LA SCUOLA CONTRO IL CIMITERO
NUCLEARE IN BASILICATA
La CGIL –
SCUOLA, nel considerare la decisione del Governo Berlusconi di
convogliare 80.000 mila metri cubi di scorie radioattive a
Scanzano Jonico, si unisce solidale a tutta la Comunità Locale per
ribellarsi energicamente contro le scelte del Governo Nazionale.
Si tratta di
una vera e propria sopraffazione nei confronti delle Istituzioni
locali, della Regione Basilicata e soprattutto di tutta la
popolazione lucana perché la decisione di trasformare Scanzano
Jonico in un sito nazionale di scorie radioattive è avvenuta con
un atto UNILATERALE del Governo che, in deroga a qualsiasi
meccanismo di democrazia, evidenzia la sua vera natura
“decisionista e autoritaria”.
Esiste un
legame tra le politiche dissennate della compagine governativa che
intende riportare il MEZZOGIORNO d’ITALIA ad uno stato di RUOTA
di SCORTA dei principali processi economici, sociali e politici
di altre parti d’Italia e la decisione di insediare il sito
nucleare nel TERRITORIO MERIDIONALE.
E’ allora
naturale chiedersi se la decisione di insediare il CIMITERO
NUCLEARE a Scanzano Jonico risponda a reali condizioni tecniche,
oppure, soprattutto, alle specifiche condizioni sociali e
politiche.
Tutto ciò fa
emergere come “PIETRE” gli scritti di Carlo Levi:
“Nessuno ha mai toccato
questa terra se non come un conquistatore, un colonizzatore o un
essere incompreso”
La Scuola da
sempre NUTRICE della CULTURA DELLA VITA, RESPINGE LA CULTURA
della MORTE in tutte le sue manifestazioni e a maggior ragione
l’insediamento di un CIMITERO NUCLEARE.
La SCUOLA
PUBBLICA, patrimonio di tutti, ATTORE centrale nella crescita dei
cittadini attraverso PROCESSI tesi alla COSTRUZIONE di sani
rapporti con il TERRITORIO, non può sottrarsi dal suo ruolo
irrinunciabile che è quello di formare cittadini consapevoli, di
educare alla democrazia ed al confronto delle idee.
Pertanto,
invitiamo tutti i docenti, gli studenti, i genitori della Regione
Basilicata ad aprire dibattiti che possano favorire
riflessioni tra gli alunni e gli operatori della scuola, ma anche
con i rappresentanti degli Enti locali e la Società Civile.
La CGIL – SCUOLA
propone alle scuole ed alle Associazioni professionali della
Regione Basilicata la convocazione:
1)
di un
COLLEGIO dei DOCENTI straordinario;
2)
di
ASSEMBLEA degli STUDENTI e dei GENITORI;
3)
di un
INCONTRO dei DIRETTIVI PROVINCIALI e REGIONALI;
con all’ordine
del giorno “BASILICATA, PATTUMIERA NUCLEARE” e che
gli spunti di riflessione e documenti che emergono dagli
incontri vengano inviati alla Presidenza del Consiglio dei
Ministri, al MIUR e per conoscenza alla PRESIDENZA della REGIONE
BASILICATA.
SPUNTI DI RIFLESSIONE
La decisione a sorpresa del
Consiglio dei Ministri del 13 novembre, quella di allocare 80.000
mc di scorie nucleari (tutte quelle prodotte in Italia prima e
dopo il referendum per il no al nucleare) nel territorio di
Scanzano Jonico, individuando lì, inaspettatamente, il luogo in
cui realizzare il deposito nazionale per i rifiuti nucleari invece
di definire una rosa di nomi tra i quali, sentito il parere degli
enti locali, scegliere il sito più adatto, è giunta alla
Basilicata come una indicazione secca e senza alternative. Ma non
senza conseguenze.
Il decreto ha provocato
immediatamente un secco comunicato della Conferenza dei Presidenti
delle Regioni secondo i quali l’atto unilaterale del governo
“viola il principio di leale collaborazione”. La Conferenza aveva
chiesto infatti uno studio scientifico su cui confrontarsi, ma né
lo studio scientifico né il confronto ci sono mai stati. Il
percorso del Decreto Legislativo , dunque, ha travalicato quello
tracciato nel 1999 nel protocollo d’intesa Stato – Regioni che
aveva affidato alla Conferenza dei presidenti il compito di
decidere la localizzazione del deposito.
La decisione è inaccettabile nel
metodo e nel merito.
Improvvisamente, il sito di
Scanzano Jonico si rivela il più idoneo allo scopo, unico nel suo
genere in Italia (pare), per il grado di sicurezza che, a detta
dei responsabili della Sogin, assicurerebbe per gli anni futuri.
Anni che sono, per i rifiuti ad alta radioattività ,fino 150.000.
Probabilmente, non poco ha
influito sulla decisione la possibilità di evacuare velocemente la
zona in caso di rischi nucleare, considerata la scarsa densità
abitativa. E poco importa se nella zona sono cinque le aree
protette a livello ambientale.
Questi i pericoli:
1.
considerato nullo il rischio di furto (nessuno uscirebbe
vivo dalla centrale con un elemento fortemente irraggiato) rimane
il rischio di terrorismo suicida
2.
In Italia mancano gli ingegneri nucleari: oggi quelli
operativi hanno una media di età di 50-55 anni che nel 2020 salirà
a 70-75 anni.
3.
I materiali radioattivi perdono le loro qualità specifiche
dopo 100.000 anni, ma per essere considerati opuliti devono
passare 300.000-400.000 annni. Non si conoscono tecniche per
costruire contenitori che durino tanto.
4.
Il deposito di Scanzano sarà ad una profondità di circa 900
metri, come quello americano del New Mexico. In Giappone sono
considerati sicuri quelli a 200 metri di profondità.
In tutto il mondo oggi ci si
muove diversamente: Belgio, Francia, Svizzera hanno individuato i
siti per la conservazione dei rifiuti nucleari e hanno costruito
laboratori per analizzarli per anni prima di dare una
valutazione. Così anche Giappone e Germania ma anche, 25 anni fa,
gli Stati Uniti per il sito del New Mexico.
Pericoloso anche il ruolo che il
decreto governativo assegna al commissario straordinario che, in
deroga alla normativa vigente, “provvede alla validazione del
sito, alla messa in sicurezza, all’approvazione del piano
economico, all’affidamento degli incarichi di progettazione del
deposito, alle procedure di esproprio dei terreni,
all’approvazione dei progetti, all’affidamento dei lavori”. Poteri
assoluti affidati (cono lo strumento ormai preferito da questo
governo, quello della deroga) ad una sola persona che gli
permetterano di aggirare ogni possibile intralcio burocratico
messo in atto dagli Enti Locali.
Il concetto di sviluppo
sostenibile, elaborato per la prima volta nel 1987, fu al centro
della conferenza dell’ONU a Rio de Janeiro nel 1992 che portò alla
elaborazione dell’Agenda 21 e degli impegni in ambito mondiale
assunti per il XXI secolo. Nel 1994 ad Aalborg, in Danimarca i
rappresentanti degli Enti locali europei si diedero una carta che
recepiva i contenuti dell’Agenda 21:
“ La consapevolezza che non c’è
vero progresso senza difesa dell’ambiente e che la qualità della
vita non si misura solo col metro del benessere materiale è alla
base dell’idea che un vero sviluppo può essere solo sviluppo
compatibile con gli equilibri ecologici. Per tutti la prima
ricchezza è la natura; degradarla significa distruggere le basi di
ogni altra ricchezza e per tale ragione ogni comunità deve
cooperare per investire risorse nella conservazione del capitale
naturale rimasto: acqua di superficie e di falda, suoli, specie
vegetali e animali, qualità dell’ambiente”. Questi anche, da
tempo, gli obiettivi della Regione Basilicata . |