ORDINE
DEL GIORNO CGIL SULLE
POLITICHE SCOLASTICHE E FORMATIVE DEL GOVERNO
Pubblichiamo l’ordine del giorno, relativo alle politiche
scolastiche e formative del Governo, approvato dal Comitato
Direttivo nazionale della Cgil al termine della sessione dei lavori
di oggi 6 dicembre.
L’ordine del giorno è stato proposto al Direttivo dalla Segreteria
confederale ed è stato approvato all’unanimità.
Nei prossimi giorni definiremo in modo puntuale tutta la fase di
iniziativa ed il grande appuntamento di fine gennaio rappresentato
dall’assemblea nazionale dei delegati sulla scuola, promossa dalla
Cgil, per dare attuazione alle importanti decisioni assunte dalla
confederazione.
La lotta della
Cgil per la scuola pubblica continua.
______________
Il Direttivo
nazionale della Cgil, riunito a Roma nei giorni 5 e 6 dicembre 2002,
esprime
un giudizio molto
negativo sul Disegno di Legge delega in materia di Istruzione,
recentemente approvato dal Senato ed attualmente all’esame della
Commissione Cultura della Camera dei Deputati, e
delibera
una specifica
campagna di iniziativa sindacale per contrastare l’aggressione al
diritto di tutte e di tutti ad avere una buona formazione pubblica.
Nel merito del
Disegno di Legge, il Direttivo della Cgil valuta che il ricorso alla
delega, su materie così rilevanti per l’assetto democratico di un
Paese:
-
impedisca ogni possibilità di
partecipazione e di confronto;
-
si configuri come una scelta
anticostituzionale, considerato che si legifera in materia di
principi fondamentali e di livelli essenziali delle prestazione.
Inaccettabili,
inoltre, sono le opzioni di fondo:
-
l’anticipo nelle iscrizioni, che
ratifica l’incapacità di sviluppare una politica di servizi e
scuole per l’infanzia costringendo i bambini ad un ingresso
prematuro nella scuola;
-
l’introduzione di canali separati al
termine della scuola media, che comporteranno il riproporsi di una
drastica selezione sociale basata sul reddito di ogni famiglia;
-
un percorso di alternanza
studio/lavoro, non regolamentato, parallelo e non integrato con
l’insieme dei percorsi formativi, un autentico regalo alla parte
più retriva di Confindustria.
Così si mettono in discussione
importanti conquiste e le fondamenta di un sistema di formazione sul
e per il lavoro, concepito innanzitutto come diritto della persona
ad un futuro di vita e di lavoro migliore (dall’apprendistato
all’obbligo formativo).
La natura
controriformatrice di una Legge che, se approvata, abbasserà i
livelli di istruzione nel nostro Paese , facendo diventare
l’istruzione delle giovani generazioni un affare privato di ogni
famiglia, e non più un interesse centrale della nostra Repubblica, è
chiarita definitivamente dal fatto che il Disegno di legge delega
cancella il principio costituzionale dell’obbligo scolastico oltre
che ridurlo di un anno.
Il governo vuole
privatizzare l’istruzione e la formazione, riducendo il sapere a
merce, e mette in discussione la stessa laicità dello Stato
considerato che, con l’immissione in ruolo degli insegnanti di
religione, altera le regole che governano il mercato del lavoro.
Tutto ciò si
colloca in un contesto nel quale:
-
una politica economica
contrassegnata da forti tagli nella scuola e nei trasferimenti
agli Enti Locali sta allargando il divario fra il nostro ed i
restanti Paesi europei;
-
peggiorano le condizioni oggettive
del fare scuola in termini di offerta formativa (dalla carenza di
sezioni di scuola dell’infanzia pubblica, alla riduzione delle
classi a tempo pieno e a tempo prolungato, all’annullamento di
ogni spazio di flessibilità, ai crescenti ostacoli
nell’integrazione dei disabili);
-
il mancato rispetto di impegni
assunti comporterà il licenziamento di circa 17.000 lavoratori
degli appalti di pulizia, si riducono di diverse decine di
migliaia i posti di lavoro, si rendono precarie le condizioni di
lavoro di docenti e personale ata;
-
il buono scuola avviato da diverse
regioni con maggioranze di centro destra si dimostra uno strumento
di sostegno per chi frequenta le scuole private;
-
mediante intese con le Regioni si
aggira la legge sull’assolvimento dell’obbligo nel sistema
scolastico pubblico aprendo il mercato alla scuola privata;
-
nessun investimento è previsto in
materia di sicurezza degli edifici e di edilizia scolastica mentre
si costringono gli alunni e il personale della scuola a
frequentare luoghi spesso insicuri, come testimoniano i gravi
fatti recentemente accaduti ed il continuo aumento degli
infortuni.
La Finanziaria per
il 2003 è lo strumento che concretizza la maggior parte di queste
scelte.
Il Disegno di
Legge n° 1187 sulla Devolution peggiora ulteriormente questo quadro
perché distrugge ogni idea unitaria del nostro Paese e, con il
trasferimento della scuola alle regioni, sancisce la scomparsa dei
luoghi di costruzione di un’identità unitaria, subordinando
l’istruzione agli interessi delle diverse maggioranze regionali.
La scuola devoluta darà minori
opportunità alle nuove generazioni e a tutto il sistema
d’istruzione.
Con il Disegno di
Legge Moratti è stata approvata dal Senato una legge che accentua la
differenziazione sociale tra i ragazzi italiani, a ciò, con la
devolution di Bossi, si aggiungono le differenziazioni
territoriali.
Occorre una svolta
netta in queste scelte in grado di imporre altre priorità.
La direzione non può che essere
rappresentata dalla centralità di una buona scuola pubblica per
ciascuno, dall’espansione della scuola dell’infanzia,
dall’elevamento dell’obbligo scolastico ad almeno dieci anni, da una
politica attiva del lavoro, di cui la formazione costituisce il
perno centrale.
Infine, va costruito un sistema di
educazione degli adulti, per sostenere una competizione
internazionale giocata sulla qualità e non sui costi, per garantire
riconoscimento ed esercizio di diritti, come premessa indispensabile
per la cittadinanza attiva.
Lo scontro in atto, che ha visto la
Cgil ed i lavoratori della scuola scendere in campo con
determinazione a difesa dell’istruzione pubblica, richiede la
prosecuzione delle iniziative di mobilitazione già deliberate.
Inoltre, il
rilievo della posta in gioco ed i diritti in campo, portano la Cgil
a convocare orientativamente per il 29 e 30 gennaio, assieme al
sindacato di categoria, un’assemblea nazionale di delegati che
rappresenterà la sede nella quale predisporre un progetto
complessivo di medio periodo in grado di riportare il diritto
all’istruzione e alla formazione fra le centralità di una nuova
politica di sviluppo economico e sociale. |