Corriere della Sera
del 15-11-2002
IL
RETROSCENA
Diciotto mesi di tagli, poi lo sfogo: questa manovra è contro di
noi
Finanziamenti bloccati per riforma, precari e
stipendi delle università
ROMA - Si guardavano in volto smarriti, qualche sera fa, gli Amici
di Marco Biagi, assistendo allo sfogo di Letizia Moratti. La
consueta cena dei soci dell’associazione, di cui fanno parte,
oltre alla Moratti, personaggi come i ministri degli Esteri Franco
Frattini e della Salute Girolamo Sirchia, il sottosegretario al
Welfare Maurizio Sacconi e il direttore generale della
Confindustria Stefano Parisi oltre che un bel pezzo dell’alta
burocrazia ministeriale, si era imprevedibilmente trasformata in
una filippica del ministro dell’Istruzione contro la Finanziaria
di Giulio Tremonti. Solitamente pacata e poco incline alla
polemica, Letizia Moratti stavolta aveva dato fuoco alle polveri.
Si era lasciata andare a una ficcante e dettagliata critica verso
una manovra colpevole di aver «penalizzato duramente» l’istruzione
e la ricerca. Proprio mentre l’Europa «punta invece sul capitale
umano».
Dopo 18 mesi di un lunghissimo, estenuante braccio di ferro con il
ministro dell’Economia, Letizia Moratti è stanca. E la Finanziaria
che le ha soltanto tolto, potrebbe davvero essere l’occasione per
il definitivo chiarimento. Come gli altri ministri tecnici (come
Sirchia e il responsabile delle Infrastrutture Pietro Lunardi),
l’ex presidente della Rai è in perenne sofferenza rispetto a
Tremonti. Soffre il fatto di rappresentare soltanto se stessa e di
non avere uno schieramento politico da mobilitare per far valere
le proprie ragioni. Così soccombe sempre. Contrariamente a quanto
è successo, nella Finanziaria dei tagli, ad altri ministri, magari
meno importanti. In particolare, a Giovanni Alemanno (Politiche
agricole) e Altero Matteoli (Ambiente), che Alleanza nazionale ha
difeso con uno scudo impenetrabile: e infatti hanno avuto le
risorse che chiedevano.
Questa circostanza ha fatto infuriare ancora di più la mite
Moratti. Rendendo intollerabili le privazioni che ha dovuto
subire. Lo smacco più forte è stato l’abbattimento drastico del
fondo per la ricerca di base. Una decisione di Tremonti che il
ministro dell’Istruzione, pur protestando, non ha potuto evitare.
E che le brucia di più anche perché non si sarebbe sentita
sostenuta fino in fondo dalla Confindustria (organizzazione della
quale, incidentalmente, suo marito Gian Marco Moratti è
vicepresidente) in una causa che dovrebbe essere anche quella
delle imprese.
Ma il taglio ai fondi per la ricerca è stato solo un episodio.
Basti dire che il primo testo della Finanziaria arrivato in
consiglio dei ministri la sera di domenica 29 settembre, prevedeva
tagli selvaggi alla scuola e alla fine del relativo articolo,
redatto dai tecnici dell’Economia, portava scritto in corsivo:
«testo non concordato con l’Istruzione». I tagli sono stati poi un
po’ ridimensionati. In cambio però Letizia Moratti non ha avuto i
soldi per far fronte agli automatismi degli stipendi dei
professori universitari. Il che ha scatenato la rivolta dei
rettori e fatto correre un brivido lungo la schiena all’ex
presidente della Rai: preoccupata di dover aumentare le tasse
universitarie per pagare i professori con il rischio di scatenare
proteste di piazza. Non ha avuto, nella Finanziaria, nemmeno i
soldi promessi dal Patto per l’Italia per gli istituti che si
occupano della formazione per gli adulti.
Se ne è lamentata senza alcun risultato. Come avviene da sempre.
La lista è lunghissima. Lei ha studiato una riforma che costava 19
mila miliardi di vecchie lire e Tremonti non gliel’ha finanziata.
Quindi il ministro dell’Economia, alle prese con le solite
difficoltà di bilancio, ha bloccato le assunzioni di 21 mila
precari, nonostante il ministro dell’Istruzione avesse dichiarato
una carenza di 80 mila posti. Poi ha stoppato il concorso per i
presidi. Letizia Moratti voleva assumerne 3.500: dopo molti mesi è
riuscita a prenderne 1.500. Infine avrebbe tenuto fermi per
quattro mesi i fondi (250 milioni di euro) per le scuole private.
Ogni volta uno scontro in consiglio dei ministri. O una protesta,
talvolta con il premier Silvio Berlusconi. Magari, come è
successo, anche la minaccia delle dimissioni. Tutto finito sempre,
regolarmente, nel nulla.
Sergio Rizzo
Repubblica del 15-11-2002
Il
responsabile dell'Istruzione scrive al premier: tutti auspicano
più risorse ma il Tesoro è insensibile
Moratti: "Quei fondi spettano a noi Tremonti sordo su scuola e
ricerca"
Scontro in Consiglio dei ministri. Berlusconi cerca di mediare
Si litiga sulla destinazione della tassa sul fumo. Chiusura dal
titolare dell´Economia
"Ascolti il Papa". Il presidente del Consiglio: capisco le ragioni
di entrambi
MARIO REGGIO
ROMA - Dopo mesi di guerra non dichiarata il conflitto è esploso.
Letizia Moratti ha preso carta e penna ed ha scritto al premier
Silvio Berlusconi: «Tutti, dal Capo dello Stato, al Papa, dal
presidente Berlusconi a numerosi ministri, dichiarano la necessità
di destinare risorse e iniziative per la scuola, l´università e la
ricerca. Una sensibilità finora non mostrata su questi temi da
parte del ministro per l´Economia». Un conflitto sordo, chiuso
nelle sale ovattate di Palazzo Chigi, che durava ormai da molti
mesi. Cosa accadrà adesso? Il premier ha preso una decisione
salomonica: «Comprendo e condivido la passione con le quali il
ministro Moratti difende la scuola, l´università e la ricerca.
Comprendo però e non posso non condividere le ragioni del ministro
Tremonti. Mi auguro che proprio la responsabilità istituzionale
porti il ministro Moratti - ha concluso - a riconsiderare un
giudizio dettato da una valutazione giustamente unilaterale, e il
ministro Tremonti a una valutazione delle esigenze dell´università
e della ricerca nel quadro più generale delle compatibilità
economiche».
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è arrivata ieri
pomeriggio in Consiglio dei ministri. Al centro della discussione
la tassa sul fumo, 0,50 euro a pacchetto, che, secondo gli
accordi, dovrebbe dare un po´ di ossigeno alla sanità, all´università
e alla ricerca. Il decreto è ancora ai primi passi. Berlusconi,
Letta, Maroni si dicono d´accordo. La Moratti illustra le ragioni
del suo dicastero. Si alza Giulio Tremonti: «Per l´università e la
ricerca non ci sono soldi». Gelo. La discussione prosegue. La
seduta si chiude. Letizia Moratti non batte ciglio, raccoglie le
sue carte ed esce. Si apparta e butta giù una breve lettera. Poi
la consegna al premier Silvio Berlusconi al sottosegretario alla
Presidenza del Consiglio Gianni Letta.
L´entourage del ministro non nasconde la soddisfazione: ha creato
un fronte anti-Tremonti, lei che non è una politica ha coagulato
lo scontento di una parte di Forza Italia e dell´Udc. Anche il
leghista Maroni si è schierato con lei in Consiglio. E uno dei
fedelissimi sciorina gli sgarbi del ministro per l´Economia. All´inizio
dell´anno scolastico 80 cattedre vacanti, risposta no. I 500
milioni per le scuole paritarie bloccati per quattro mesi e
conseguente sconforto dei cattolici. I 450 milioni per
l´università, risposta niente. La reazione della Conferenza dei
rettori non si è fatta attendere: senza soldi ci dimetteremo in
massa. Ricerca: 277 milioni di euro, 100 in meno dello scorso
anno. E la comunità scientifica si mobilita contro il ministro.
Poi il dramma di San Giuliano di Bari: per l´edilizia scolastica
un misero stanziamento di 10 milioni di euro. E sulla tanto
pubblicizzata riforma Moratti? Anche lì la risposta di Tremonti è
stata chiara e categorica: non c´è una lira. Eppure il primo
febbraio di quest´anno, presentando il disegno di legge,
Berlusconi aveva dichiarato: «Daremo 19 mila miliardi dal 2003
alla scuola. Riempiremo d´oro gli insegnanti». E il ministro
Moratti assentiva sorridendo.
E in serata fioccano i commenti. «Eppure il ministro Moratti, lo
scorso agosto, scrisse a Tremonti "taglierò le spese su questi
otto punti per arrivare a risparmiare 12 mila miliardi di lire" -
commenta il segretario della Cgil scuola Enrico Panini - e ribadì
le sue idee a settembre con un intervento sul Sole 24 ore.
Tremonti fa male a tagliare, ma la Moratti era d´accordo. Uno
scambio epistolare a fronte di tagli veri mi sembra surreale.
Allora dicano: buttiamo via l´articolo della Finanziaria sulla
scuola e riscriviamolo». Plauso dal presidente della Conferenza
dei Rettori Piero Tosi: «Esprimo il totale appoggio al ministro
Moratti. Non può essere sottovalutata da alcuno la grave
responsabilità che sarebbe conseguente al mancato accoglimento
della richiesta di incrementare le risorse per la scuola,
l´università e la ricerca». E il ministro Rocco Buttiglione
afferma: «Da tempo noi dell´Udc diciamo che è necessario uno
sforzo straordinario, condividiamo le ragioni del ministro Moratti,
anche se è necessario non toccare i saldi previsti dalla
finanziaria».
La Stampa del
15-11-2002
Il premier media in
Consiglio dei ministri: «Vero, ma bisogna tenere conto di tutte le
esigenze»
La
Moratti a Tremonti: pochi soldi per la scuola
ROMA
Il Papa invita il governo a investire di più nella scuola, e il
ministro dell´Istruzione Letizia Moratti se la prende con
l´«insensibile» ministro dell´Economia, Giulio Tremonti. La
battaglia della Finanziaria 2003, che ha costretto il governo a
tagliare il possibile per far quadrare i conti pubblici, ha
lasciato il segno ed il presidente del Consiglio, Silvio
Berlusconi, è costretto ad un intervento d´imperio per riportare
la calma, invitando la Moratti a riconsiderare i suoi giudizi e
Tremonti a valutare meglio le esigenze dell´istruzione, anche se
sempre «nel quadro più generale delle compatibilità economiche».
«Non è pensabile pensare di rinviare decisioni di investimenti in
questi settori che sono cruciali per lo sviluppo sociale ed
economico del paese» aveva fatto sapere il ministro Moratti con
una nota diffusa poco dopo la fine del Consiglio dei ministri. «I
forti richiami del Papa, del Presidente della Repubblica, del
presidente del Consiglio, di numerosi ministri e di molti leaders,
esponenti politici e del mondo della cultura, alla necessità di
destinare risorse e iniziative per la scuola, l´università, la
ricerca, l´educazione e la formazione dei giovani - proseguiva la
nota - rendono indispensabile una sensibilità, finora non mostrata
su questi temi, da parte del ministro dell´Economia». Nessuna
replica ufficiale da Tremonti, che però fa sapere che
l´elaborazione della Finanziaria - e la destinazione delle risorse
- è stata frutto di un lavoro collegiale di tutti i ministri.
Secondo una ricostruzione dell´Ansa, nel corso del Consiglio dei
ministri di ieri la questione dei finanziamenti alla scuola,
sollevata da Moratti, avrebbe ricevuto una replica negativa di
Tremonti. Successivamente, un nuovo contrasto, sulla destinazione
(la ricerca per Moratti, la spesa sanitaria per Tremonti) dei
proventi di una ipotetica tassa di scopo sulle sigarette. Fatto
sta che con una nota ufficiale Berlusconi è stato costretto a
chiudere la vicenda. «Comprendo e condivido la passione - dice il
premier - e le ragioni con le quali il ministro Moratti difende la
scuola, l'università e la ricerca scientifica. Comprendo però, e
non posso non condividere, le ragioni del ministro dell'Economia,
sensibile come lei ai valori della cultura e dell'università, ma
sensibile altresì, per dovere istituzionale, ai conti dello Stato,
di cui porta la pesante responsabilità e che difende con
altrettanta passione, con impegno e con ammirevole rigore».
Molti i commenti. Alleanza nazionale presenterà un emendamento
alla Finanziaria per istituire un ticket sul pacchetto di
sigarette e una tassa sui videogiochi finalizzati a finanziare
scuola, ricerca e università. Per il leader Cisl Savino Pezzotta
ha ragione Moratti, tanto più che la Finanziaria «non ha
rispettato gli impegni» sottoscritti nel Patto per l'Italia sui
fondi per scuola e ricerca. Il numero uno della Cgil-Scuola Enrico
Panini invita il responsabile dell´Istruzione a chiedere «la
riscrittura integrale delle norme sulla scuola contenute nella
Finanziaria». Infine, Maurizio Fistarol della Margherita: «la
tensione istituzionale sul nodo della scuola è ormai giunta al
massimo».
Repubblica it del
15-11-2002
Moratti contro Tremonti-Più risorse alla scuola
Il
ministro dell'Istruzione prende spunto dal discorso del Papa
"Non è pensabile trascurare settori cruciali per lo sviluppo"
Moratti contro Tremonti
"Più risorse alla scuola"
Ma Berlusconi difende il titolare dell'Economia
"Non possono non condividere le sue ragioni"
ROMA - "Non è pensabile rinviare decisioni di investimenti in
settori che sono cruciali, per lo sviluppo sociale ed economico
dell'Italia". A dichiararlo è il ministro dell'Istruzione Letizia
Moratti, che chiama in causa polemicamente il ministro
dell'Economia Giulio Tremonti, prendendo spunto dal discorso del
Papa oggi in Parlamento.
"I forti richiami alla necessità di destinare risorse e iniziative
per la scuola, l'università, la ricerca, l'educazione e la
formazione delle giovani generazioni fatti dal Santo Padre, dal
Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, dal presidente
del Consiglio Silvio Berlusconi, da numerosi ministri e da molti
leader, esponenti politici e del mondo della cultura - scrive
Moratti in una dichiarazione - rendono indispensabile una
sensibilità, finora non mostrata su questi temi, da parte del
ministro dell'economia".
Una stoccata pesante al collega di governo, già alle prese con le
difficoltà di far quadrare i conti. E anche, probabilmente, un
modo per rivendicare la sua consapevolezza delle esigenze espresse
dal mondo della scuola. Ma il presidente del Consiglio si schiera
col titolare dell'Economia: "Comprendo e condivido - dichiara
Silvio Berlusconi - la passione con le quali il ministro Moratti
difende la scuola, l'università e la ricerca. Comprendo pero, e
non posso non condividere le ragioni del ministro dell'Economia".
E invece i sindacati si schierano con la Moratti. La Cisl, ad
esempio, attraverso il segretario Savino Pezzotta, commenta così:
"Siamo contenti che anche il ministro dell'Istruzione condivida
oggi, dopo i nostri ripetuti appelli, la necessità di stanziare
nella Finanziaria maggiori risorse per la ricerca e la
formazione".
Perfino la Cgil, solitamente durissima col ministro e con la sua
riforma della scuola, sceglie questa volta toni più morbidi: "Moratti
si lamenta di Tremonti - afferma il segretario del settore scuola,
Enrico Panini - che dimostra scarsa attenzione per quanto riguarda
gli investimenti nell'istruzione. Fa bene". Con un "ma": "La
posizione della Moratti manca però di qualsiasi proposta. Per
questo il ministro deve dare prova di sensibilità verso i problemi
della scuola, chiedendo la riscrittura integrale delle norme
contenute nella Finanziaria".
Più ironico il giudizio di Enzo Carra della Margherita: "Auguriamo
alla Moratti che l'intervento di Giovanni Paolo II riesca nel
miracolo nel quale il ministro dell'Istruzione, con gli ordinari
mezzi a sua disposizione, non è stata finora in grado di
realizzare".
Infine, dalla maggioranza, c'è da segnalare l'iniziativa di An: il
partito presenterà un emendamento alla finanziaria per istituire
un ticket sul pacchetto di sigarette ed una tassa sui videogiochi
finalizzati a finanziare scuola, ricerca e università. Vedremo se
la proposta verrà accolta in Parlamento.
Republica del 16-11-2002
E il Cavaliere zittì la ribelle Letizia "Quei fondi
li darò ai governatori"
RETROSCENA
An e i centristi sempre più ai margini. "Non ci saranno altre
nomine di sottosegretari"
E il Cavaliere zittì la ribelle Letizia "Quei fondi li darò ai
governatori"
BARBARA JERKOV
ROMA - «La manovra di Berlusconi ormai è chiara», riflette ad alta
voce il leader alleato. «Sistemata la Farnesina, si sta
asserragliando nella sua cittadella circondato solo dai
fedelissimi. Per questo rafforza Forza Italia, per questo puntella
Tremonti, per questo blandisce Bossi. Tutti gli altri, fuori».
Fuori tutti: Casini e Follini, in primo luogo, troppo autonomi per
i gusti del leader; e lo stesso Fini, lasciato di fatto ai margini
delle ultime decisioni sul governo al pari dell´Udc.
Basta vedere la piega che sta prendendo lo scontro in atto fra
Tremonti e il ministro della Pubblica istruzione. Ieri, alla
signora, dal premier non è arrivata neppure una telefonata; a
rincuorarla, però, tante mail di solidarietà al suo indirizzo di
posta elettronica (letizia.morattiistruzione.it), da insegnanti,
precari, studenti. E sì che Moratti e Sirchia erano quasi arrivati
a un accordo per dividersi a metà il miliardo di euro della nuova
tassa sulle sigarette, tanto da aver perfino già individuato le
rispettive utilizzazioni (ricerca ed edilizia scolastica, la
prima; sanità regionale, il secondo), quando, durante il Consiglio
dei ministri di giovedì, è arrivato l´altolà. «Quei soldi andranno
interamente alle Regioni», ha sancito perentorio il ministro dell´Economia.
Spiegando che il buco sanitario regionale è «davvero molto
preoccupante», tanto che «c´è il concreto rischio che il prossimo
anno alcune Regioni non possano neppure assicurare l´assistenza o
rimborsare le analisi cliniche».
Mentre il ministro Moratti provava a difendere le ragioni della
scuola, l´ha zittita il premier in persona: «Vi rendete conto
degli effetti devastanti che questo crollo della sanità regionale
potrebbe avere sul piano sociale? E poi, su quello politico, non
possiamo giocarci il rapporto con i governatori che sono
soprattutto nostri». Ecco no, non si può. Passata l´emozione per i
«piccoli angeli» di San Giuliano e l´allarme scuole di quindici
giorni fa, il federalismo reclama soldi e Bossi reclama il
federalismo. E il Cavaliere è ben deciso a darglielo, come
conferma la decisione ribadita ieri di procedere a passo di carica
con la devolution in Senato.
Poi c´è la vicenda Lunardi. Mettendo i centristi davanti al fatto
compiuto sulla Farnesina, Berlusconi aveva promesso che almeno
Tassone, viceministro delle Infrastrutture senza deleghe, sarebbe
stato messo in condizione di operare. Lunardi invece, sentendosi
pienamente le spalle protette dal premier, ieri ha liquidato
sarcastico le pretese del suo vice (il «piccolo uomo», come lo
chiama in privato): «Tassone ha le deleghe che ha sempre avuto,
farà quello che riesce a fare». Cioè, non avendo in realtà delega
alcuna, ben poco. Buttiglione, intuendo che le cose si stavano
mettendo male, ha suggerito un´alternativa: affidare a Tassone la
delega per la Protezione civile. Protezione civile nei prossimi
mesi vuol dire infatti gestire i miliardi di euro della
ricostruzione in Molise. E a questo punto è stato Gianni Letta a
mettersi di traverso. Bocciata anche l´idea di trasferire Tassone
al Viminale, con delega sull´immigrazione, o al Welfare, con la
delega sulla previdenza. Anche perché, contrariamente a quanto ha
detto lo stesso premier, non ci sono nuovi sottosegretari in
arrivo. «Non mi risultano proprio altre nomine», assicura il
portavoce Bonaiuti. |