Non c’entra la religione, se non quella del denaro stavolta. Ma il fatto è che il “latinorum” sembra essere diventato il prezzemolo del nostro ministro che ha deciso di metterlo anche nella minestra, sicchè la scuola delle tre I diventerà la scuola delle tre I e una L. Dopo il liceo tecnologico ecco che la lingua degli antenati fa capolino anche nel liceo economico, che, come si sa, è un altro degli otto licei previsti dalla legge 53.
Probabilmente infatti il piano di studi prevederà nel primo biennio religione (1 ora), lingua italiana (3), letteratura italiana e latina (2), storia (2), inglese (3), seconda lingua straniera (3), matematica (4), scienze della terra e biologia (2), fisica e chimica (3), diritto e economia (2), economia aziendale (2), informatica (3 ore di cui 1 di laboratorio), educazione fisica (2).
Nel secondo biennio invece avremo religione (1), italiano e storia dell’arte (4), storia (2), filosofia (2) inglese (3), seconda lingua straniera (3), matematica (3) , economia aziendale (4 ore in terza e 5 in quarta), diritto e economia (5 in terza e 4 in quarta), informatica (3), educazione fisica (2).
La quinta diventerà invece caratterizzante per i sotto indirizzi che saranno amministrazione e controllo, marketing e comunicazione e turismo. Spariscono quindi i corrispondenti in lingue estere e i programmatori.
Le discipline in quinta saranno quindi in parte comuni e in parte no. Quelle comuni saranno religione (1) italiano e storia dell’arte (3), storia (2), filosofia (2), inglese (3), matematica (3), educazione fisica (2). Poi marketing avrà seconda lingua straniera (3), tecniche della comunicazione (2), marketing (4), diritto e economia (3), geografia economica (4). Turismo invece avrà seconda lingua straniera (3), psicologia del turismo (2), economia del turismo (4), legislazione turistica (2), geografia del turismo (2). Amministrazione e controllo avrà seconda lingua straniera (2 ore, una meno degli altri), pianificazione e controllo (5), diritto e economia (5), informatica (4).
In tutto 13 discipline nel primo biennio, 11 nel secondo, 12 o 13 nell’anno terminale.
Queste informazioni, non confortate per ora da comunicazioni neppure ufficiose delle indicazioni o degli OSA, sono desumibili dalle indicazioni che il Miur ha dato ad alcuni ITC della Toscana ai quali, con una pratica ormai abitudinaria, che prescinde completamente dalle norme che non è riuscito a varare in tempo utile, è stato chiesto di anticiparne i contenuti a partire dal 2005. Ma nei prossimi giorni potrebbe toccare ad altre scuole di altre regioni dove i collegi, come sta succedendo in questi giorni in Toscana, potrebbero essere chiamati a deliberare in due ore quello che neppure il ministero in due anni è riuscito a deliberare. E dovrebbero farlo schiacciati tra il bastone della paura del passaggio alla formazione professionale e alle regioni e la carota seducente della denominazione liceale e, non dimentichiamolo, dei finanziamenti, che quando si tratta di rabbonire gli apripista arrivano copiosi per essere poi tagliati una volta a regime.
Si ha comunque l’impressione che questa “anticipazione” abbia un carattere provvisorio, probabilmente dettato anche dall’esigenza di indorare la pillola. E probabilmente potrebbe comportare anche qualche piccola variazione oraria da scuola a scuola. La rete scolastica che è stata avviata all’uopo si intitola infatti “Dall’ITC al Liceo Economico” e gli emissari del ministero in sede di illustrazione del progetto parlavano di un modello di 28 ore obbligatorie + 5 caratterizzanti, mentre in base all’ipotesi toscana l’orario complessivo è di 32 ore complessive
Quello che è fuori di dubbio è che, come con l’anticipo scolastico, la riforma dell’elementare e i percorsi integrati, siamo di fronte all’ennesimo tentativo di costruire fatti compiuti prescindendo dall’approvazione legale delle norme che devono regolarli.
Nel merito: pur agendo su un quadro già predisposto dal biennio Igea, le novità del biennio producono ancora notevoli e ulteriori contraddizioni, configurando, se messe in relazione con ciò che finora si sa degli altri licei uno scambio di ruoli tra discipline di area comune (in cui entra, per esempio, la seconda lingua straniera, presente in tutti i licei) e di area specialistica (in cui entra “Diritto e economia” non più presente, ad esempio nel biennio dei tecnologici, mentre lo era negli ITIS).
Rispetto agli indirizzi: non si capisce quanto sia opportuna la scomparsa di un indirizzo ambito come quello per programmatori.
Il numero di discipline resta alto ma non a causa delle discipline specialistiche. Il curricolo dà spazio soprattutto a materie umanistiche e scientifiche nel biennio, mentre nel triennio siamo alla fiera del disciplinarismo spinto con “nuove” discipline che altro non sono che nuove denominazioni delle vecchie laddove sarebbe bastato operare sui programmi: geografia del turismo al posto di quella economica, legislazione turistica al posto di diritto e quella psicologia turistica, dove viene spontaneo immaginarsi un lettino dello psicanalista al posto della sdraio sotto l’ombrellone.
La mancanza di chiarezza su che fine fanno le compresenze tra teorici e itp (è prevista solo un’ora di laboratorio di informatica) e la trasformazione di “Trattamento testi e dati” in “Informatica” creano conflitti di competenza tra insegnanti di trattamento testi, itp di laboratorio di informatica e insegnanti di informatica che insistono sulla medesima disciplina e che sono tutti a rischio di posto.
Si introduce il latino nel biennio. E qui ripeto pari pari quanto ho già detto a proposito del liceo tecnologico.
Servono commenti sull’opportunità pedagogica e sul senso di una simile disciplina nel settore economico?! Si tratta solo di un malinteso sull’unitarietà del sapere in una mente pervicacemente classicista e gentiliana? Oppure si tratta di uno sbarramento preventivo, come lo era il latino alle medie negli anni cinquanta, per impedire che l’attuale utenza dei tecnici e dei professionali scelga la scuola del canale liceale e si riversi piuttosto nella non-scuola del canalino professionale?
Al Ministero dimenticano inoltre che agli insegnanti di lettere degli attuali istituti tecnici (classe 50A) non erano richieste finora competenze in latino. Si apre perciò un altro problema: se storia nel secondo biennio potrà essere accoppiata a filosofia e nel primo biennio per insegnare italiano bisognerà essere abilitati anche per latino, quale spazio resterà per gli attuali docenti della 50A?
Pino Patroncini