L'ISTRUZIONE? ANCORA
TAGLI
L'approvazione alla Camera
dell'articolo n. 25 della Legge Finanziaria evidenzia, con
maggiore chiarezza rispetto alla prima stesura, l'intento,
perseguito sistematicamente dal Governo, di smantellare la scuola
pubblica, usando la matematica e la contabilità come unici
strumenti di valutazione.
La
saturazione delle cattedre a 18 ore, poi, compromette
fortemente la qualità dell'insegnamento, danneggia il
funzionamento didattico delle scuole, limita la personalizzazione
dell'offerta formativa e rende la professione dell'insegnante
sempre più difficile.
Pesantissima la scure che si
abbatte sui collaboratori scolastici, l'esternalizzazione
si amplia anche sulla vigilanza, oltre che sulla pulizia della
scuola.
Ai tagli, poi, si aggiungono
nuovi compiti, quelli delle "funzioni miste",
senza destinare alcuna risorsa per garantirli. E, per inciso, si
interviene con una legge su materie contrattuali.
La riformulazione del comma 6,
quello sull'integrazione degli alunni
disabili è assolutamente preoccupante perché delega al Presidente
del Consiglio la possibilità di rivedere le certificazioni
rilasciate dalle ASL come se non esistesse la elaborazione
della Organizzazione Mondiale della Sanità.
Tutto
ciò offende anche la responsabilità dei dirigenti scolastici che
vengono penalizzati dalla riduzione delle risorse per garantire
l'offerta formativa e impediti nelle decisioni dalla
centralizzazione in atto.
Con questa finanziaria, le
scuole sono costrette a compiere un passo nel diventare sistemi
più rigidi: prive di risorse, meno capaci di accogliere, di
integrare...con meno qualità.
Insomma,
del diritto all'istruzione pubblica, per questo Governo, se ne può
fare a meno.
Roma, 8 novembre 2002 |