Mercoledì 11 dicembre 2002

Presidenza del presidente Ferdinando ADORNATO - Interviene il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca Valentina Aprea.

 

La seduta comincia alle 13.55.

Garagnani: Insegnamento della storia nelle scuole di ogni ordine e grado.
(Seguito della discussione e approvazione).

 

La Commissione prosegue la discussione, rinviata da ultimo nella seduta del 10 dicembre 2002.

Ferdinando ADORNATO, presidente, ricorda che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione della risoluzione Garagnani n. 7-00163 ed il presentatore ha insistito per la sua votazione. Ricorda altresì che, su richiesta del deputato Carli, la votazione è stata rinviata alla seduta di oggi.

Giovanna BIANCHI CLERICI (LNP) dichiara il voto favorevole del gruppo della Lega nord Padania sulla risoluzione Garagnani n. 7-00163, sottolineando l'esigenza di una rivisitazione dei principi in essa contenuti, quando sarà approvata definitivamente la riforma costituzionale sulla devoluzione.

Titti DE SIMONE (RC) sottolinea che la risoluzione in esame appare animata da uno spirito censorio nei confronti della libertà di insegnamento, che rappresenta invece un principio costitutivo della scuola repubblicana. Giudica tale iniziativa ben più grave di altre analoghe assunte da esponenti della maggioranza e ritiene che chiedere al Governo di esercitare un'attività di manipolazione sul piano culturale ed ideologico ponga problemi sul piano istituzionale. Il documento proposto dalla maggioranza va ben oltre la discussione scientifica sulla necessità di un adeguamento dell'insegnamento della storia e rappresenta piuttosto un'iniziativa politica che mira a colpire l'autonomia degli insegnanti e degli organi collegiali della scuola nella didattica e nella scelta dei libri di testo, riproponendo comportamenti di epoche storiche passate. Ribadisce che si tratta di una scelta grave, che dimostra mancanza di fiducia nel corpo docente e nelle capacità critiche degli studenti. Nel ricordare che il sottosegretario Aprea, all'inizio del dibattito, aveva invitato alla ricerca di un maggiore equilibrio, auspica che il Governo sappia svolgere una funzione di garanzia e di tutela del pluralismo culturale che deve rimanere principio fondamentale della scuola pubblica. Dichiara, quindi, il voto contrario del gruppo di Rifondazione comunista sulla risoluzione Garagnani n. 7-00163.

Giovanna GRIGNAFFINI (DS-U) nell'esprimere perplessità per il fatto che la richiesta di una revisione dei libri di testo sia limitata all'insegnamento della storia, sottolinea che un provvedimento di tale natura umilia i principi fondamentali dell'autonomia delle istituzioni scolastiche, della libertà di insegnamento e della dialettica pluralistica su cui deve fondarsi il sistema della scuola. Ritiene si tratti di un atto grave, che produce lacerazioni nel mondo della scuola e della cultura, ma suscita problemi anche all'interno della stessa maggioranza, che saranno evidenti al momento del passaggio alle regioni della competenza in materia scolastica prevista dalla legge sulla devoluzione approvata dal Senato. Dichiara pertanto il voto contrario del gruppo dei Democratici di sinistra- L'Ulivo sulla risoluzione Garagnani n. 7-00163.

Andrea COLASIO (MARGH-U) giudica sbagliato procedere all'approvazione della risoluzione in esame e ritiene che una riflessione più approfondita delle questioni sollevate avrebbe forse potuto condurre ad un esito diverso. Non condivide i giudizi espressi nel corso del dibattito in ordine ad una presunta responsabilità delle case editrici e degli autori per la faziosità di alcuni libri di testo e ritiene che l'unica risposta ai problemi posti sia il pluralismo culturale, che deve rappresentare un patrimonio comune e condiviso. Dichiara quindi, a nome dei deputati del gruppo della Margherita- DL-l'Ulivo, il voto contrario sulla risoluzione Garagnani n. 7-00163, prendendo atto con rammarico di una posizione che appare assai lontana dallo spirito liberale che dovrebbe improntare l'azione politica della maggioranza che si riconosce nella Casa delle libertà e che, a suo giudizio, rappresenta un attacco assai grave all'autonomia delle comunità scientifica.

Ferdinando ADORNATO, presidente, pone quindi in votazione la risoluzione Garagnani n. 7-00163.

La Commissione approva.

La seduta termina alle 14.15.

 

10 dicembre 2002

Garagnani: Insegnamento della storia nelle scuole di ogni ordine e grado.
(Seguito della discussione e rinvio).

 

La Commissione prosegue la discussione, rinviata da ultimo nella seduta del 20 novembre 2002.

Ferdinando ADORNATO, presidente, ricorda che nella precedente seduta si è svolta una discussione sulla proposta di svolgimento di un'indagine conoscitiva sui temi oggetto della risoluzione.

Fabio GARAGNANI (FI) sottolinea che le posizioni preconcette espresse nel corso della precedente seduta dai rappresentanti dei gruppi dell'opposizione lo inducono a non ritirare la sua risoluzione e ad insistere quindi per la votazione.

Carlo CARLI (DS-U) osserva che la risoluzione in esame ripropone un tema che nel corso dei secoli è ripetutamente stato oggetto di dibattito e di attualità. Il tentativo di manipolare la storia e di farne un uso strumentale risale infatti all'antichità ed è stato di volta in volta finalizzato alla censura delle idee ritenute pericolose per i regimi dominanti, al mantenimento del monopolio dell'interpretazione dei testi religiosi, alla chiusura rispetto alle culture provenienti da paesi diversi, all'adesione acritica ai valori di alcune civiltà rispetto ad altre. Esempi in tal senso si sono susseguiti fino ai regimi totalitari del ventesimo secolo, che hanno cercato di manovrare la storia per farne un uso strumentale, modellandola per sostenere le proprie ragioni e per giustificare il mantenimento del potere, attraverso il controllo sia delle strutture scolastiche sia dei nascenti nuovi mezzi di comunicazione. Dopo aver richiamato, quindi, l'esempio di Gaetano Salvemini, professore di storia moderna destituito dal regime fascista, il 4 dicembre 1925, dal suo incarico presso l'ateneo di Firenze, proprio a seguito della denunciata incompatibilità fra un insegnamento della storia libero e la necessità di adeguare l'insegnamento medesimo alle direttive politiche, religiose e sociali del partito dominante, ricorda che un recente esempio di manipolazione della cultura è stato offerto dal regime dei talebani: per evitare la diffusione delle idee sono stati infatti vietati in Afganistan l'uso della radio, della televisione e di Internet, nonché l'insegnamento nelle scuole (con la sola eccezione delle scuole del Corano).
Osservando, tuttavia, che attualmente nei paesi civili le idee non fanno paura e il pluralismo è ormai una realtà, critica l'iniziativa assunta qualche anno fa dal presidente della regione Lazio, il quale ha intrapreso una crociata contro i libri di storia ritenuti tendenziosi, che davano degli eventi una lettura faziosa e partigiana. Sul punto ricorda che all'epoca il presidente dell'Associazione italiana per lo studio della storia contemporanea espresse la propria contrarietà, sottolineando che un controllo critico sui manuali scolastici, nonché la segnalazione di eventuali deformazioni o inesattezze, dovrebbero avvenire esclusivamente in sede scolastica e in sede di dibattito di opinioni, nel libero confronto delle idee da parte degli insegnanti, degli alunni e dell'opinione pubblica: mai, in ogni caso, nell'ambito di commissioni di nomina politica, con il sostegno o il controllo di organi politici e istituzionali. Con la risoluzione in esame, invece, si vorrebbe affidare proprio al Governo l'onere di stabilire i modi e le forme dell'insegnamento della storia contemporanea, individuando i testi che assicurino una lettura corretta dei fatti e che garantiscano un corretto apprendimento del passato. Si tratta di un tipico orientamento dei regimi totalitari, nei quali la verità è unica, così come unica è la voce dell'informazione.
Ricorda quindi che mentre per la prima volta con il centro sinistra (cioè con la riforma Berlinguer) si è cercato di giungere all'insegnamento della storia fino ai nostri giorni, dando ad essa il ruolo che le compete, di recente il ministro Moratti ha fatto un passo indietro rispetto alla conquista dell'insegnamento della storia del Novecento, dando invece più spazio al Risorgimento e alle origini. Il giudizio sulla proposta Moratti, formulato dai maggiori storici sulle pagine dei più diffusi quotidiani nazionali, è stato negativo: molti di essi hanno infatti considerato inquietante l'alternarsi delle riforme e dei programmi con il mutare delle maggioranze parlamentari e di Governo.
Sottolineando, infine, le garanzie offerte dall'articolo 33 della Costituzione (libertà dell'insegnamento dell'arte e delle scienze), nonché del nuovo articolo 117 lettera n), che affida alla legislazione esclusiva dello Stato le norme generali sull'istruzione, fatta salva l'autonomia dell'istruzione scolastica, ritiene che ci si debba opporre ad ogni vincolo alla libera espressione delle scienze. Il Governo darebbe pertanto una pessima immagine di sé se volesse correggere gli errori e sindacare sui giudizi liberamente espressi dagli storici e dagli esperti della materia. In tal senso la risoluzione in esame rappresenta un'offesa per tutto il corpo docente; tutte le componenti della scuola che devono adottare i testi si troveranno ad essere fortemente limitate nella loro libertà. Il risultato potrà essere la compilazione di nuove liste di libri, divisi tra buoni e cattivi, così come accade in un regime: il Parlamento, dopo aver scritto le sentenze al posto della magistratura, oggi vuole riscrivere la storia, ricorrendo a vecchi strumenti liberticidi.
In realtà devono essere gli insegnanti a denunciare gli eventuali errori presenti nei libri di testo, commentandoli con i ragazzi e mostrando come la crescita dell'individuo passi anche attraverso un'attenta analisi critica di ciò che si legge e si apprende. Se i testi dimostrano di non essere validi, sarà il docente - negli anni successivi - a non adottarli più e sarà questo il modo per avere testi migliori: con il confronto, cioè, e non con la censura dall'altro.
In conclusione, ribadisce la profonda contrarietà del suo gruppo alla risoluzione in esame, che intacca il principio costituzionale della indipendenza e della libertà della scienza. Invita quindi i presentatori a ritirarla per rispetto dell'autonomia della scuola, della scienza e della cultura, nonché per rispetto delle persone che in questo campo sono impegnate con dedizione e professionalità.

Alessio BUTTI (AN) sottolinea in premessa che l'intervento del deputato Carli mostra una carenza di approfondimento delle questioni che sono state sollevate con la risoluzione in esame. Chiarisce quindi che il gruppo di Alleanza Nazionale non intende riscrivere la storia, ma solo offrire un contributo affinché essa sia conosciuta nella sua interezza, con maggiore obiettività almeno sulle date e sui fatti, se non proprio sulle valutazioni. Ricorda quindi l'impegno della sua parte politica a favore del pluralismo culturale e della libertà di scelta dei libri di testo; in particolare, la battaglia politica per la libertà di apprendimento, intrapresa in passato, è stata proseguita dai giovani della Destra studentesca, i quali hanno denunciato il silenzio colpevole di molti storici, dei docenti e della stessa stampa. La situazione è peggiorata con l'entrata in vigore del decreto che ha imposto, durante l'ultimo anno delle scuole superiori, lo studio della storia del ventesimo secolo fino all'attualità. Non è difficile incontrare, in alcuni testi oggi adottati nelle scuole superiori, mistificazioni e commenti faziosi: veri e propri falsi storici che possono arrivare fino ad autentiche campagne elettorali; una forma di propaganda ideologica, politica e partitica realizzata attraverso l'utilizzazione della scuola pubblica. In molte scuole italiane i libri sono stati utilizzati come armi ed hanno sortito per anni l'effetto desiderato: indottrinare le giovani generazioni attraverso l'omissione o la mistificazione di intere pagine della storia nazionale.
Si dichiara quindi convintissimo dell'importanza del ruolo dell'insegnante nella formazione e nell'educazione dei giovani, sottolineando che soprattutto in alcune fasce di età essi sono maggiormente vulnerabili in quanto subiscono il fascino del docente.
La risoluzione in esame non rappresenta il tentativo di promuovere forme di revisionismo: si persegue unicamente la ricerca della verità storica. Una certa cultura imposta nelle scuole ha contribuito ad alimentare le tensioni, latenti e mai sopite, che in Italia durano da cinquant'anni e hanno offerto ad intere generazioni - divise in nome di ideali in maniera troppo netta e violenta - il pretesto per tremendi scontri. In proposito sottolinea le gravi responsabilità delle case editrici e degli autori che hanno firmato alcuni libri di testo.
Ricorda quindi che, rispondendo ad una sua interrogazione parlamentare, il ministro dell'epoca - Berlinguer - suggeriva di far scrivere libri di destra, denotando malafede e un approccio del tutto distorto rispetto alla questione posta. In realtà può essere un crimine impedire agli italiani di costruirsi una identità la più possibile comune, la quale può nascere solo da una lettura serena e obiettiva della storia.
Osservando, in conclusione, di non condividere il modello culturale secondo cui la storia viene scritta soltanto dai vincitori, ritiene che dopo cinquant'anni sia comunque venuto il momento, per le giovani generazioni, di un confronto per ricucire una ferita che sanguina da troppo tempo. Occorre in tal senso guardare agli orrori del diciannovesimo e del ventesimo secolo senza verità di Stato e senza la verità dei vincitori: solo con la verità della storia.

Ferdinando ADORNATO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, ritiene che la Commissione possa ora procedere alla votazione della risoluzione Garagnani n. 7-00163.

Carlo CARLI (DS-U) sottolinea che i deputati democratici di sinistra non hanno potuto prendere parte alla seduta odierna per la concomitanza di un'assemblea di gruppo. Chiede quindi che la votazione della risoluzione sia rinviata, per garantire una presenza di deputati non difforme rispetto alla composizione della Commissione; in caso contrario, dichiara che non parteciperà alla votazione.

Ferdinando ADORNATO, presidente, fa presente che a seguito della regolare convocazione della Commissione, sulla base del calendario prestabilito, si può presumere che l'assenza di un deputato dipenda dall'esercizio di una sua scelta, in quanto l'ordine del giorno - una volta fissato e conosciuto - non è strumento negoziabile a seconda delle esigenze dei singoli parlamentari.

Antonio PALMIERI (FI) osserva che alla conclusione della precedente seduta dedicata all'esame della risoluzione il presidente aveva chiarito inequivocabilmente che si sarebbe passati alla votazione: la seduta odierna è stata convocata proprio con questa finalità. Conseguentemente, i parlamentari del gruppo di Forza Italia si sono resi disponibili, nonostante la concomitanza di un impegno analogo a quello richiamato - per il gruppo dei Democratici di Sinistra - dal deputato Carli.

Alessio BUTTI (AN) ritiene che gli impedimenti di carattere politico debbano essere segnalati per tempo da parte dei gruppi: diversamente, si rischierebbe di avallare una prassi difforme rispetto al regolamento.

Ferdinando ADORNATO, presidente, concordando con il deputato Butti, fa presente che dal punto di vista procedurale il comportamento a cui ha fatto riferimento il deputato Carli non può giustificare un rinvio.

Carlo CARLI (DS-U) respinge il rilievo formulato dal presidente.

Ferdinando ADORNATO, presidente, sottolinea che la sua critica riguarda esclusivamente i profili procedurali, in quanto - se fosse accettata in via ordinaria - la giustificazione addotta dal deputato Carli per diversi colleghi del suo gruppo non sarebbe compatibile con un ordinato svolgimento dei lavori.
Preso atto, tuttavia, dell'esigenza che è stata manifestata e sottolineando che il fatto non può costituire un precedente, rinvia alla seduta di domani la votazione della risoluzione Garagnani n. 7-00163, al fine di evitare che interpretazioni improprie possano alterare la sostanza del dibattito su un tema di grande delicatezza.

La seduta termina alle 15.10.

20 novembre 2002

Garagnani: Insegnamento della storia nelle scuole di ogni ordine e grado.
(Rinvio del seguito della discussione).

 

Sui lavori della Commissione.

Fabio GARAGNANI (FI) propone che la Commissione proceda allo svolgimento di un indagine conoscitiva sui temi della risoluzione. Ove tale proposta venisse accolta, la risoluzione verrebbe ritirata. Ritiene che in tal modo la VII Commissione potrà adottare scelte più consone alla gravità dei fatti evidenziati nella risoluzione stessa.

Ferdinando ADORNATO, presidente, dà atto al deputato Garagnani della sensibilità dimostrata rispetto alle opzioni indicate nel corso della discussione dal rappresentante del Governo e dai deputati intervenuti.
Dal punto di vista formale, precisa che, solo dopo il ritiro della risoluzione, il deputato Garagnani potrà avanzare la proposta di indagine conoscitiva, che verrà poi deliberata in sede di ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi.

Fabio GARAGNANI (FI), poiché la risoluzione reca la firma dei rappresentanti dei gruppi di maggioranza, ritiene necessario conoscere il loro parere al riguardo.

Alba SASSO (DS-U), nel prendere atto della volontà del deputato Garagnani di ritirare la risoluzione in titolo, chiede chiarimenti in merito all'oggetto dell'indagine conoscitiva.
Ricorda che presso il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca è operativo un osservatorio sui libri di testo, che ha il compito di verificare la correttezza nell'adozione degli stessi libri di testo. Ritiene pertanto opportuno usufruire dell'apporto di tale osservatorio.
Considera, peraltro, improprio che il Parlamento svolga una indagine conoscitiva su una tematica che attiene alla libertà dell'insegnamento, che è sancita dalla Costituzione. Riterrebbe pertanto «poliziesca» e vessatoria una iniziativa di questo genere.

Domenico VOLPINI (MARGH-U) sottolinea, preliminarmente, che i contenuti scientifici dei manuali di storia attengono alla libera circolazione delle idee, a meno che non siano in contrasto con il dettato costituzionale. Ritiene quindi che il dibattito scientifico nel campo della storia moderna non possa essere delegato al controllo del Parlamento o del Governo.
Nel richiamare l'osservatorio sui libri di testo, operante presso il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, precisa che nel caso di specie non si violerebbe soltanto la libertà di insegnamento, ma anche quella di apprendimento e di scelta libera delle famiglie. Ribadisce che il Parlamento non dovrebbe entrare in tale scelta, ma che in tale ambito dovrebbe prevalere la libera contrapposizione delle idee. Osserva, peraltro, che la libertà di circolazione delle idee è garantita in tale contesto anche dall'esistenza di ben 120 libri di testo. Pur rilevando l'esistenza di talune incongruità in alcuni libri di testo, ritiene comunque necessario rispettare la libertà di scelta.

Michele RANIELI (UDC) ritiene che la volontà del deputato Garagnani di ritirare la risoluzione in titolo sia il frutto della maturazione di un dibattito che si è svolto presso la VII Commissione. Rileva quindi che da tale dibattito si possano trarre le seguenti conclusioni: il problema sollevato nella risoluzione è reale in quanto esistono diverse correnti di pensiero e, pertanto, incidere sulla scelta dei libri di testo rappresenterebbe una invasione della libertà di scelta. Tuttavia, riterrebbe opportuno che i libri di testo scelti includessero al loro interno tutti i filoni di pensiero esistenti, in modo da aiutare i giovani a crescere, ampliando le loro conoscenze. Ritiene che, se si procedesse allo svolgimento di una indagine conoscitiva su tali tematiche, si potrebbero ascoltare le opinioni degli autori e degli editori dei libri di testo, per chiedere loro di includere all'interno degli stessi tutti i filoni di pensiero esistenti. Sottolinea, tra l'altro, che ciò comporterebbe per le famiglie degli studenti un minore dispendio di risorse finanziarie nell'acquisto dei libri di testo che, attualmente, vengono cambiati ogni anno. Rileva, oltretutto, che ciò va a discapito anche dell'acquisto di libri usati. Occorre quindi chiedere agli editori ed agli autori di libri di testo di predisporre manuali in grado di essere riutilizzati, senza doverli cambiare ogni anno.
Richiama quindi l'attenzione della Commissione sul peso eccessivo dei libri di testo e degli zaini con i quali vengono trasportati dagli studenti, che comporta problemi alla salute degli studenti stessi.
Nel condividere l'opportunità di ritirare la risoluzione in titolo, ribadisce la necessità di svolgere un monitoraggio sulle tematiche in discussione, che consenta di migliorare gli orizzonti culturali degli studenti; se così non fosse, sarebbe a suo avviso impossibile ritirare la risoluzione presentata.

Domenico VOLPINI (MARGH-U) sarebbe a suo avviso sufficiente scrivere libri comprensivi di orientamenti diversi, senza dover includere per forza tutti gli orientamenti.

Fabio GARAGNANI (FI) ribadisce che si procederà al ritiro della risoluzione qualora venisse accolta la proposta di procedere allo svolgimento di una indagine conoscitiva sulle tematiche contenute nella risoluzione stessa.

Carlo CARLI (DS-U) sottolinea che il deputato Garagnani ha dichiarato di aver commesso un errore, poiché la risoluzione va a ledere l'autonomia e la libertà di insegnamento. Ricorda che nella storia dell'umanità, ogni volta che un Parlamento si è occupato di libri di testo, è nata una dittatura.
Sottolinea quindi il fatto che il Governo sia stato messo in difficoltà dalla presentazione della risoluzione in titolo, visti i problemi che nascerebbero dall'inserimento nei testi di storia di tutti i filoni di pensiero esistenti. Richiama quindi i principi antifascisti contenuti nella Costituzione italiana ed il ruolo del partito comunista nella storia della Repubblica.
A titolo personale, giudica sbagliata la scelta della indagine conoscitiva, che si dovrà concludere necessariamente con la predisposizione di un documento conclusivo, e che non si differenzia nei contenuti dallo strumento della risoluzione.

Ernesto MAGGI (AN) ritiene che nel passato vi fosse una maggiore capacità di valutare più testi e quindi più opinioni. Osserva che tale problema, che si pone nell'ambito della scuola, evidenzia la pigrizia culturale esistente nella scelta dei libri di testo e, di conseguenza, una certa incapacità di interpretare i fatti storici.
Condivide l'opportunità di fare ricorso a quell'osservatorio sui libri di testo esistente all'interno del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, che potrebbe fornire dati utili alla Commissione anche rispetto al problema delle numerose inesattezze esistenti nei manuali di storia.

Andrea COLASIO (MARGH-U), pur apprezzando il dibattito in corso, sottolinea che l'Italia, a causa della guerra civile che si è svolta nel periodo della seconda guerra mondiale, non ha una storia condivisa.
Ritiene che il Parlamento non possa entrare nella scelta dei libri di testo e che sia necessario individuare un giusto equilibrio tra la pluralità di offerte formative.
Prende atto con interesse e sollievo politico della intenzione manifestata dal deputato Garagnani di ritirare la risoluzione in titolo e giudica tale scelta un atto di grande intelligenza politica. Precisa che le forze di opposizione valuteranno le modalità di intervento in tale ambito, nel rispetto della cultura della comunità scientifica e del dettato costituzionale.

Guglielmo ROSITANI (AN), rivolgendosi al deputato Carli, chiede quali siano le ragioni per le quali la storia non dovrebbe affrontare, ad esempio, le questioni delle foibe e delle uccisioni dei «partigiani bianchi» da parte dei comunisti.

Ritiene opportuno che da questo dibattito in Commissione emerga la volontà di distinguere le responsabilità politiche di ognuno, senza mistificazioni. Richiama quindi la responsabilità storica della Democrazia cristiana per aver consentito al partito comunista italiano di svolgere un ruolo egemonico nella storia degli ultimi cinquanta anni.
Condivide l'opportunità di fare ricorso all'osservatorio esistente all'interno del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per affrontare i problemi relativi ai libri di testo.
Ritiene necessario pervenire alla predisposizione di un documento da parte della VII Commissione che ribadisca i principi costituzionali vigenti su tale materia e la necessità di un confronto tra i vari filoni di pensiero, in modo da garantire la libertà delle scelte politiche degli studenti.

Antonio PALMIERI (FI) ricorda, preliminarmente, che nella precedente legislatura vennero predisposti provvedimenti che incentravano in particolare l'attenzione sulla storia contemporanea.
Esprime la propria preoccupazione rispetto al «destino culturale» degli studenti di oggi, con riferimento alla loro capacità di critica e di discernimento.
Ritiene, quindi, che la proposta avanzata dal deputato Garagnani vada nella direzione di garantire la libertà di informazione e che le opposizioni non debbano temere eventuali «esiti coercitivi» della indagine conoscitiva, poiché attraverso tale strumento si possono raggiungere dei risultati il più possibile condivisi. In conclusione, ritiene che l'indagine conoscitiva potrebbe delineare, nel pieno rispetto di tutte le opinioni, le caratteristiche dei programmi di storia contemporanea, senza scadere nella cronaca.

Domenicantonio SPINA DIANA (FI), pur condividendo il fatto che lo Stato non debba interferire in determinate scelte, sottolinea l'esistenza di un problema di faziosità in alcuni libri di testo.
Non ritiene condivisibile l'affermazione della marginalità della storia; considera invece che un manuale di storia dovrebbe rappresentare il perno attorno al quale gira l'apprendimento da parte dei giovani.
Si chiede chi potrebbe obiettare se il ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca predisponesse un documento di indirizzo con il quale prevedere che i libri di storia debbano includere tutti i filoni di pensiero esistenti.
Condivide l'opportunità di fare ricorso all'osservatorio sui libri di testo esistente all'interno del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca.

Ferdinando ADORNATO, presidente, rivolgendosi al deputato Carli, dichiara di non condividere la sua valutazione in merito al presunto errore commesso dal deputato Garagnani, allorquando ha proposto un diverso strumento per affrontare le tematiche in discussione. Ritiene corretto ascoltare le motivazioni di tutti i deputati della Commissione su tali tematiche e precisa che, dal punto di vista procedurale, lo strumento dell'indagine conoscitiva non ha la stessa valenza della risoluzione, che impegna il Governo in una determinata direzione. A suo modo di vedere, l'indagine conoscitiva non è un'indagine sanzionatoria. Dopo aver richiamato i contenuti dell'articolo 144 del regolamento relativo alla deliberazione di indagini conoscitive, sottolinea che la VII Commissione può chiedere l'acquisizione di informazioni, notizie e documenti utili all'attività della Camera. Risulta a suo avviso evidente però che, se la discussione della indagine conoscitiva nasce con la considerazione di conoscerne l'esito, si snatura tale strumento.
A titolo personale, ritiene che il problema dell'insegnamento della storia non sia limitato alla storia della resistenza e del fascismo, poiché rileva l'esistenza di numerosi vuoti e carenze rispetto allo studio di vari periodi e fatti storici. Si chiede, quindi, se la certificazione dell'esistenza di tali vuoti, possa spettare ad un ministro.
Ricorda, quindi, che, secondo il dettato costituzionale, l'insegnamento dell'arte e della scienza è libero.

Ritiene, conclusivamente, opportuno che non venga trasferita nella indagine conoscitiva una polemica politica.

Alba SASSO (DS-U) precisa che nell'intervento svolto nella seduta precedente intendeva sottolineare il fatto che la scuola di oggi è più «adulta» da molti punti di vista. Precisa inoltre che, pur considerando l'importanza della storia, essa non rappresenta comunque l'unica disciplina formativa esistente nel mondo della scuola.

Fabio GARAGNANI (FI), nel richiamare i contenuti delle numerose indagini conoscitive svolte dal Parlamento, sottolinea il fatto che non è anomalo procedere ad una indagine conoscitiva sull'uso dei libri di testo nelle scuole, ma che tale procedura sarebbe particolarmente utile e significativa.
Sottolinea, inoltre, il fatto che in numerosi manuali di storia non si fa alcun riferimento, ad esempio, alla interpretazione data da Renzo De Felice sul periodo fascista.
In conclusione, ribadisce che, qualora venisse accolta la sua proposta di procedere ad una indagine conoscitiva sulle tematiche contenute nella risoluzione, ritirerebbe la stessa.

Ferdinando ADORNATO, presidente, premesso che ogni decisione in ordine alla proposta di indagine conoscitiva spetta all'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, osserva che non ritiene comunque opportuno prendere decisioni in merito fino a quando non verrà chiarito l'esito della discussione sulla risoluzione in titolo.

Fabio GARAGNANI (FI) allo stato delle cose, non ritiene opportuno ritirare la risoluzione in titolo. Ribadisce quindi la necessità che sia prima assunta una decisione formale in ordine alla proposta di indagine conoscitiva.

Ferdinando ADORNATO, presidente, ribadisce che, non essendo stata ritirata la risoluzione in titolo, la stessa verrà posta in votazione nella prossima seduta.

La seduta termina alle 17.05.

 

22 ottobre 2002

Garagnani: Insegnamento della storia nelle scuole di ogni ordine e grado.
(Seguito della discussione e rinvio).

 

La Commissione prosegue la discussione, rinviata nella seduta del 16 ottobre 2002.

Alba SASSO (DS-U) si sofferma preliminarmente sui contenuti dell'intervento svolto nella seduta precedente dal deputato Garagnani, il quale ha giudicato fondamentale l'insegnamento della storia nel quadro complessivo della formazione dei giovani. Giudica azzardata tale valutazione, ritenendo che la finalità principale dell'insegnamento della storia sia quella di mettere in relazione fatti ed accadimenti che si sono verificati in un determinato periodo.
Per quanto riguarda i libri di testo, richiama i dati forniti, peraltro utilizzati anche dal sottosegretario Aprea, dall'Associazione italiana degli editori, dai quali emerge chiaramente che, per quanto riguarda la scuola media di primo e secondo grado, su 180 testi esistenti nessuno viene utilizzato da più di un 8 per cento dell'intera utenza scolastica.
In merito alla questione dell'insegnamento della storia contemporanea nelle scuole, ricorda le posizioni favorevoli espresse al riguardo da Casati e da Benedetto Croce e che, dopo la seconda guerra mondiale, la commissione di controllo sui programmi stabilì, invece, che non si sarebbe proceduto all'insegnamento della storia contemporanea. Successivamente, nel 1986, il ministro Falcucci costituì una commissione che si espresse a favore dell'insegnamento della storia contemporanea nei bienni; nella XIII legislatura, infine, il ministro Berlinguer si espresse a favore dell'insegnamento nelle scuole della storia contemporanea. Nel sottolineare il fatto che negli ultimi anni si è affermata una tendenza revisionistica rispetto alla valutazione di determinati periodi storici, ritiene tuttavia che un docente di storia non possa che rifarsi ai principi antifascisti della Costituzione italiana. In merito all'insegnamento della storia, richiama il caso del docente antifascista Augusto Monti il quale, rispondendo ad una domanda postagli dalla polizia fascista sul modo in cui svolgeva la propria attività di docente, rispose che egli si limitava a raccontare i fatti e ad insegnare agli studenti a rispettare le proprie idee. Alla luce di tale esempio e in particolare della situazione attualmente esistente nel mondo della scuola, giudica inaccettabile pensare che gli insegnanti di storia possano condizionare dal punto di vista politico i propri studenti, che sono invece perfettamente in grado di formarsi una propria opinione da soli.
Per quanto concerne la scelta dei libri di testo, non condivide il giudizio espresso dal deputato Garagnani sulla faziosità dei manuali di storia e osserva che questi ultimi vengono scelti dagli organi collegiali, nei quali sono rappresentate tutte le componenti della scuola. Alla luce di tali considerazioni, ritiene inaccettabile anche la parte dispositiva della risoluzione presentata e sottolinea che il Governo non ha la facoltà di ripristinare la trasparenza nella adozione dei libri di testo, né quella verità oggettiva alla quale ha fatto riferimento il deputato Garagnani.
In conclusione, invita il deputato Garagnani a non insistere nella richiesta di votazione della risoluzione in titolo.

Antonio RUSCONI (MARGH-U) esprime apprezzamento per l'intervento svolto dal sottosegretario Aprea nella seduta precedente, la quale, dopo aver invitato la Commissione a non procedere alla votazione della risoluzione in titolo, si è dichiarata favorevole allo svolgimento di un ampio e approfondito dibattito in materia.
Nel sottolineare che nel triennio delle scuole medie superiori il manuale di storia è diventato spesso uno strumento secondario, poiché si ricorre frequentemente a filmati e ad altri mezzi di insegnamento, ritiene impossibile pensare che possano esistere manuali di storia oggettivi: osserva che essi si basano prevalentemente su una serie di giudizi espressi dagli storici, oggi generalmente accettati. Riguardo all'insegnamento della storia, richiama il pensiero di Benedetto Croce, secondo il quale lo storico deve esprimere un giudizio sui fatti, e osserva che la correttezza dei docenti nell'insegnamento dipende dal singolo insegnante e non dal manuale da esso utilizzato.
In conclusione, nel ricordare le parole del Presidente Ciampi sulla necessità di rispettare le posizioni di tutti, pur ricordando chi ha portato la libertà nel nostro paese, esprime l'auspicio che la VII Commissione non proceda alla votazione della risoluzione in titolo e che si svolga, invece, un ampio e approfondito dibattito sulla materia in esame.

Ferdinando ADORNATO, presidente, rinvia il seguito della discussione ad altra seduta.

La seduta termina alle 15.

16 ottobre 2002

Garagnani: Insegnamento della storia nelle scuole di ogni ordine e grado.
(Discussione e rinvio).

 

Ferdinando ADORNATO, presidente, porge il benvenuto al deputato Carla Mazzucca Poggiolini entrata a far parte della Commissione.

La Commissione inizia la discussione della risoluzione in titolo.

Fabio GARAGNANI (FI) illustra la risoluzione in titolo, sottoscritta anche dai rappresentanti delle altre forze della casa delle libertà, sottolineando i problemi complessi ed in gran parte nuovi che pone oggi l'insegnamento della storia, considerata tra l'altro la riconsiderazione in atto del ruolo di tale insegnamento nel quadro complessivo della formazione dei giovani, nonché la riforma dei programmi che ha dato ampio spazio alla storia contemporanea ed il particolare rilievo assunto dal rapporto tra ricostruzione storica dell'identità nazionale e la prospettiva dell'unificazione europea.
Evidenzia che la necessità di delineare principi in base ai quali elaborare un metodo più appropriato per un corretto e non strumentale insegnamento della storia, in modo particolare quella contemporanea, è avvertita con forza. Richiama, ad esempio, il momento particolarmente significativo dell'attività della scuola rappresentato dall'adozione dei libri di testo, che rappresentano il principale luogo d'incontro tra le competenze del docente e le aspettative dello studente, lo strumento attraverso il quale i ragazzi formano la propria conoscenza critica.
Ricorda in proposito la raccomandazione recentemente adottata dal Consiglio d'Europa che, nell'ottica della promozione della dimensione europea dell'insegnamento, stigmatizza l'incompatibilità con i principi fondamentali del Consiglio d'Europa delle falsificazioni e delle manipolazioni ideologiche della storia.
È indubbio, a suo avviso, che negli ultimi anni nella scuola italiana è prevalsa una visione ideologica che ha sovente alterato fatti storici incontrovertibili, per fini di parte, in una pura ottica politica.
Dopo aver citato alcuni libri di testo, il cui contenuto conferma, a suo giudizio, quanto evidenziato, sottolinea che in questo quadro, nel rispetto delle libertà di insegnamento e di apprendimento, così come delle componenti fondamentali della scuola, il Parlamento è chiamato a farsi carico della complessità del problema impegnando il Governo - questa la proposta contenuta nella risoluzione - ad attivarsi, collaborando con le istituzioni scolastiche e nel rispetto della loro autonomia, per far si che nelle scuole di ogni ordine e grado l'insegnamento della storia, in particolare di quella contemporanea, si svolga secondo criteri oggettivi rispettosi della verità storica e della personalità dei discenti, attraverso l'utilizzo di testi che tengano conto, in modo obiettivo, di tutte le correnti culturali e di pensiero.

Il sottosegretario di Stato Valentina APREA dopo aver spiegato che interviene in questa fase del dibattito perché successivamente dovrà assentarsi per concomitanti impegni connessi alla sua funzione, per cui leggerà poi sul Resoconto le diverse posizioni espresse, ringrazia i presentatori della risoluzione per la loro iniziativa che pone all'attenzione del Parlamento una questione assai importante come quella dell'insegnamento della storia nella scuola. Ricorda in proposito quanto detto dal Presidente della Repubblica che ha parlato del pluralismo come di un valore della democrazia.
Sottolinea che la materia della scelta dei libri di testo è assai delicata, coinvolgendo la libertà di scelta dei docenti, la libertà di insegnamento, la libertà delle case editrici, le regole del mercato e della concorrenza, nonché la libertà di apprendimento e valutazione critica degli studenti, senza dimenticare la sovranità delle scuole cui è demandata l'adozione de testi stessi. Aggiunge che l'insegnamento della storia più recente ha forse trovato impreparate le case editrici ed i loro esperti.
Evidenzia che il Governo non intende assolutamente entrare nel merito di questioni che attengono a libertà personali e collegiali, così come alla sovranità ed autonomia degli istituti, ha però una responsabilità cui far fronte in sede di definizione dei piani di studio relativi ai nuovi ordinamenti. Al riguardo riferisce che il ministro Moratti ha sollecitato la collaborazione di esperti di altissimo livello, espressione di tutte le componenti del mondo accademico, culturale, dell'associazionismo e delle diverse discipline con l'obiettivo di realizzare un effettivo pluralismo di voci.
In questo spirito, il Governo, mentre accetta lo spirito e l'oggetto della risoluzione, invita la Commissione, se possibile, a non giungere ad un voto che potrebbe registrare divisioni, mentre ritiene importante che si avvii un dibattito, il più ampio ed approfondito possibile, sui temi posti dalla risoluzione stessa in vista del lavoro sui nuovi ordinamenti. Precisa, infine, che in caso contrario il parere del Governo sulla risoluzione è comunque favorevole.

Ferdinando ADORNATO, presidente, sottolinea che il rappresentante del Governo ha avanzato una proposta politica sulla quale la VII Commissione è chiamata a pronunciarsi. A questo fine, non volendo in alcun modo limitare gli interventi dei deputati su una materia così rilevante, ritiene che nella seduta odierna, per non sottrarre tempo agli altri punti all'ordine del giorno, si possa prevedere lo svolgimento di due interventi e rinviare poi il seguito della discussione ad altra seduta.

Dopo interventi, sull'ordine dei lavori, dei deputati Titti DE SIMONE (RC), Carla MAZZUCA POGGIOLINI (Misto-UDEUR-PPE), Alba SASSO (DS-U) e Andrea MARTELLA (DS-U) che, alla luce dell'intervento del rappresentante del Governo, sollecitano un chiarimento sulla discussione che si apre nel senso di sapere se essa si concluderà o meno con un voto, il presidente Ferdinando ADORNATO precisa che la decisione di giungere o meno ad un voto dipende dai presentatori della risoluzione.

Fabio FATUZZO (AN) si dichiara contrario alla ipotesi di una interruzione della  discussione, ritenendo opportuno che la stessa avvenga, con i tempi e la continuità necessari.

Teodoro BUONTEMPO (AN) sottolinea che la Commissione è chiamata a discutere la risoluzione presentata, sulla quale il Governo si è legittimamente espresso. In tal senso, non comprende le ragioni per proseguire la discussione sull'ordine dei lavori.

Andrea COLASIO (MARGH-U) sottolinea l'importanza di una discussione a trecentosessanta gradi, seria e rigorosa sui problemi evidenziati e l'esigenza che la stessa avvenga con il massimo di pubblicità.

Titti DE SIMONE (RC) concorda sulla utilità ed importanza di una discussione sui temi in oggetto, ma ribadisce che l'invito rivolto dal Governo ad evitare una divisione sul voto è un fatto nuovo che cambia radicalmente il quadro di riferimento. A suo avviso, quindi, occorre chiarire se l'invito del Governo è o meno recepito dai presentatori della risoluzione.

Andrea MARTELLA (DS-U) concorda con il deputato De Simone: anche a suo avviso, infatti, occorre chiarire se l'auspicio politico espresso dal rappresentante del Governo è accolto dai presentatori della risoluzione, anche perché lo stesso rappresentante del Governo ha chiarito che in caso contrario esprimerà parere favorevole.

Piera CAPITELLI (DS-U) sottolinea la diversità tra una discussione sui problemi dell'insegnamento della storia nel contesto della realtà odierna, così come delineata dal sottosegretario Aprea, ed un dibattito incentrato sui libri di testo.

Fabio GARAGNANI (FI) precisa che allo stato degli atti, non ritira la risoluzione.

Ferdinando ADORNATO, presidente, rinvia il seguito della discussione ad altra seduta.

La seduta termina alle 15.10.

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