Dopo Scanzano e Rapolla…. Melfi

 

Nella fabbrica modello di Melfi dove la produttività è la più alta fra le fabbriche automobilistiche europee, i lavoratori manifestano (pacificamente) per rivendicare gli stessi diritti contrattuali degli altri stabilimenti Fiat italiani.

 Attualmente i lavoratori di Melfi percepiscono uno stipendio più basso del 20%, lavorano di più e sono sottoposti a turni massacranti che prevedono la cosiddetta doppia battuta: 15 notti consecutive.

 Che il clima interno alla fabbrica non sia idilliaco lo dimostrano le 5 mila lettere di provvedimenti disciplinari e i tanti licenziamenti.

 Alle legittime richieste degli operai il 26 il governo e la Fiat hanno risposto chiedendo alle forze dell’ordine di attaccare i manifestanti per togliere i blocchi.

 La Fiat sceglie così lo scontro dopo aver lasciato inevase per ben quattro anni le giuste rivendicazioni operaie.

 La miopia dei dirigenti e della proprietà mette a rischio il futuro dell’unica azienda automobilistica italiana che solo recentemente sembrava essersi avviata nella giusta direzione di una ripresa sul mercato interno dell’auto.

 La CGIL Scuola di Basilicata esprime la propria solidarietà ai lavoratori di Melfi e auspica una ripresa del confronto unitario su una piattaforma condivisa dagli operai della Sata.

               

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