Strumenti per difendere la scuola pubblica
ovvero alcune note sul Decreto e dintorni
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L’approvazione del primo Decreto legislativo in attuazione
della legge Moratti non arresta la nostra battaglia.
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Confermiamo la nostra netta opposizione ad un provvedimento che:
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riduce
fortemente l’offerta formativa delle scuole pubbliche;
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riscrive la Costituzione trasformando
l’istruzione in un bene a domanda individuale;
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distrugge le migliori esperienze pedagogiche;
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sconvolge - con l’introduzione del tutor - la
dimensione collegiale e solidale della scuola;
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condanna al
soprannumero decine di migliaia di insegnanti, a partire dalla
falcidia dei docenti di Educazione tecnica e di strumento
musicale.
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La
Cgil Scuola sarà al fianco di tutte quelle scuole che
decideranno di non ridurre l’offerta formativa deliberata
prima dell’approvazione del Decreto avvalendosi delle
prerogative loro affidate dalla nostra Costituzione.
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L’autonomia scolastica, con il nuovo Titolo V, è diventata una
risorsa costituzionale.
Essa riguarda la didattica e l’organizzazione delle attività.
L’autonomia rappresenta, innanzitutto, il conferimento alla
“comunità” scolastica di poteri e responsabilità molto forti in
relazione al territorio.
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Le
scuole hanno, ora e non nel precedente ordinamento, una
funzione diretta di garanzia della qualità. |
L’autonomia inserita nella Costituzione considera la scuola una
realtà aperta e integrata nel territorio, al servizio della
società.
La Costituzione, quindi, individua una istituzione scolastica
configurata come sede tecnicamente qualificata, responsabile del
servizio pubblico dell’istruzione.
Essa ha un ambito di decisionalità incomprimibile.
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L'autonomia
scolastica è una "risorsa"
in funzione della qualità dell'offerta formativa e
dell’insegnamento. |
Per
questa ragione il Dpr 275/'99 attribuisce alle istituzioni
scolastiche non solo "autonomia didattica" (ad esempio:
definizione dei tempi dell'insegnamento e dello svolgimento delle
singole discipline e attività, aggregazione delle discipline in
aree e ambiti disciplinari, ecc.) ma anche "autonomia
organizzativa" (cioè: impiego dei docenti, modalità
organizzative coerenti con il piano dell'offerta formativa della
scuola, ecc.).
Questo valore dell’autonomia consente oggi di dire che la qualità
dell’offerta formativa può essere difesa ed implementata, senza
doverla ridurre e sottomettere a un Decreto che ripropone
un’antiquata filiera burocratico-gerarchica: il Ministro dispone e
la scuola si adegua.
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Analogamente, il tutor non può rappresentare alcun vincolo
nell’organizzazione dell’attività collegiale.
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Da un
lato ciò che dovrebbe garantire il tutor oggi è assicurato in modo
molto più ricco e condiviso nelle nostre scuole e,
contemporaneamente, la dimensione collegiale e cooperativa del
lavoro docente rappresenta un modello pedagogicamente molto più
ricco che la riproposizione dell’insegnante tuttologo.
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Il tutor
non può essere inteso come un vincolo introdotto per Decreto,
ignorando le prerogative dell’autonomia scolastica, per quanto
riguarda l’organizzazione della didattica, e della
contrattazione, per quanto riguarda l’organizzazione del
lavoro. |
Infatti, su diverse questioni il Decreto legislativo invade
compiti che spettano alla contrattazione e pertanto non si può
applicare.
Ad esempio, la contrattazione d’istituto ha competenze esclusive
in materia di organizzazione del lavoro e di orario dei docenti
(art.6 CCNL).
Non possono, pertanto, essere scavalcate con atti unilaterali
precise competenze professionali e contrattuali ed ogni atto
compiuto in questa direzione è illegittimo.
Anche qui le scuole hanno un ampio margine di manovra per ribadire
la loro dignità e la loro storia.
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Il
movimento è in piedi e molto vitale. |
Da un
lato migliaia di genitori, istituzioni, associazioni che riempiono
le città del nostro Paese di una miriade di iniziative e che il 17
gennaio hanno dato vita a una straordinaria manifestazione
nazionale. Dall’altro le Confederazioni Cgil, Cisl e Uil ed i
sindacati scuola che in pochi mesi porteranno in piazza il 28
febbraio, dopo la grande manifestazione del 29 novembre scorso,
per la seconda alcune centinaia di migliaia di persone a dire che
le politiche scolastiche del Governo sono inaccettabili.
Sono i colori di un unico grande movimento.
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La Cgil
Scuola non accetta che l’organico sia salvaguardato (forse)
limitatamente al solo anno 2004-’05. |
Abbiamo rivendicato dal Ministro una stabilità pluriennale degli
organici.
Abbiamo rivendicato che non trovi attuazione il taglio di oltre
12.000 posti dal settembre 2004 destinando così i posti per
soddisfare la crescente domanda di tempo pieno e di tempo
prolungato e per generalizzare la scuola dell’infanzia.
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La Cgil Scuola non
gestirà mai un Decreto che non condivide. |
Noi
non parteciperemo ad alcun tavolo di confronto tecnico con il
Ministero.
Infatti, sui problemi da noi posti non è stata data alcuna
risposta, pertanto non parteciperemo a sedi nelle quali il
Ministero da per assunto un quadro di riferimento che noi
consideriamo inaccettabile. |