno di "irreggimentare" la scuola attraverso una legge che interviene sullo stato giuridico degli insegnanti: i motivi centrali del conflitto.
Dopo aver superato lo scoglio della Commissione cultura della Camera, il disegno di legge che vuole mutare lo stato giuridico della categoria sarà posto in discussione in Aula per la sua approvazione.
Artefici del disegno di legge sullo Stato giuridico dei docenti sono gli onorevoli Santulli (Forza Italia) e Napoli (Alleanza Nazionale).
La proposta di legge prevede un inquadramento rigido degli insegnanti che dovranno superare un percorso irto di ostacoli per poter lavorare nella Scuola: assunzioni dirette da parte dei capi d’istituto con contratto a progetto, controlli e verifiche da parte di Commissioni di valutazione composte anche da genitori e studenti, ordine gerarchico nella carriera, prima docente praticante, poi docente iniziale, quindi docente ordinario ed infine docente esperto (prima soldato semplice, poi caporale ed, infine, caporal maggiore). Ma il percorso potrebbe essere interrotto anche dopo il superamento dell’ostacolo della valutazione in quanto il contingente dei docenti dei vari livelli sarà annualmente fissato da un decreto del Ministro dell’Istruzione con il concerto del collega dell’Economia.
Il superamento delle graduatorie e l’annullamento della rappresentanza sindacale della categoria sia di base che nazionale chiudono il cerchio.
Il sistema proposto è ispirato ad una cultura autoritaria e contrasta con i principi di libertà contenuti nella Costituzione.
Forte è il grado di precarizzazione del lavoro scolastico. Il personale con contratto temporaneo è forte di 170 mila unità. Negli ultimi tre anni è stato registrato il taglio di 70 mila posti di lavoro e per il futuro la prospettiva e di ulteriori 200 mila posti in meno.
Il Sindacato chiede di ripensare anche le politiche economiche, di sviluppo, dei redditi e le politiche sociali perché sono sbagliate e non rispondono alle reali esigenze del Paese. Infine paventa il fondato timore che la devolution finirà per assestare un corpo mortale alla Scuola italiana essendo previsto il passaggio delle competenze alle regioni dando così luogo alla nascita di venti sistemi scolastici differenziati.
Nelle ultime ore ha preso corpo un maxi emendamento del Governo alla Finanziaria che prevede da subito altri 14 mila posti di lavoro tagliati per il prossimo anno che si aggiungono ai 7100 insegnanti di inglese e ai 3200 collaboratori scolastici già previsti.
Siamo di fronte ad una scelta irresponsabile del Governo che innalza il livello dello scontro con i lavoratori della Scuola, con gli studenti e con le famiglie.
La decisione di tagliare gli investimenti nella formazione, nell’Università e nella Ricerca apre prospettive drammatiche per il futuro dell’intero Paese.
Lo sciopero generale di Lunedì 15 novembre delle lavoratrici e dei lavoratori della Scuola e la grande manifestazione nazionale che si terrà Roma a fronte di questa ulteriore scelta irresponsabile diranno ancora più forte il nostro: “Basta con questa politica”.