MANIFESTAZIONE NAZIONALE
PER LA
SCUOLA PUBBLICA
“Scuola pubblica:TU
per
pochi, IO per
tutti”
L’istruzione
pubblica è questione che riguarda tutto il Paese.
La scuola pubblica, laica, aperta a tutti, orientata alla
promozione di ciascuna e di ciascuno è una delle più importanti
conquiste della nostra Repubblica.
Conservarla ed innovarla nel segno dei valori fondamentali della
Costituzione, in primo luogo libertà ed eguaglianza, è oggi un
impegno irrinunciabile a fronte del rischio di un suo svuotamento.
La scuola pubblica è parte viva dell’unità nazionale, di quella
cittadinanza senza la quale non c’è ponte verso l’Europa e verso
il mondo.
Nel mondo globalizzato la conoscenza è l’unica vera grande risorsa
su cui può contare un Paese moderno: istruzione, innovazione e
ricerca sono fondamentali per il suo futuro e il suo sviluppo.
Occorre mettere in campo un’azione generale che, dopo le grandi
mobilitazioni e gli scioperi contro le politiche del Governo dei
mesi scorsi, e accanto alle tante iniziative attualmente in corso
nelle scuole, rappresenti il rinnovato impegno civile di un vasto
schieramento.
Le battaglie e le lotte per i diritti di questi mesi parlano
all’istruzione pubblica. E viceversa.
Per la scuola di
tutti e di ciascuno, riformare la scuola guardando ai diritti.
La scuola pubblica, che ha rappresentato un luogo d’incontro
importante fra la cultura laica e quella cattolica, ha consentito
di aprire un processo di mobilità sociale per milioni di persone e
ha contribuito alla crescita della democrazia e dello sviluppo del
Paese.
Essa deve essere riformata, per adeguarla al nuovo contesto nel
quale opera, per superare ritardi e limiti (rappresentati dalle
migliaia di abbandoni e dai bassi livelli di apprendimento), che
rendono il diritto allo studio non garantito per fasce ancora
consistenti di popolazione.
I principi di fondo devono essere netti: assicurare a ciascuno le
competenze fondamentali per orientare la propria vita e il
proprio lavoro; formare individui liberi ed autonomi; elevare il
livello culturale delle persone; concorrere in modo decisivo al
rilancio dello sviluppo e dell’occupazione nel Paese, sempre più
alle prese con una crisi che evidenzia in modo drammatico il
deficit di investimenti in formazione e istruzione, innovazione e
ricerca.
La scuola deve essere riformata perché senza un’istruzione di base
di qualità, viene a mancare alla persona la risorsa fondamentale
per continuare ad apprendere nei tanti e diversi percorsi
integrati di istruzione, formazione e lavoro.
La riforma della scuola deve considerare
bambini e ragazzi persone titolari di diritti e non semplicemente
minori.
Gli studenti devono vedere
garantiti e rispettati i loro diritti, in primis quello ad una
partecipazione attiva alla vita della scuola, come parte
integrante del percorso educativo. Solo con l'esercizio dei
diritti si può costruire la cultura della partecipazione
democratica e della cittadinanza attiva.
Bisogna scrivere un nuovo patto tra scuola e
società quale assunto irrinunciabile per non tradire le giovani
generazioni: grande, infatti, è responsabilità degli adulti e dei
genitori garantire ad ogni bambino ed a ogni ragazzo percorsi
autonomi di crescita, nel rispetto di valori condivisi e di
un’etica pubblica da riaffermare e rilanciare.
Riformare la scuola significa porre con grande forza il tema della
qualità del sapere.
Non certo per praticare percorsi tradizionali, che vedono il
primato della quantità sulla qualità, delle nozioni sulle
conoscenze, ma per fare fino in fondo dell’apprendimento un
processo che si alimenta per tutto il corso della vita.
Il sapere di cui la scuola ha bisogno è capace di confrontarsi con
le nuove discipline e con le tecnologie dell’informazione; è
capace, al tempo stesso, di vivere della forza e della ricchezza
della nostra tradizione culturale.
E’ un sapere che forma persone in grado di pensare criticamente,
di avere conoscenze e strumenti di interpretazione, di conquistare
una disciplina mentale che rifiuti le certezze affrettate ed il
pensiero semplificato.
Il disegno di
legge di controriforma della scuola è inaccettabile
Questo Governo ha dedicato molte delle sue energie ad azzerare
tutti i tentativi di riforma avviati negli anni precedenti.
La logica che emerge è quella della riduzione: dai diritti alle
risorse, dal tempo scuola alla partecipazione e alla democrazia.
Tutte le ragioni che fin dalla presentazione della legge delega ci
hanno portato a chiederne il ritiro sono ampiamente confermate.
L’approvazione di quella devastante proposta produrrà infatti
l’arretramento del livello di istruzione complessivo del Paese;
la privatizzazione dell'istruzione; l’iscrizione precoce alla
scuola dell’infanzia ed elementare; il declino del protagonismo
degli studenti; la cancellazione dell’obbligo scolastico, in nome
di un generico e ambiguo diritto-dovere all’istruzione; la scelta,
a poco più di 12 anni di età, tra scuola ed addestramento al
lavoro; la mercificazione del sapere.
E’ evidente che siamo di fronte ad una controriforma che ripropone
vecchie e nuove logiche di classe, che favorisce i pochi a danno
dei molti, che danneggerà tutti.
Milioni di ragazze e ragazzi saranno esclusi da una formazione
culturale indispensabile per scegliere, lavorare, vivere
consapevolmente.
Inoltre nella proposta di riforma degli organi di governo delle
istituzioni scolastiche, avanzata dall’attuale maggioranza, non
c’è spazio per la partecipazione dei lavoratori della scuola,
degli studenti, dei genitori, del territorio.
Ridurre la nostra scuola pubblica, potenziare la scuola privata, è
funzionale all’attacco in corso sul versante dei diritti, dei
principi e delle libertà costituzionali, della giustizia.
Le politiche del Governo Berlusconi e del Ministro Moratti sono
inique e mirano a separare le persone, a cancellare la funzione
democratica, solidale e progressista della scuola e
dell’istruzione nel nostro Paese.
Tagli gravi e scriteriati del personale e delle risorse, l’uso
spregiudicato dell’amministrazione, che centralizza ogni decisione
e mette costantemente in difficoltà il funzionamento delle
scuole, completano il quadro.
L’educazione
pubblica è fondamentale per costruire un altro mondo possibile.
In una fase caratterizzata dalla globalizzazione, il diritto alla
conoscenza deve diventare diritto universale di cittadinanza.
In un mondo in cui cresce la ricchezza disponibile ma aumentano le
disuguaglianze sociali, i soggetti economici forti ritengono
funzionale alla loro idea di sviluppo e di globalizzazione
l’istruzione per pochi. Guardare, invece, ad un’istruzione di
qualità per tutti, è condizione irrinunciabile per costruire un
mondo equo, solidale e sostenibile.
In un mondo che cambia sempre più velocemente, va garantita più
istruzione per tutti e per l’intero arco della vita, per far
vivere e crescere la democrazia ovunque nel mondo, per la
realizzazione di autonomi progetti di vita.
E’ questa la funzione democratica fondamentale dell’istruzione:
garantire che ognuno, senza distinzione di reddito, sesso e razza
sia un cittadino protagonista del proprio futuro.
La mercificazione delle conoscenze avrebbe al contrario un effetto
distruttivo sulla scuola e sulle persone.
L’istruzione è
un diritto e non un bene disponibile per il mercato
L’educazione non può essere considerata una delle materie
disponibili per gli accordi GATS ( General Agreement on Trade and
Services), che la ridurrebbero a "merce di scambio”, assoggettata
quindi alle leggi del mercato, analogamente a qualunque altro
bene. La scuola deve essere protetta dalla liberalizzazione dei
commerci perché la riduzione del sapere a merce condannerebbe
ad una nuova povertà milioni di persone.
Per questo si deve aprire una grande vertenza, prima della
ratifica, nella primavera di questo anno, dei nuovi GATS, affinché
l’Europa rifiuti di sottoscrivere quegli Accordi, che
produrrebbero esiti devastanti sui sistemi di istruzione
nazionali.
La qualità dei servizi pubblici di istruzione è fondamentale per
uno sviluppo sociale ed economico che vogliamo basato sulla
qualità e sulla sostenibilità.
Ogni loro privatizzazione, o riduzione, rappresenta un attacco ai
diritti fondamentali delle persone.
Qualità, perché ricerca, innovazione ed investimenti devono
rappresentare il fondamento di uno sviluppo che rifiuta la
riduzione dei diritti come volano economico; sostenibilità,
perché sapere significa assumere i vincoli imposti dalla
limitatezza delle risorse e dalla fragilità del territorio, che è
un bene collettivo ed un contesto da rispettare.
L’istruzione è una questione che va
affrontata a partire da un’ottica europea.
E’
necessario arrivare alla costruzione di una carta dei saperi
fondamentali, correlata al diritto di cittadinanza europea, e deve
essere assunto un piano straordinario di investimenti, coordinato
a livello europeo, sulla scuola e sulla ricerca.
Rivendichiamo un Trattato fra i Paesi membri per costruire
l’Europa dell’istruzione e della cultura.
E’ necessario che la formazione abbia un suo
spazio specifico negli esiti della Convenzione Europea e che
costituisca uno dei temi strategici, con adeguate risorse, per
costruire una Europa dell’istruzione, della ricerca e della
cultura, e non solo della moneta; una Europa che guarda a donne e
uomini.
L’Italia deve impegnarsi a praticare gli obiettivi fissati dal
Consiglio Europeo di Lisbona per il 2010: dal dimezzamento del
numero dei giovani che non continuano gli studi dopo la scuola
obbligatoria, a un forte aumento percentuale degli adulti che
partecipano ad attività formative, al potenziamento delle
occasioni di mobilità in Europa per docenti e studenti.
L’Europa in questi ultimi anni ha svolto un ruolo autonomo e
positivo su temi particolarmente rilevanti, analogo ruolo deve
essere assunto anche sui temi dell’istruzione.
Per questo l’Europa deve allargare sempre più il suo impegno
internazionale, rafforzare programmi e investire risorse per la
cooperazione formativa, soprattutto in direzione delle aree più
disagiate del mondo.
La scuola pubblica per la pace, la legalità,
la coesione sociale.
L’istruzione per tutti può e deve rappresentare un presidio di
pace e di legalità contro ogni ipotesi di mondo basato sulla
“forza” e l’arroganza di pochi, sulla legittimazione di egoismi e
illegalità diffuse. La “forza” è anche sopraffazione culturale,
negazione del diritto all’istruzione, distribuzione diseguale del
sapere, privatizzazione dell’istruzione.
Investire nei sistemi di istruzione, pensare in modo globale, vuol
dire costruire un futuro di pace, nel quale l’integrazione diventi
sinonimo di pari opportunità e pari dignità.
L’istruzione è presidio dei diritti delle persone, quegli stessi
diritti che oggi le politiche del governo negano: dalla espulsione
dei cittadini extracomunitari alla progressiva emarginazione delle
persone disabili.
La scuola è il luogo dove si valorizza la cultura della
solidarietà sociale e della coesione, dove si confrontano bisogni,
interessi e visioni del mondo diversi, dove, attraverso modalità
cooperative, si produce nuova cultura e convivenza democratica
Una scuola che si caratterizzi per la qualità della relazione
educativa, per la democraticità dei processi decisionali, per la
co-costruzione del sapere.
Scuola come luogo di libertà e responsabilità, a partire dalla
decisa riaffermazione che “ l’arte e la scienza sono libere e
libero ne è l’insegnamento” contro ogni risoluzione censoria,
contro ogni odioso controllo politico nei confronti dei docenti,
dell’insegnamento e della libertà di apprendimento.
La scuola
unitaria guarda al mondo ma ha solide radici nel territorio.
La devolution spezza l’unità culturale del Paese, assoggetta
l’istruzione alle diverse maggioranze regionali, rende l’esercizio
di diritti fondamentali una variabile territoriale.
La dimensione unitaria e nazionale della scuola deve intrecciarsi
positivamente con le peculiarità del territorio.
L’autonomia delle singole scuole, riconosciuta dalla Costituzione,
rappresenta una risorsa per il territorio, il suo sviluppo civile,
sociale ed economico ed è presidio di democrazia e di
partecipazione.
L’autonomia deve configurarsi come una nuova idea di scuola che si
rivolge alle persone e non ai soggetti astratti delle circolari
ministeriali, capace di parlare ai bisogni educativi e formativi
degli alunni, di interloquire con le istituzioni ed i soggetti del
territorio per dare forza ed efficacia al proprio progetto
educativo e per acquisire autorevolezza anche nella progettazione
dello sviluppo locale.
Va avviato un processo di maggiore partecipazione democratica che,
mediante leggi adeguate, riconosca che la democrazia e la
cittadinanza attiva sono il fondamento del crescere nella scuola.
Particolare attenzione va, quindi, dedicata agli studenti,
attraverso il riconoscimento delle istanze espresse dal movimento
studentesco, così come vanno valorizzate tutte le altre
componenti.
Occorre, contemporaneamente, garantire un processo di
partecipazione sociale attorno alla scuola che, rispettoso delle
sue prerogative, valorizzi l’intervento ed il contributo delle
forze sociali e della società nel suo complesso.
Il valore della scuola si misura anche con la sua diffusione nel
territorio, in particolare laddove le condizioni difficili
richiedono la presenza della scuola, intesa come presidio di
istruzione che garantisce l’identità e lo sviluppo culturale e
sociale delle persone e delle comunità.
I tagli riducono i diritti, chiudono le classi e le scuole, non
risanano il bilancio, scaricano costi aggiuntivi enormi sulle
persone.
Il valore del
lavoro degli insegnanti.
La funzione di grande responsabilità dei docenti, ai quali è
affidato lo sviluppo delle conoscenze e competenze individuali e
collettive, deve essere sostenuta e valorizzata.
Per il futuro della scuola pubblica bisogna investire con
decisione sugli insegnanti.
La scuola ha bisogno di insegnanti competenti, responsabili,
liberi, con un alto senso della propria funzione.
Le politiche del Governo, invece, stanno determinando un
peggioramento inaccettabile delle condizioni sociali e materiali
dei docenti.
Pesanti riduzioni degli organici, precarizzazione dei rapporti di
lavoro, cessione a privati di funzioni pubbliche, sistematica
cancellazione di ogni flessibilità nella didattica: queste sono le
principali scelte del MInistro.
Decisioni analoghe si abbattono pesantemente anche sulle
condizioni di lavoro dei dirigenti e di migliaia di lavoratori ata.
Rifiutiamo con decisione queste scelte e rivendichiamo una
politica di investimenti sulla scuola, sugli insegnanti, su tutto
il personale, perché un Paese deve investire in ciò che ritiene
prioritario.
Rivendichiamo
investimenti per la scuola, la ricerca, l’innovazione.
Per la nostra scuola si è speso troppo poco, in rapporto agli
altri paesi europei, e il Governo ha fino ad ora prodotto tagli
nel bilancio per oltre 2.000 miliardi di vecchie lire.
Noi rivendichiamo che una quota consistente della ricchezza
prodotta dal nostro Paese venga destinata allo sviluppo ed al
potenziamento dell’istruzione pubblica, della ricerca e
dell’innovazione.
Rivendichiamo il raggiungimento del 6% del PIL speso in istruzione
nei prossimi due anni ed un consistente investimento in un settore
come quello della ricerca per il quale siamo all’ultimo posto in
Europa..
Riprendiamoci il
diritto all’istruzione per tutti e per tutte.
La scuola pubblica, a
partire dal disegno di legge di controriforma e dalle politiche
economiche ed istituzionali, è oggetto di un’aggressione senza
precedenti che rischia di riscrivere, stravolgendoli, i principi
ed i diritti fondanti del nostro Paese.
A questo attacco vogliamo rispondere
continuando a stare in campo con i nostri valori e le nostre
proposte.
Per questo, e per sostenere le ragioni di una scuola pubblica,
laica e di tutti, promuoviamo una grande manifestazione nazionale
per sabato 12 Aprile a Roma.
Per la sua riuscita ci rivolgiamo a tutta la
società civile e a quanti (persone, associazioni, organizzazioni,
istituzioni) hanno a cuore i diritti nel nostro Paese.
Vogliamo arrivare alla manifestazione, che rappresenta un
appuntamento senza precedenti, mediante un cammino condiviso con
tante forze e tante persone.
Per questa ragione stiamo già organizzando ampi momenti di
confronto, che sviluppino il massimo di partecipazione e di
confronto e che diano sostanza alla necessità di costruire un
nuovo pensiero sulla scuola e sull’istruzione.
Riprenderci il diritto all’istruzione, come
questione che riguarda tutto il Paese, vuol dire aprire una nuova
stagione democratica di protagonismo sociale di cui questo Paese
ha bisogno.
Questo è l’impegno che con determinazione mettiamo in campo.
CGIL,
UDS, CIDI, MCE, CGD, ARCI, Associazione 31 ottobre, CRS, Gruppo
Abele, Legambiente, Pax Christi
Roma, 14 gennaio 2003
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