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L’emendamento fiscale, il ministro Moratti, i disastri

Il ministro Moratti si ritiene più che soddisfatta per le decisioni prese dal Governo in materia di tagli per finanziare le riduzioni fiscali.

Essa afferma che le scelte fatte «sono la prova che questo governo e questa maggioranza ritengono l’investimento nel settore dell’istruzione, dell’università e della ricerca, un impegno strategico per il paese».

Questa affermazione è verissima, ma in senso opposto a ciò che vorrebbe far intendere il Ministro.

Innanzitutto, rimettiamo le questioni in ordine: il taglio del 2% degli organici non è stato evitato per volontà del Ministro ma perché il grande sciopero del 15 novembre ha costretto il Ministro a schierarsi in modo intransigente certa che non corrispondere a quella prova di forza e compattezza avrebbe significato essere messa in discussione e non avere più uno spazio proprio.
Insomma, la grande adesione allo sciopero non ha lasciato margini d’azione diversi da quelli che sono stati messi in campo dal Ministro.

Il tributo che la scuola paga alle politiche economiche di questi anni è enorme ed in questo c’è la chiara rappresentazione di ciò che il Governo considera di strategico nell’istruzione pubblica: la sua riduzione.

Infatti, la scuola si presenta all’appuntamento di questa Finanziaria avendo già subito un grande taglio di organici (circa 70.000 posti in meno fra la manovra del luglio 2001 e le Finanziarie 2002, 2003 e 2004).
Un tributo consistente è stato pagato sul versante dei trasferimenti alle scuole ridotti progressivamente nella loro entità mentre si sono allungati a dismisura i tempi di accredito alle singole istituzioni scolastiche, come rileva anche la Corte dei Conti.

Il testo della Finanziaria per il 2005, approvato alla Camera, già prevede una riduzione di organico.
Infatti, bloccare l’organico alla situazione di diritto dell’anno in corso significa, in presenza di un incremento delle iscrizioni (domande di scuola dell’infanzia statale; ripresa della curva demografica in alcune province; iscrizioni di alunni extra comunitari; incremento del tempo pieno e del tempo prolungato; incremento della frequenza nelle scuole secondarie), che nel prossimo organico di diritto i docenti e gli ata non aumenteranno, come sarebbe accaduto in base alle norme, e questo comporta un taglio di fatto dell’organico che si rifletterà nel peggioramento della vita quotidiana.

Passiamo ora al confuso maxiemendamento approvato venerdì dal Consiglio dei Ministri.
Ognuno ormai ha capito che per i redditi dei lavoratori della scuola lo sgravio fiscale (per usare i termini dell’editoriale di Eugenio Scalari) porterà un beneficio che andrà da un minimo di un giornale al mese al massimo di un cappuccino al giorno.

In compenso la qualità della scuola, per quel che è dato sapere in queste ore non essendo disponibile un testo definitivo del maxiemendamento, subirà un colpo durissimo.
Noi non siamo fra quelli che esultano per lo scampato pericolo (dopo lo sciopero del 15 novembre nessun Governo poteva permettersi uno scontro frontale con la scuola) ma fra quelli che denunciano il danno prodotto.

Già l’effetto del blocco degli organici si tradurrà in un peggioramento della vita quotidiana a scuola: classi più numerose, meno tempo pieno e tempo prolungato, alunni disabili concentrati in una stessa classe sono alcuni dei primi prevedibilissimi effetti.
A ciò si aggiunge la manovra sui supplenti: non potendo intervenire a monte su influenze, incidenti, gravidanze e ricoveri, il risparmio si tradurrà nell’inasprimento dei criteri di sostituzioni. Possibile che si innalzi il limite entro il quale un docente assente deve essere sostituito senza ricorrere al conferimento di supplenze. Avendo questo Governo cancellato tutto l’organico funzionale ciò significa che salteranno le compresenze, che si potranno “spalmare” gli alunni di una classe su altre classi ed altre amenità del genere. Concretamente il diritto allo studio sarà messo in discussione. Infine, esauriti i fondi a disposizione delle scuole, ridotti per via della manovra, cosa si farà? Non si chiameranno i supplenti? Non si pagheranno?
Ha ragione di nuovo il Ministro che in altra dichiarazione affermava che le scelte assunte dal Governo sono “fatti e non parole”. E’ proprio vero, e che fatti per la scuola pubblica!

L’altra manovra riguarda il tanto sbandierato inglese, il fiore all’occhiello del Presidente e del Ministro.
Infatti, la scelta fatta (dall’improbabile quantificazione nel risparmio) è relativa all’attribuzione dell’insegnamento a docenti non specialisti e comporterà un peggioramento della qualità dell’insegnamento perché non si possono improvvisare in breve tempo competenze in un insegnamento come quello della lingua straniera.
Siamo in presenza comunque di un taglio di organico, perché si sopprimono dei posti già istituiti, dissimulato in un contesto più ampio (la formazione degli attuali docenti di scuola elementare).

Sullo sfondo rimane l’epocale “riforma”: oltre 16.000 miliardi di lire promessi in cinque anni.
Di questi ne sono stati attribuiti 400 circa nel 2004 e nel 2005!!

Insomma, la vita quotidiana della scuola peggiorerà in modo consistente.
Questa è la dimostrazione di ciò che è la scuola per questo Governo: un luogo dal quale drenare risorse.
Ma è anche la dimostrazione di ciò che è questo Governo per la scuola: un autentico disastro!

Roma, 29 novembre 2004

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